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Educazione sessuale a scuola, la proposta a sorpresa di Crepet

Paolo Crepet spiazza tutti con le sue dichiarazioni sull'educazione sessuale a scuola: ecco la proposta (a sorpresa) dello psichiatra in diretta tv

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Paolo Crepet è tornato a parlare di educazione sessuale a scuola. L’argomento, alla ribalta dopo l’approvazione dell’emendamento al ddl Valditara che ne vieta l’introduzione alle medie, è stato al centro di un dibattito televisivo nel quale è intervenuto anche il noto psichiatra, che ha lanciato una proposta (a sorpresa) totalmente inedita.

La proposta (a sorpresa) di Crepet sull’educazione sessuale a scuola

Stop all’educazione sessuale alle medie, così come nella scuola dell’infanzia e alla primaria, e introduzione del consenso informato delle famiglie per la partecipazione degli studenti delle superiori alle attività scolastiche sui temi di sessualità e affettività. È quanto prevede il testo del ddl Valditara, attualmente all’esame del Parlamento, che ha scatenato numerose polemiche.

Il provvedimento ha suscitato un acceso confronto anche nello studio de L’aria che tira, il programma di La7 condotto da David Parenzo, al quale ha partecipato, a distanza, anche Paolo Crepet. Viste le posizioni espresse in varie interviste, il conduttore ha interpellato lo psichiatra chiedendo il perché del suo “scetticismo” in merito all’educazione sessuale e affettiva a scuola.

No, non è che sono scettico, sono favorevole“, ha chiarito Crepet, precisando che le sue perplessità riguardano piuttosto chi dovrebbe occuparsene e con quali strumenti. “Non so chi lo debba fare e come lo debba fare – ha spiegato -. Io per esempio penso che fare una lezione di danza voglia dire questo, perché vuole dire dare un senso al proprio corpo”.

Crepet ha poi criticato alcuni contenuti diffusi sui social, trasmessi durante la puntata, in cui si vedono madri e figlie o figli minorenni esibirsi in balletti o altre attività: “Quella è diseducazione sessuale e affettiva, perché è come trattare una figlia come una gruccia, un appendi abito. È come dire ‘tu sarai al massimo una modellina che durerà fino a 22 anni’, dopo di che non si sa bene che cosa potrai fare. Questo è il rapporto con il corpo totalmente dis-affettivo, totalmente tolto dal senso vero di questo rapporto, che è anche doloroso. Perché nell’adolescenza si cresce e a volte non ci si capisce“, ha evidenziato l’esperto.

È qui che Paolo Crepet ha lanciato la sua proposta inedita e sorprendente: “Quindi, chi fa queste lezioni? Non lo so, le fa il prete, il biologo, il fisico nucleare? Chi è che è adatto a questo? Io penserei magari un poeta. Beh, insomma, un po’ di affettività“, ha concluso.

Perché l’educazione sessuale è un argomento “sovrastimato” per Crepet

In un’intervista a Il Tempo del 18 ottobre, Paolo Crepet ha detto che l’educazione sessuale è “un argomento molto sovrastimato“.

Lo psichiatra ha spiegato così la sua posizione: “I ragazzini sono dentro ad un oceano di informazioni di vario genere. Stanno sempre sugli smartphone. E hanno la loro visione sul sesso: c’è a chi interessa di più, a chi meno. I docenti che lavorano tutte le mattine con loro sono pagati per fare altro, non educazione sessuale. Insegnanti lo si diventa facendo un concorso. Al concorso ai candidati per diventare docenti fanno domande sul sesso? Non credo, non lo so”.

Anche in questo caso, lo psichiatra ha evidenziato di non essere né pro né contro l’argomento, ma piuttosto di essere perplesso per come viene affrontato: “Se va bene o va male questa cosa dell’obbligatorietà o meno dell’educazione sessuale e affettiva alle scuole medie non lo so, non lo capisco. Rispondo: boh. Non entro per nulla nella polemica, sto molto prima. Mi domando: chi lo deve fare? In quali orari? Chi va dai ragazzi avendo cognizione di causa? Con quali competenze? Francamente non ho capito l’argomento. Faccio tanta fatica, in questo senso, nel seguire chi la propone”, ha ammesso Paolo Crepet.