Legge sulla maggiore età digitale: la lettera a Giorgia Meloni
Un gruppo di persone ha scritto a Giorgia Meloni chiedendo che sia introdotta una legge sulla maggiore età digitale, per prevenire i rischi dei social
In Italia serve una legge sulla maggiore età digitale, per evitare ai più giovani tutti i rischi e i pericoli derivanti dalla rete e dall’uso non corretto dei social media. A sostenerlo a gran voce è un gruppo di persone che ha deciso di scrivere una lettera a Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, per fare in modo che vengano introdotte delle norme chiare in merito a una questione così delicata. Di cosa si dovrebbe occupare questa possibile legge?
Lettera a Meloni per una legge sulla maggiore età digitale
L’appello a Giorgia Meloni è stato scritto a più mani, dalla rete dei Patti Digitali, che comprende più di 10.000 famiglie, dal Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, con circa 4 milioni di famiglie aderenti, e dai quasi 105.000 cittadini che hanno firmato la petizione lanciata da Daniele Novara e Alberto Pellai sul limite di età per smartphone e social.
Come riportato dal Corriere della Sera, questo gruppo di persone chiede alla premier “una legge che introduca una esplicita indicazione di ‘maggiore età digitale’. Questo chiarirebbe alle famiglie e alle altre agenzie educative quale gradualità è opportuna per le diverse esperienze digitali”.
Secondo i promotori di questo appello occorrerebbe anche “promuovere l’educazione all’uso consapevole del digitale per tutte le età, in particolare formando chi a vario titolo lavora con l’infanzia (educatori, insegnanti, pediatri, dirigenti scolastici)”. La norma, inoltre, “aiuterebbe a promuovere delle e-policy anche nelle scuole, in particolare per ciò che riguarda la pratica di assegnare compiti online a casa già dalla scuola primaria e secondaria di I grado, pratica che mette in difficoltà le famiglie delle nostre reti”.
Nella missiva alla Presidente del Consiglio si ricorda che le proposte Madia (Camera) e Mennuni (Senato) rappresentano “un esempio bipartisan di sforzo in questa direzione, e da qui chiediamo di partire per portare a casa nei tempi più brevi possibili un risultato che possa supportare gli sforzi di molte famiglie che provano, pur controcorrente, a costruire una gradualità digitale coerente con le fasi di sviluppo dei loro figli”.
Quello che serve, secondo i firmatari della lettera, è “un profondo cambiamento culturale, che metta al centro la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. I tempi sono maturi per questo cambiamento, ne siamo testimoni. E siamo convinti che un intervento legislativo avrebbe il merito ora di renderlo davvero possibile. Per il bene dei nostri figli”.
Qual è l’attuale età minima per accedere ai social media
L’attuale normativa stabilisce che l’età minima per l’accesso ai social media in autonomia (GDPR) e alle piattaforme di IA (legge 132 del 2025) è di 14 anni. “L’assenza nelle piattaforme di una modalità per esprimere il consenso da parte dei genitori dei minori di 14 anni (previsto dalle stesse leggi), le rende poco attuabili nella vita concreta delle famiglie”, hanno spiegato i firmatari.
In Italia e nel resto del mondo sono tante le proposte volte a regolamentare un campo ancora troppo poco normato, per assicurare il benessere dei più giovani.
Quali sono i rischi dei social per gli adolescenti
Nella lettera i promotori della legge per la maggiore età digitale hanno spiegato che sono tante le ricerche che spiegano come “l’accesso precoce e non regolamentato agli smartphone e ai social media sia dannoso per bambini e adolescenti e abbia un impatto negativo sulla sfera cognitiva, emotiva e della salute”.
I sistemi di parental control e altre funzionalità introdotte dalle piattaforme social non si sono rivelate sufficienti nei confronti di un fenomeno dilagante. Sono troppi i bambini e i preadolescenti che frequentano i social media, senza avere le “sufficiente maturità affettiva e psichica per farne un uso consapevole e sano”.
La rapida diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale rende la situazione ancora più critica: i chatbot “si stanno configurando come veri e propri ‘amici virtuali’ di bambini e adolescenti”. Con l’IA i ragazzi a volte instaurano “relazioni profonde ed esclusive, spesso sostitutive di rapporti nel mondo reale, a volte con esiti tragici. Lo documentano vari casi di suicidi adolescenziali avvenuti negli Stati Uniti dopo periodi di intense relazioni con chatbot, all’insaputa dei genitori e di tutti gli adulti di riferimento”.
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