Educazione sessuale vietata anche alle medie: polemica in Italia
Scatta la polemica in Italia dopo la decisione del ministero dell'Istruzione e del Merito di vietare l'educazione sessuale anche alle scuole medie
A scuola si può parlare di educazione sessuale, ma solo ed esclusivamente alle superiori e previo consenso dei genitori. Sarà assolutamente vietato parlare di sessualità, invece, alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e anche alle scuole medie. Di fronte a questa scelta non sono mancate reazioni polemiche, provenienti dal mondo politico e anche da quello scolastico.
Il Ddl di Valditara sull’educazione sessuale a scuola
Il 15 ottobre 2025 alla Camera dei Deputati sono stati approvati degli emendamenti al Ddl del ministro Giuseppe Valditara dal titolo “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”. È passato anche quello firmato da Giorgia Latini che estende il divieto di parlare di tematiche sessuali, oltre ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, anche a quelli della scuola secondaria di primo grado.
Il decreto prevede inoltre che i genitori con figli alle superiori siano informati sui corsi in ambito sessuale che gli istituti hanno intenzione di realizzare, per poter dare, o meno, il proprio consenso scritto. Le famiglie devono anche essere informate sui temi trattati e affrontati in classe e sul materiale didattico utilizzato per parlare di sessualità.
Le polemiche del mondo politico sul Ddl di Valditara
Non sono tardate ad arrivare le reazioni del mondo politico di fronte all’emendamento introdotto nel disegno di legge sul consenso informato di Giuseppe Valditara, che vieta l’educazione sessuale alle scuole medie. Le opposizioni definiscono questa misura degna del “Medioevo”, mentre la Lega la definisce come una misura di “buon senso”, come riporta l’Ansa.
Per gli esponenti del Partito Democratico vietare l’educazione alla sessualità alle medie è un atto “gravissimo”. L’europarlamentare Alessandro Zan ha commentato che “mentre l’Europa va avanti, l’Italia torna nel Medioevo”. Cecilia D’Elia ha definito il ddl Valditara “oscurantista” e “lesivo dell’autonomia scolastica. L’Italia è già tra i pochi Paesi europei che non rendono obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. Con questa decisione, la maggioranza non solo non colma quel ritardo, ma sceglie consapevolmente di aggravarlo”.
Riccardo Magi, segretario di Più Europa, invece, ha sottolineato che “la maggioranza ha di fatto abolito l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole: nella legge di bilancio 2024 fu approvato un mio emendamento anche con i voti della maggioranza che stanziava fondi” per quelle attività, ma le risorse sono state dirottate altrove.
Rossano Sasso, capogruppo leghista in commissione Cultura, ha difeso la scelta, sostenendo che “troppe volte abbiamo assistito a episodi di tentativi di indottrinamento da parte di attivisti di estrema sinistra Lgbt, e anche oggi i colleghi dei partiti di sinistra hanno dimostrato tutta la loro avversione ideologica alle famiglie”. Poi ha aggiunto che l’emendamento “non vieta affatto l’educazione alla sessualità né impedisce l’accesso a informazioni corrette: si limita a escludere dalle scuole primarie e secondarie di primo grado attività didattiche che esorbitino da quanto previsto dalle indicazioni nazionali, che già includono, e anzi potenzieranno, contenuti su relazioni, empatia e rispetto”.
Le reazioni al Ddl di Valditara sull’educazione sessuale
Non solo gli esponenti politici dell’opposizione si sono detti contrari a questo emendamento: sono state anche tante altre le voci che si sono levate contro. Prof Enrico Galiano in un video sui social ha affrontato il tema, con il sarcasmo che lo contraddistingue, presentando tantissimi articoli di femminicidi e di violenza.
Il docente universitario Matteo Bassetti, invece, ha sottolineato che si tratta “di un tabù di una parte politica, che va contro ogni evidenza scientifica. Non c’è da stupirsi quindi se le infezioni sessualmente trasmesse siano così diffuse, soprattutto tra i più giovani nel nostro paese”, ha spiegato nel suo intervento su Facebook.
Fondazione Giulia Cecchettin, in un comunicato reso noto alla stampa, ha voluto esprimere “rammarico e profonda preoccupazione per l’approvazione di questo Ddl. Si tratta di un passo indietro grave e culturalmente pericoloso, che rischia di sottrarre ai più giovani – proprio nella fase più delicata della crescita – l’opportunità di ricevere strumenti per comprendere emozioni, rispetto e relazioni. La scuola secondaria di primo grado, l’età delle medie, è un momento decisivo nella formazione dell’identità e nell’esposizione ai linguaggi della rete e dei social: un contesto in cui i messaggi sui rapporti affettivi e sulla sessualità arrivano precocemente, spesso in forme distorte o violente”.
Secondo la fondazione creata da Gino Cecchettin, già intervenuto in passato sul tema, “è proprio in questa fascia d’età che un’educazione affettiva e sessuale condotta da esperti qualificati può fare la differenza, aiutando ragazze e ragazzi a riconoscere stereotipi, manipolazioni e abusi, e a costruire relazioni basate su rispetto e consenso”.
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