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Crepet e smartphone a scuola: il caso gattini e i maestri eretici

Ospite alla Leopolda, Paolo Crepet ha parlato del "caso" gattini e dell'importanza dei "maestri eretici" nell'educazione delle nuove generazioni

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Paolo Crepet è intervenuto alla manifestazione organizzata da Matteo Renzi alla Stazione Leopolda di Firenze. Nel corso dell’incontro, lo psichiatra ha toccato numerosi temi legati all’educazione delle nuove generazioni e al rapporto con la tecnologia, ribadendo il suo sostegno al divieto degli smartphone a scuola. “Ci vogliono i maestri, e i maestri sono gli eretici”, ha dichiarato. E poi, in un passaggio ironico e provocatorio, ha parlato anche di “gattini”. Ma cosa c’entrano?

Perché Crepet è d’accordo con il divieto di smartphone a scuola

Anche Paolo Crepet ha preso parte alla Leopolda 2025, la tredicesima edizione della convention promossa dal senatore di Italia Viva Matteo Renzi, quest’anno intitolata ‘Vivaio Italia’.

Tra i primi temi affrontati nel dialogo tra Crepet e Renzi, c’è stato il divieto degli smartphone a scuola, introdotto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Lei ha aiutato il ministro nella scelta di proibire i cellulari in classe. È una scelta che in qualche modo nasce anche da lei, giusto? “, ha chiesto Renzi. “Non vorrei esagerare, ma insomma sì”, ha risposto Crepet.

Il professore ha motivato la sua posizione affermando: “Il cervello è un muscolo e va allenato, punto. E quindi come lo alleni? Lo alleni in tanti modi, andando in cortile e facendo un pupazzo perché è scesa la neve”. Per Crepet, l’educazione passa attraverso esperienze dirette, il gioco, l’immaginazione e la creatività, elementi che, a suo avviso, si perdono nell’uso passivo della tecnologia.

Perché secondo Crepet servono “maestri eretici”

Per chiarire la sua visione pedagogica, Crepet ha citato la figura del maestro Mario Lodi, che con il suo lavoro ha ridisegnato il valore educativo della scuola, cambiandone aspetti e metodologie.

“Una delle più straordinarie e meno celebrate rivoluzioni pedagogiche nacque, guarda a caso, in un borgo – che dire un borgo è dire una metropoli – che si chiama Vho, che è in provincia di Cremona (Comune di Piadena Drizzona) – ha raccontato lo psichiatra -. Lì c’era un signore che veniva dalla guerra, stiamo parlando dalla fine degli anni Quaranta, e che per mangiare aveva cominciato a fare il maestro di scuola elementare e non sapeva che diavolo fare. Lo faceva come tutti: scriveva con i gessetti sulla lavagna e i bambini imparavano copiando dalla lavagna. Finché un giorno arriva un bambino, e questo bambino disse: ‘Io non copio nulla. Io ho tre sacchi e voglio fare questa cosa qua’. E tira fuori tre sacchetti con tre colori diversi che erano le terre con cui avevano dipinto la casa del nonno”.

Crepet ha proseguito: “Quest’uomo, che si chiama Mario Lodi, si fermò e disse: ‘Hai ragione, ricominciamo da lì. Domani si dipinge tutti. Non tu, tutti. Tutti devono poter dipingere, perché io voglio capirvi e voi dovete capire me‘”.

Con questo esempio, lo psichiatra ha voluto sottolineare che i veri maestri sono quelli che “credono nella creatività, nella libertà espressiva, nel capire che gli altri sono diversi”.

Secondo Crepet, stimolare la creatività e la libertà espressiva nei bambini significa aiutarli a scoprire chi sono e a comunicarlo al mondo. E questo “crea una cosa prodigiosa che si chiama autostima, che ti servirà nella vita”.

Ha poi parlato don Milani e il suo celebre motto ‘I care‘, ovvero ‘mi interessa, ho a cuore’. “‘I care’ di don Milani è l’antitesi del ‘me ne frego’ – ha spiegato Crepet -. Cioè, io mi occupo di te, e mi occupo di te perché sei diverso, perché mi piaci perché pensavo che tu facessi così, invece fai colà, finalmente“, ha commentato.

Da qui il suo messaggio: “Ci vogliono i maestri, e i maestri sono gli eretici, cioè sono quelli che pensano in maniera diversa da te“. Per Crepet, l’educazione passa attraverso il confronto che stimola lo sviluppo del pensiero critico e contrasta l’omologazione.

Cos’ha detto Crepet sulla tecnologia e il caso “gattini”

Crepet ha poi affrontato il tema della tecnologia e dei social network partendo da un’osservazione sui suoi viaggi in treno: “Cosa vede la gente? La gente vede il gattino che cammina sulla vasca e cade per terra. Poi ritorni dopo 10 minuti e c’è un altro gattino. Oppure vede il contadino dell’Indonesia che che viene strozzato da un’anaconda. Ma io dico, ma una cosa un po’ più creativa?”, ha commentato.

Lo psichiatra ha poi precisato di non essere contrario alla tecnologia, ma ha invitato tutti a farne un uso consapevole: “Ma chi l’ha detto che Google è l’inferno? Possiamo usare un motore di ricerca? Certo. Ma un conto è quello, un conto è fare una fotografia domani mattina a un caffè latte e dire: ‘Amore mio, guarda che cappuccino che c’è'”.

La sua conclusione è un invito alla responsabilità: “Allora, usiamo la testa. La testa è per capire, e per sfidare i ragazzi“.