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Educazione sessuale e affettiva a scuola: come funziona in Europa

Continua a far discutere il divieto dell'educazione sessuale e affettiva prevista da un emendamento al ddl Valditara: ma come funziona in Europa?

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

L’educazione sessuale e affettiva a scuola è tornata al centro del dibattito pubblico dopo l’approvazione di un emendamento della Lega al ddl Valditara che la vieta alla scuola media e in quella primaria. Ma come funziona nel resto d’Europa?

Come funziona l’educazione sessuale e affettiva a scuola in Europa

Nella maggior parte dei Paesi europei, l’educazione sessuale e affettiva è una materia obbligatoria a scuola. Dall’elenco sono escluse Italia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania, Ungheria.

In Svezia, per esempio, l’educazione sessuale a scuola è obbligatoria dal 1955, in Germania, dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970, in Francia dal 1998, in Irlanda dal 2003. Nei Paesi Bassi, l’accesso all’educazione sessuale scolastica avviene a 4 anni, dunque alla scuola dell’infanzia.

Come riportato da un rapporto Unesco citato da Ansa, su 25 Paesi europei analizzati, sono 10 quelli che offrono un programma di Comprehensive Sexuality Education (CSE) curricolare a scuola. Si tratta di percorsi che vanno oltre la semplice spiegazione dell’anatomia riproduttiva o della prevenzione di gravidanze indesiderate e infezioni sessualmente trasmissibili. Questi programmi affrontano la sessualità in modo più ampio, includendo temi come le emozioni, le relazioni interpersonali, il rispetto reciproco e il consenso.

L’obiettivo della CSE è quello di offrire un’educazione che tocchi dimensioni cognitive, emotive, fisiche e sociali della sessualità, integrandosi con le discipline già presenti nei curricula scolastici. Non si tratta quindi di un insegnamento isolato, ma di un percorso che si intreccia con l’educazione civica, la biologia, la filosofia e persino la letteratura.

Nei Paesi dove viene adottata la CSE, le ricerche mostrano che i giovani vivono con minore ansia la pressione sociale legata, ad esempio, all’esperienza della “prima volta”. Non solo: gli studi evidenziano che affrontare il tema della pubertà prima che inizi e accompagnare i cambiamenti fisici ed emotivi con contenuti educativi mirati, può abbassare significativamente il rischio di violenza, sfruttamento e abusi sessuali.

Linee guida Onu e rapporto Unesco sull’educazione sessuale e affettiva a scuola

L’Onu ha pubblicato delle linee guida che codificano le buone pratiche da adottare nel contesto scolastico in tema di educazione sessuale. Queste raccomandano una programmazione dettagliata della CSE, che secondo le Nazioni unite dovrebbe iniziare fin dalle scuole elementari, sottolineando che, ovviamente, il programma deve cambiare in base all’età degli studenti.

Nel 2023, l’Unesco ha pubblicato il rapporto “Comprehensive sexuality education (CSE) country profiles” in cui ha analizzato le attività di “educazione sessuale comprensiva” in 50 Paesi. Nel report si evidenzia che solo il 20% degli Stati considerati ha una normativa sull’educazione sessuale scolastica e solo il 39% ha adottato iniziative specifiche al riguardo. È comunque obbligatoria nella scuola primaria nel 68% di questi e nel 76% della secondaria.

L’Unesco ha anche specificato che l’educazione affettiva e sessuale non deve essere considerata solo come una componente della promozione del diritto alla salute, ma anche uno strumento fondamentale per promuovere i diritti umani e l’uguaglianza di genere. E questi aspetti rientrano tra i traguardi fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu.

Tra gli altri organismi internazionali che sottolineano l’importanza dell’educazione sessuale e affettiva a scuola fin dall’infanzia, con temi legati alle varie fasce d’età, c’è anche l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità).

Come funziona l’educazione sessuale e affettiva in Italia

Come detto, in Italia l’educazione sessuale e affettiva non è obbligatoria a scuola e non esiste, al momento, un vero e proprio piano nazionale sull’argomento.

Il nuovo ddl Valditara, attualmente al vaglio del Parlamento, prevede l’introduzione del consenso informato della famiglia per la partecipazione degli studenti delle superiori alle attività scolastiche sui temi di sessualità e affettività.

Con l’approvazione dell’emendamento della deputata leghista Giorgia Latini, il progetto di legge introduce anche il divieto fino alla scuola secondaria di primo grado di “attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità”.

Dopo le polemiche, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha evidenziato che “le nuove Linee guida sulla educazione civica prevedono come obiettivi di apprendimento, dunque obbligatori, l’educazione alle relazioni e l’educazione al rispetto, verso chiunque e in particolare verso la donna”.

Il ministro ha aggiunto: “Il 90% delle scuole ha attivato corsi di educazione alle relazioni e al rispetto, nella stragrande maggioranza curricolari. Secondo i docenti, nel 70% dei casi si è avuto un miglioramento nel comportamento dei giovani. Abbiamo anche incaricato Indire di avviare una formazione ad hoc per i docenti stanziando oltre 3 milioni di euro. Abbiamo reperito altri 13 milioni di euro per le attività in classe con gli studenti”.

Per quanto riguarda l’educazione sessuale in particolare, Valditara ha sottolineato che nelle Nuove indicazioni per la scuola (ex programmi scolastici) “nel corso di scienze è previsto fra l’altro lo studio delle differenze sessuali fra maschio e femmina, della evoluzione sessuale del corpo, della riproduzione, del concepimento e della procreazione, delle caratteristiche della pubertà, dei rischi derivanti dalle malattie sessualmente trasmesse”.

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