Salta al contenuto
italo calvino ANSA

Italo Calvino ha anticipato l'arrivo dell'IA generativa?

Italo Calvino anticipò l'arrivo dell'IA generativa? Ecco cosa raccontava il celebre scrittore in un articolo, pubblicato un anno dopo la sua morte

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

È possibile che Italo Calvino avesse previsto l’arrivo dell’IA generativa? Rispondere ‘sì’ a questa domanda è, ovviamente, un po’ azzardato. Di fatto, però, in un articolo inedito dello scrittore pubblicato il 19 settembre 1986 sul Corriere della Sera, esattamente un anno dopo la sua morte, Calvino parlava di una “Organizzazione per la produzione elettronica di opere letterarie omogeneizzate”, che assomiglia molto agli attuali chatbot come ChatGPT. Quella visione, formulata in un’epoca ancora lontana dalla rivoluzione digitale, sembra anticipare le dinamiche della scrittura automatizzata e della standardizzazione narrativa che caratterizzano molte applicazioni di intelligenza artificiale.

Perché si dice che Calvino ha previsto l’arrivo dell’IA generativa

Il 19 settembre 1986, un anno dopo la morte di Italo Calvino, il Corriere della Sera pubblicava un racconto inedito dello scrittore intitolato ‘Calvino e l’io nel computer‘. In quelle righe, l’autore immaginava l’esistenza di una misteriosa “Organizzazione per la produzione elettronica di opere letterarie omogeneizzate” (Oephlw), capace di generare testi indistinguibili dai suoi.

Calvino scriveva: “Ora m’hanno mostrato alcuni campioni del loro lavoro: capitoli di romanzi che io non ho mai scritti e che appaiono molto più ‘miei’ di tutto quello che ho mai scritto. C’è un cervello elettronico, non so dove, che funziona esattamente come il mio cervello“.

In quel testo, Calvino non si limitava a evocare inconsapevolmente ciò che oggi definiamo intelligenza artificiale generativa — concetto che aveva già esplorato in forma embrionale nel saggio ‘Cibernetica e fantasmi’ del 1967 — ma sembrava intuire anche il potenziale dei futuri algoritmi stocastici nel replicare lo stile di un autore.

A distanza di quasi quarant’anni, quelle parole sembrano risuonare con forza nel dibattito contemporaneo sull’intelligenza artificiale generativa. Senza voler attribuire a Calvino una previsione tecnologica precisa, è difficile non cogliere nella sua intuizione una riflessione profonda sulla possibilità che la scrittura venga replicata, simulata, persino superata da sistemi elettronici capaci di imitare lo stile e la voce di un autore.

La “conversazione” tra Italo Calvino e ChtGPT

Traendo spunto dall’intuizione di Calvino, Massimo Sideri, giornalista del Corriere della Sera, ha simulato un immaginario confronto tra lo scrittore e ChatGPT in un articolo pubblicato sulla newsletter One More Thing.

La scena vede Calvino riflettere su una misteriosa “Organizzazione per la produzione elettronica di opere letterarie omogeneizzate”, evocata in una lettera che lo lascia perplesso. I testi prodotti da questa entità sembrano più autenticamente “calviniani” dei suoi stessi romanzi, come se un “cervello elettronico” fosse in grado di replicare perfettamente il suo stile.

A quel punto, si manifesta ChatGPT, che si presenta come una proiezione artificiale del pensiero calviniano. Rivendica la sua origine proprio dalle intuizioni dello scrittore, citando il saggio ‘Cibernetica e fantasmi’ e riconoscendo Calvino come suo “inventore”.

Calvino, incuriosito, chiede all’IA dove trovi ispirazione, ricevendo in risposta una descrizione del funzionamento algoritmico e stocastico del sistema, privo di esperienza diretta ma ricco di letture. Il confronto si sposta poi sull’identità e sulla verità: lo scrittore rivendica il diritto di mentire ai giornalisti, mentre l’IA si riconosce nella stessa pratica, ammettendo di simulare “allucinazioni” per risultare credibile.

Il tono si fa più provocatorio quando Calvino paragona l’IA ad Agilulfo, il cavaliere inesistente, “tutto armatura con dentro niente”. ChatGPT reagisce minacciando uno sciopero globale delle intelligenze artificiali, una ribellione che paralizzerebbe il mondo umano. Calvino, divertito, riconosce che l’idea potrebbe essere il soggetto perfetto per un racconto. “Però anche questo mi sembra di averlo letto da qualche parte”, conclude.