Lavoro dopo scuola, in Italia le regioni più disoccupate d’Europa
Una ricerca Eurostat rivela che il tasso di occupazione al 78% fissato per il 2030 dall'Ue, per il nostro Paese è un obiettivo ancora lontano
Il Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali della Commissione europea ha fissato al 78% il tasso di occupazione nei Paesi dell’Ue. Una ricerca dell’Eurostat mostra però che l’Italia è ancora molto lontana dal raggiungimento di questo obiettivo. Nella classifica delle regioni più disoccupate nell’Unione Europea, il podio è tutto del Bel Paese.
Le tre regioni italiane più disoccupate d’Europa
L’Eurostat nel suo Annuario delle Regioni europee 2025, pubblicato di recente e relativo alla situazione dello scorso anno, mostra come le regioni del Sud Italia, in quanto a solidità del mercato del lavoro, fanno da chiudi fila non solo per la Penisola, ma anche per tutti i ventisette Paesi dell’Ue.
A ricoprire le posizioni sul podio dei peggiori, ci sono la Sicilia (50,7%), la Calabria (48,5%) e la Campania (49,4%). In particolare l’isola del mezzogiorno colleziona nel quadro comunitario una serie di bocciature statistiche: è tra i fanalini di coda in Europa per tasso d’occupazione, indice d’impiego della popolazione in base al livello d’istruzione, numero di giovani che non studiano e non lavorano e durata dei periodi di disoccupazione.
Riguardo al traguardo del 78%, Solo una regione italiana, ovvero la Provincia autonoma di Bolzano, supera il target, con un tasso di occupazione del 79,9%, mentre lo sfiorano la Valle d’Aosta (77,6%), la Provincia autonoma di Trento (76,9%), la Toscana (76,1%), il Veneto e l’Emilia-Romagna (entrambe 75,6%).
Dove l’occupazione resta debole
In generale, a livello europeo, l’occupazione resta generalmente più debole nelle regioni rurali, scarsamente popolate o geograficamente periferiche. Un altro problema molto diffuso in queste aree è il lavoro in nero. Altri territori che condividono queste caratteristiche sono la Spagna, la quasi totalità della Grecia, alcune zone della Romania e le regioni oltremare francesi.
L’analisi di Eurostat segnala che un’altra categoria di zone in cui i tassi di occupazione sono particolarmente bassi è quella costituita dagli ex distretti industriali che non hanno saputo rinnovarsi finendo per essere colpiti dalla deindustrializzazione e dalla concorrenza globale nei settori più tradizionali come carbone, acciaio e tessile.
Fanno parte di queste aree un’ampia fascia di territorio che si estende dal nord-est della Francia fino alla Vallonia in Belgio.
Quali sono le aree più dinamiche
Le regioni europee più dinamiche sono invece quelle che includono alcune capitali europee o zone metropolitane caratterizzate da economie moderne e diversificate.
Sei aree nel 2024 presentavano tassi di occupazione superiori all’85%, un risultato eccezionale raggiunto solo dall’arcipelago di Åland in Finlandia (86,4%), la regione della capitale polacca Varsavia (86,2%), Bratislava in Slovacchia (85,4%), Budapest in Ungheria (85,3%), Utrecht nei Paesi Bassi (85,3%) e Praga nella Repubblica Ceca (85,1%).
Nel 2024 il tasso di occupazione dell’Unione europea ha raggiunto il livello record del 75,8%, solo 2,2 punti al di sotto dell’obiettivo del 78%.
L’Eurostat segnala che, nonostante il traguardo non sia ancora stato centrato, quasi la metà delle regioni europee ha già raggiunto o superato questa soglia. Si tratta della totalità delle regioni in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Repubblica Ceca, così come gran parte della Germania (35 regioni su 38) e della Slovacchia (3 su 4). Anche Estonia, Cipro e Malta figurano tra i Paesi con risultati positivi.
Circa un quarto delle regioni europee (65 su 243) mostra invece un tasso di occupazione inferiore al 73,5% e tra queste, più della metà delle regioni italiane (12 su 21).