Crepet contro i gruppi WhatsApp dei genitori: "Sono barbarici"
Parlando del rapporto tra genitori e figli, il noto psichiatra Paolo Crepet ha lanciato una dura critica ai gruppi WhatsApp: "Sono barbarici"
Oggi i genitori si destreggiano tra una miriade di gruppi WhatsApp: ce n’è almeno uno – spesso più d’uno – per ogni attività dei figli, dalla scuola allo sport. Queste chat, nate per condividere informazioni pratiche e organizzative, sono diventate spazi di confronto, dove non mancano discussioni accese. Il risultato? Una raffica continua di notifiche sul cellulare. Il tratto che le accomuna è che a parlare sono sempre gli adulti, mentre i diretti interessati – i figli – restano fuori dal dialogo. Non sorprende, quindi, che questi gruppi siano spesso oggetto di analisi da parte di esperti e opinionisti. Anche il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha detto la sua, definendoli senza mezzi termini “barbarici”.
I gruppi WhatsApp dei genitori sono “barbarici” (per Crepet)
La relazione tra genitori e figli è spesso al centro delle riflessioni di Paolo Crepet, che ne ha indagato la trasformazione nel tempo. Il suo principale rimprovero alle madri e ai padri di oggi riguarda l’iperprotezione. Un atteggiamento che, pur mosso dalle migliori intenzioni, secondo il professore rischia di soffocare l’autonomia di bambini e ragazzi, ostacolando la crescita e la loro capacità di affrontare le difficoltà.
Nell’epoca della tecnologia, questo comportamento si manifesta anche attraverso lo smartphone, usato dai genitori per monitorare costantemente i figli. “Il voler sapere sempre dov’è mio figlio è un egocentrismo dei genitori, l’ipercontrollo su qualsiasi cosa“, ha affermato Crepet in un’intervista a Il Resto del Carlino.
Secondo l’esperto, educare significa accompagnare i figli nel loro percorso, lasciando che inciampino, sbaglino, imparino. Solo così, sostiene, potranno diventare adulti consapevoli e resilienti. Al contrario, un genitore che anticipa ogni ostacolo, che interviene prima ancora che il figlio possa affrontare una difficoltà, finisce per sottrargli l’occasione di crescere. E così, nel tentativo di proteggerlo, si rischia di privarlo degli strumenti per affrontare la vita.
Crepet non ha risparmiato critiche alle chat dei genitori, affermando che “i gruppi WhatsApp sono barbarici”. Come ha ribadito in diverse occasioni, secondo lui madri e padri dovrebbero tenersi alla larga dai contesti in cui i figli sono già seguiti da figure adulte competenti, come insegnanti o educatori. Intervenire in modo costante e invasivo, anche attraverso le chat, significa mettere in discussione l’autonomia di questi ambienti e, di riflesso, quella dei ragazzi
Come educare i figli secondo Paolo Crepet
Nel corso dell’intervista, Paolo Crepet ha spiegato che educare significa restituire ai bambini “il diritto a crescere” liberi, curiosi e imperfetti. In un’epoca dominata dalla tecnologia e dall’ipercontrollo, lo psichiatra invita i genitori a riscoprire il valore del gioco, dell’incontro e persino della noia. “I nostri figli lasciamoli giocare. Ci vuole coraggio, l’AI non può essere al nostro posto”, ha detto.
Per il professore, l’infanzia è fatta di esperienze spontanee, di cortili, di mani sporche. “Perché i bambini non possono più dipingersi addosso, giocare nei cortili e costruire macchine stupefacenti?”, si è chiesto, aggiungendo con ironia: “Oggi invece abbiamo tutto dentro i nostri meravigliosi telefonini“.
Sul fronte dell’istruzione, ha lanciato una provocazione: “Se un ragazzo può usare una chat di intelligenza artificiale per costruirsi su misura una propria formazione, allora mi chiedo: che bisogno c’è di andare a scuola?“. E ha messo in guardia dai rischi legati all’abuso di tecnologia da parte dei più giovani: “Memoria e capacità di attenzione sono precipitate. I bambini saranno incapaci di fare un riassunto, di scrivere in corsivo. Lo dicono i neuroscienziati. Invece devono annoiarsi, giocare a Shangai”, ha sottolineato, rivendicando la noia come spazio creativo.
Infine, citando la città di Bologna, Crepet ha concluso: “La libreria per ragazzi vicino al Comune: una volta sono passato ed era piena di creature fra i libri. Che meraviglia, quello è il futuro“.
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