Alunni musulmani si tappano le orecchie alla benedizione: il caso
Quattro alunni musulmani di 13 anni si tappano le orecchie durante la benedizione della scuola a Cerea (Verona) e scoppia la polemica: cos'è successo
Quattro alunni musulmani di 13 anni si sono tappati le orecchie durante la benedizione del plesso scolastico, celebrata da un sacerdote cattolico. La vicenda, che si è svolta in una scuola media di Cerea in provincia di Verona, ha subito acceso il dibattito pubblico, ed è scoppiata la polemica.
- Studenti musulmani si tappano le orecchie mentre il prete benedice la scuola
- È polemica sul gesto degli alunni alla benedizione della scuola
- La risposta della preside alle polemiche
Studenti musulmani si tappano le orecchie mentre il prete benedice la scuola
Il 6 ottobre, il parroco Nicola Zorzi è stato invitato a benedire la scuola media Dante Alighieri di Cerea (Verona) per l’inaugurazione del rinnovato parco scolastico. Mentre il sacerdote pronunciava le parole rituali, quattro studenti di religione islamica si sono coperti le orecchie con le mani.
Il loro gesto non è passato inosservato, e i ragazzi sono stati convocati dalla dirigente scolastica Silvia De Mitri. Alla preside i quattro 13enni hanno spiegato di aver agito così per rispetto della propria fede, secondo cui non sarebbe consentito ascoltare preghiere di altre religioni.
Pur riconoscendo la motivazione degli studenti, la dirigente scolastica ha parlato di “un comportamento inqualificabile” e di “una mancanza di rispetto verso la religione cattolica“, come riportato da Il Giornale di Vicenza.
La preside ha aggiunto: “La nostra scuola ha sempre operato nell’ottica dell’integrazione e della convivenza pacifica tra diverse confessioni religiose e continuerà a farlo, ma non devono mai venire meno il rispetto reciproco e la tolleranza, valori fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana e dalle regole che disciplinano il vivere civile”.
È polemica sul gesto degli alunni alla benedizione della scuola
Don Nicola Zorzi ha minimizzato il gesto degli studenti definendolo “una bravata“. Ma nel frattempo, la vicenda ha infiammato il dibattito politico.
“Quello dei ragazzi è un gesto grave, irrispettoso e inaccettabile, che offende la nostra comunità e la nostra identità, fondate su valori e tradizioni che affondano le radici nella cultura e nella fede cattolica”, ha commentato sui social il sindaco leghista di Cerea Marco Franzoni.
Il primo cittadino ha proseguito: “Il rispetto è alla base della convivenza civile, ma deve essere davvero reciproco. Come può esserci vera integrazione con chi rinnega la nostra storia e la nostra identità? La tolleranza non può essere a senso unico”.
A commentare l’accaduto è stato anche Alessio Albertini, vice segretario del Pd di Verona e sindaco di Belfiore: “Se nel caso specifico dovesse esserci stata una mancanza di rispetto verso il parroco, è giusto che sia data una sanzione equilibrata. Mi resta la sensazione che si possa essere trattato più di una bravata adolescenziale che di un episodio di intolleranza religiosa“, ha dichiarato.
Nel dibattito è intervenuta anche l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), annunciando di aver inviato una lettera alla dirigente scolastica: “Abbiamo scritto alla preside De Mitri – ha dichiarato Roberto Grendene, segretario dell’Uaar – per ricordarle che la scuola è laica e che è illegittimo prevedere atti di culto in orario di lezione. Ci auguriamo che ritratti prontamente l’accusa di ‘comportamento inqualificabile’ e la minaccia di provvedimenti disciplinari a carico di studenti che hanno semplicemente provato a non ascoltare preghiere e benedizioni. A ben vedere se c’è qualcuno da sanzionare, si dovrebbe guardare al vertice dell’istituto”.
La polemica intorno a quanto avvenuto a Cerea arriva in un momento in cui il rapporto tra religione e scuola è nuovamente al centro dell’attenzione pubblica, anche a causa della proposta di legge promossa da Fratelli d’Italia per vietare il velo islamico negli istituti scolastici e nelle università.
La risposta della preside alle polemiche
“Non ho mai parlato di sanzioni. Si è trattato di un episodio isolato e, francamente, marginale, che non avrebbe dovuto assumere queste proporzioni”. Così, come riportato da Il nuovo giornale web, la preside Silvia De Mitri ha risposto alle polemiche. “Nessuno ha mai pensato a sanzioni o provvedimenti disciplinari, ma solo a un richiamo educativo nel rispetto reciproco”, ha ribadito la dirigente.
“È importante ricordare che la scuola è e resta la casa di tutti, credenti e non credenti. Il rispetto reciproco e l’educazione alla convivenza sono i valori che devono guidare ogni nostro gesto”, ha concluso De Mitri.
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