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Professore italiano in classe iStock

Chi sono i professori italiani (e cosa pensano): la maxi indagine

Un'indagine OCSE ha svelato chi sono i professori italiani e cosa pensano: ecco tutto quello che è emerso da questa particolare ricerca

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha condotto un’indagine che ha svelato non solo chi sono i professori italiani, ma anche cosa pensano e quali sono le loro ambizioni sul lavoro e qual è il loro rapporto con l’intelligenza artificiale, sempre più presente a scuola. Ecco cosa è emerso da questa maxi inchiesta sui docenti del nostro sistema scolastico.

L’indagine Ocse sui prof italiani

Il 15 ottobre 2025 sono stati presentati al ministero dell’Istruzione e del Merito i risultati italiani del Rapporto Ocse Talis 2024. Si tratta dell’indagine più grande condotta sullo stato dell’insegnamento a livello globale. Per realizzarla l’Ocse raccoglie le opinioni di 280mila docenti e dirigenti scolastici di 17mila scuole medie di 55 Paesi.

Carmela Palumbo, capo dipartimento al Mim, ha spiegato, come riportato dal Corriere della Sera, che l’indagine “conferma caratteristiche e problematiche del nostro corpo docente”. Cosa è emerso da questo report?

Chi sono i professori italiani

Secondo l’ultima indagine OCSE, l’età media dei professori nelle scuole medie italiane resta più alta della media internazionale: 48 anni contro 45. Gli under 30 sono una rarità: nel nostro Paese rappresentano il 3% del totale, contro il 10% degli altri Paesi. Le donne sono il 77%.

Nella metà dei casi, circa il 49%, in classe nella scuola secondaria di primo grado troviamo docenti over 50, che non sempre hanno scelto questa professione come prima carriera: il 67% prima di sedersi dietro una cattedra faceva altro e anche il 49% dei neo assunti non aveva previsto la scuola come prima scelta lavorativa.

Il divario generazionale è profondo, ma il 90% degli insegnanti afferma di riuscire a sostenere l’apprendimento socio-emotivo degli studenti, con una media più alta rispetto agli altri Paesi (73%). L’89% dice di essere in grado di progettare attività per alunni con Bes, bisogni educativi speciali, e anche in questo caso la percentuale è superiore alla media (62%). L’84% degli intervisti sostiene di adattare le proprie lezioni per venire incontro alle esigenze degli studenti non madrelingua. Purtroppo, però, gli insegnanti di italiano per stranieri (italiano L2) sono pochissimi nelle nostre scuole.

Quanto i docenti italiani amano il loro lavoro

I professori italiani si sentono forti nella loro disciplina, con il 91% di loro che è soddisfatto della preparazione che ha ricevuto. Dal punto di vista pedagogico, invece, la soddisfazione scende e riguarda solo il 51%, mentre per quello che concerne la multiculturalità solo il 40% si sente preparato.

L’83% è convinto che l’aggiornamento professionale sia utile: la media Ocse è ferma al 55%. Gli ambiti che risultano più critici sono quelli del supporto socio-emotivo degli alunni, della gestione del comportamento, del plurilinguismo.

Per quello che riguarda la relazione con gli studenti, i docenti intervistati si dicono molto soddisfatti, con percentuali tra l’80% e il 98%, superiori alla media Ocse: lo stress che provano sul posto di lavoro riguarda soprattutto gli adempimenti burocratici (56%), la mole di compiti da correggere e la necessità di rispondere alle preoccupazioni dei genitori (48%).

Il gradimento per la professione rimane alto, al 96% contro l’89% degli altri Paesi. Eppure a livello internazionale è difficile trovare nuovi insegnanti, soprattutto per la scarsa considerazione sociale che si ha dei docenti e per gli stipendi (meno di 1 insegnante su 4 è soddisfatto di quanto percepisce a fine mese, contro la media Ocse che è quasi doppia).

Il rapporto dei prof con l’intelligenza artificiale in Italia

L’indagine Ocse, infine, ha voluto indagare anche il tema dell’intelligenza artificiale e del suo uso a scuola. Il 70% ammette di non avere le competenze necessarie: nel 2024 solo un insegnante su quattro usava l’AI, contro la media Ocse di uno su tre.

Quando l’intelligenza artificiale viene usata in Italia? I docenti la sfruttano per preparare e riassumere le lezioni (70%) e come supporto agli alunni Bes (61%), mentre pochi la usano per valutare gli studenti e dare i voti.

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