Addio al "docente di sostegno": la proposta di legge alla Camera
Una proposta di legge presentata alla Camera vuole abolire dalla scuola italiana la figura del "docente di sostegno": un altro termine sarà utilizzato
Alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati è stata presentata una proposta di legge che vuole superare la figura del “docente di sostegno”: si tratta di un termine che i promotori dell’iniziativa vogliono abolire completamente dal lessico scolastico, per introdurre una nuova definizione, che, a loro dire, potrebbe essere più inclusiva e più specifica sul ruolo. Ecco cosa contiene il testo della proposta di legge che vuole dire addio al “docente di sostegno” nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
Addio al docente di sostegno a scuola
La Commissione Cultura della Camera ha dato il via all’esame di una proposta di legge che vuole sostituire la qualifica di insegnante di sostegno con quella di “docente per l’inclusione“. L’iniziativa è stata presentata dalla Lega con prima firmataria la deputata Giovanna Miele, componente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione.
La proposta si rifà ai principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e anche alle linee guida nazionali sull’inclusione. In commissione sono già state fatte delle prime audizioni, che hanno fatto emergere degli importanti contributi sui temi di discussione, in particolare quello dell’inclusione scolastica.
In queste settimane il ciclo di audizioni andrà avanti per poter ottenere tanti spunti per migliorare il testo, prima di arrivare al voto definitivo finale.
Cosa prevede la proposta della Lega sul docente di sostegno
Il disegno di legge in discussione alla Commissione Cultura della Camera è formato da due articoli. Nel primo articolo si introduce la modifica con la sostituzione della dicitura “docente di sostegno” in ogni documento ufficiale e anche nell’ordinamento vigente: diventerà, dunque, docente per l’inclusione. Lo stesso articolo contiene anche un riferimento alle modalità attuative per applicare in modo uniforme la nuova terminologia, che saranno contenute in un successivo decreto emanato dal ministro dell’Istruzione e del Merito.
L’articolo 2, invece, è stato introdotto per ribadire la clausola di invarianza finanziaria (disposizione normativa che stabilisce che l’attuazione di una legge, un decreto o un atto normativo non deve comportare nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato).
Perché non si chiamerà più docente di sostegno
Si tratta, dunque, di un cambiamento di tipo lessicale e culturale e non strutturale, nell’ottica di un linguaggio più inclusivo all’interno del sistema scolastico italiano, come spiegato da una nota resa pubblica dall’Ufficio Stampa della Lega alla Camera. Secondo i firmatari della proposta, il cambiamento sarebbe necessario: nella scuola italiana ci sarebbe bisogno di “un cambio culturale volto a valorizzare pienamente il ruolo di questi professionisti nel sistema scolastico”.
In realtà non sarebbe solamente un cambio di denominazione, ma un modo per evitare che il termine “sostegno” possa ridurre la percezione di importanza che si ha del ruolo di questo insegnante. Per Giovanna Miele, come si legge nella nota, “non è un banale atto formale, ma un cambiamento culturale che vogliamo imprimere all’interno della scuola affinché il ruolo dei docenti sia pienamente valorizzato e supportato, in un quadro complessivo che coniughi formazione, professionalità e raggiungimento degli obiettivi educativi”.
Lo scopo è anche quello di far capire che questi docenti non affiancano solo gli alunni con disabilità, ma offrono strategie didattiche inclusive per tutta la classe, garantendo equità e pari opportunità.
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