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Lavoro, le 10 startup italiane più promettenti nel 2025 iStock

Lavoro, le 10 startup italiane più promettenti nel 2025

LinkedIn ha pubblicato la classifica delle aziende italiane più dinamiche e in crescita per fotografare lo stato di salute dell’ecosistema startup

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il sogno di ogni persona è trovare lavoro in un ambiente innovativo, sereno, in cui si viene gratificati e spronati a migliorare, si lavora di squadra e soprattutto dove sono riconosciute le proprie competenze ed è stimolata la proattività. In Italia ci sono aziende che rispettano queste aspettative e, anzi, stanno puntando proprio all’attenzione alla salute mentale dei propri dipendenti e alla sostenibilità per attrarre talenti. Come ogni anno, LinkedIn ha stilato un elenco delle imprese italiane più promettenti del 2025.

Le 10 startup italiane più promettenti

LinkedIn ha pubblicato la sesta edizione di Top Startups Italia, la classifica annuale che individua le dieci giovani aziende italiane più dinamiche e in crescita.

Al primo posto nel 2025 c’è Serenis, fondata nel 2021, che integra psicoterapia, coaching e supporto psicologico e nutrizionale attraverso piattaforme digitali, rendendo più accessibili i percorsi di cura.

In seconda e terza posizione ci sono Smartness, che aiuta le imprese dell’ospitalità a ottimizzare i prezzi in tempo reale, e Up2You, greentech impegnata a supportare le aziende nella misurazione e riduzione delle emissioni.

La top 5 è completata poi da Qomodo, fintech che semplifica la gestione della liquidità per aziende e professionisti, e Sibill, piattaforma basata su AI che centralizza la gestione finanziaria delle PMI.

In sesta posizione c’è Subbyx, che propone abbonamenti a dispositivi tecnologici nuovi o ricondizionati in ottica di economia circolare. Tundr è in settima posizione, si tratta di un’azienda che digitalizza i benefit aziendali con una web app e una smart card, mentre Viceversa, all’ottavo posto, offre finanziamenti basati sul fatturato per imprese digitali e marketplace. A chiudere la classifica ci sono 1000Farmacie, aggregatore di farmacie online, e Spoki, piattaforma di marketing conversazionale via WhatsApp.

L’analisi di LinkedIn

La classifica di LinkedIn si è basata sui dati della piattaforma e ha analizzato quattro indicatori: l’espansione della forza lavoro, l’interesse degli utenti e dei candidati, le interazioni con i contenuti aziendali e la capacità di attrarre nuovi talenti.

L’obiettivo di Top Startups Italia è proprio quello di fotografare lo stato di salute dell’ecosistema startup italiano e mettere in luce le realtà che stanno contribuendo a ridisegnare i confini dell’innovazione nel Paese.

L’edizione 2025 ha evidenziato un panorama in cui la tecnologia diventa leva per migliorare la vita delle persone e l’efficienza delle imprese. Tra i punti di forza delle aziende che attirano maggiormente i talenti ci sono soluzioni che uniscono intelligenza artificiale, sostenibilità e impatto sociale: dai servizi digitali per il benessere mentale alla gestione dei flussi finanziari fino all’ottimizzazione dei processi aziendali.

Il ruolo delle startup

Nel 2025 sono entrate per la prima volta nella graduatoria Top Startups Italia otto imprese su dieci. Ciò evidenzia come il mondo delle giovani aziende sia in continua evoluzione.

Come riporta La Repubblica, Michele Pierri, Senior Managing Editor di LinkedIn Notizie Italia ha sottolineato che “le startup restano uno dei motori più vivaci dell’innovazione, capaci di rispondere con creatività alle nuove esigenze del mercato e della società” e l’indagine Top Startups Italia vuole appunto “raccontare come queste realtà non solo stiano trasformando i propri settori, ma anche contribuendo a ridefinire il futuro del lavoro e dell’imprenditorialità”.