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Novara contro la novità sul voto in condotta a scuola: il rischio

Daniele Novara ha espresso preoccupazione per le novità introdotte dalla riforma del voto in condotta: qual è il rischio secondo il pedagogista

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il pedagogista Daniele Novara ha sollevato una polemica intorno alla novità introdotta dalla riforma del voto in condotta. Secondo le nuove disposizioni, nella scuola secondaria il giudizio sul comportamento degli studenti diventa determinante per l’ammissione alla classe successiva. Una misura che, secondo Novara, comporta un rischio educativo (e non solo). L’esperto ha espresso le sue preoccupazioni, mettendo in discussione l’efficacia di un approccio punitivo e sottolineando le possibili conseguenze negative per il sistema scolastico italiano.

Qual è il rischio della novità sul voto in condotta (per Novara)

“La scienza, dalle neuroscienze alla psicologia sociale, ci dice chiaramente che i metodi basati sulla ‘mortificazione’ non sono efficaci“. Lo ha scritto, in un post su Facebook, il pedagogista Daniele Novara parlando della riforma del voto in condotta in vigore da questo anno scolastico.

“Pensando all’ipotesi di bocciatura è importante comprendere cheescludere un ragazzo dal suo gruppo classe come ‘pena’ per un cattivo comportamento non genera apprendimento, ma solo rifiuto – ha proseguito l’esperto -. Con il rischio di aumento dell’abbandono scolastico, in particolare tra gli studenti maschi, già oggi più esposti alla dispersione”, ha aggiunto Novara, sottolineando che “il sistema scuola attuale non riesce a trattenere soprattutto i ragazzi”.

Secondo il professore, “la scuola dovrebbe essere una comunità di apprendimento in cui anche i ragazzi più in difficoltà devono poter essere inclusi. I ragazzi, soprattutto in adolescenza, sviluppano una reazione di rigetto verso un’istituzione che li rifiuta – ha specificato -. La scuola rischia così di perdere il suo ruolo educativo e trasformarsi in un luogo punitivo“.

Infine, Daniele Novara ha richiamato l’attenzione sul concetto di autorità a scuola, al quale, a suo avviso, “non bisogna rinunciare”. Per lui, deve solo essere ripensato alla luce del contesto in cui crescono le nuove generazioni: “Non possiamo imporre un modello educativo del Novecento a ragazzi del XXI secolo. Occorre una comunità educativa che accompagni, orienti, ma anche ponga paletti chiari e condivisi. Mettere dei limiti non significa punire, ma dare una cornice chiara in cui crescere“, ha concluso.

Cosa prevede la nuova legge sul voto in condotta

Il 30 luglio scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato tutti i regolamenti necessari a rendere pienamente operativa la legge 150/2024, nota come riforma del voto in condotta, promossa dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Ma cosa prevede concretamente la nuova norma? Chi ottiene un voto in condotta inferiore a 6/10 viene automaticamente bocciato a prescindere dagli altri voti in pagella. Chi invece riceve 6 non sarà ammesso direttamente alla classe successiva. La sola sufficienza, infatti, comporterà la sospensione del giudizio di ammissione. Per passare, a settembre gli studenti dovranno presentare un elaborato su tematiche di cittadinanza attiva e solidale, incentrato sui motivi che hanno determinato la valutazione del comportamento.

Si tratta del cosiddetto compito di cittadinanza, che ha “lo stesso valore delle prove di recupero per le altre discipline già previste dalla normativa attuale”, ha specificato il ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) in una nota del 6 agosto.

“Come in tutti gli esami di recupero – ha spiegato il MIM -, non basterà il componimento, ma sarà rilevante la sua discussione“. L’elaborato sarà il punto di partenza per un confronto sui valori acquisiti dallo studente, con una verifica approfondita della consapevolezza raggiunta rispetto al comportamento tenuto.

A valutare gli studenti sarà il consiglio di classe, composto dagli insegnanti, che “non avranno difficoltà, come non la hanno, del resto, durante il corso dell’anno scolastico, a comprendere se di fronte c’è chi finge o chi ha compreso realmente“, ha precisato il ministero.

Infine, il MIM ha chiarito che “se lo studente che ha sostenuto la prova e l’ha superata, nell’anno successivo sarà ancora ‘irriverente, offensivo o maleducato’, sarà più facilmente bocciato, avendo di fatto fallito la chance che gli era stata data”.

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