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Paolo Crepet e Nitazeni: l'allarme su droga, giovani e scuola

L'allarme di Paolo Crepet su giovani e droga dopo la morte di un ragazzo per overdose da Nitazeni: quale ruolo devono avere la scuola e le istituzioni

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

L’Italia ha registrato il primo decesso ufficialmente attribuito a un’overdose da Nitazeni, una nuova classe di oppiacei sintetici fino a dieci volte più potenti del Fentanyl. La vittima è un giovane di 28 anni di Brunico, in provincia di Bolzano. L’episodio ha riacceso il dibattito sul rapporto tra i giovani e la droga, un tema su cui è intervenuto anche Paolo Crepet. In un’intervista, il noto psichiatra e sociologo ha individuato quello che ha definito “il vero campanello d’allarme” della vicenda, evidenziando il ruolo cruciale della scuola e di tutte le istituzioni nel contrasto all’uso delle sostanze stupefacenti.

Cos’ha detto Crepet sul primo morto per Nitazeni in Italia

Sul tema c’è scarso interesse da parte delle istituzioni“. Così Paolo Crepet ha commentato il nuovo allarme droga che l’Italia si trova oggi a fronteggiare dopo la morte del giovane di Brunico per overdose da Nitazeni, una sostanza ancora poco conosciuta ma estremamente pericolosa. Si tratta di oppioidi sintetici di ultima generazione, prodotti in laboratorio e capaci di effetti devastanti anche a dosaggi minimi.

In un’intervista al Corriere dell’Alto Adige, lo psichiatra ha sottolineato che in questa “grave” situazione, “il vero campanello d’allarme è l’indifferenza della politica e delle amministrazioni che sembrano ignorare questo problema“.

A preoccupare Crepet non è tanto la mancanza di provvedimenti ad hoc per contrastare l’uso delle droghe tra i giovani, ma soprattutto “il fatto che non ci sia nessun pensiero, nemmeno una mezza idea”. Un vuoto di visione che, secondo lui, rivela “una resa totale” o addirittura “una qualche complicità sottesa”.

L’allarme di Paolo Crepet su droga e giovani

Crepet ha parlato di un “fenomeno diffuso” che coinvolge sempre più giovani attratti dal basso prezzo delle dosi. Le nuove droghe, spesso sintetizzate in laboratori, hanno costi di produzione ridotti e vengono immesse sul mercato a prezzi accessibili, rendendole facilmente reperibili anche per i ragazzi.

Una dinamica che non riguarda solo il Trentino-Alto Adige, dove è avvenuto il decesso, ma che si estende a tutto il territorio nazionale: “Il prodotto finale è seduttivo indipendentemente da dove si abita”, ha spiegato l’esperto.

Il mercato della droga è sempre più persistente e molto più agguerrito di una volta“, ha affermato lo psichiatra, evidenziando la nascita di nuove organizzazioni criminali che immettono sul mercato sostanze prima sconosciute.

Secondo Crepet, ad aggravare la situazione è anche la possibilità di acquistare dosi online, attraverso canali digitali difficili da monitorare. Per questo motivo, “è assolutamente necessario intensificare i controlli su questo mercato virtuale”, ha affermato.

Qual è il ruolo della scuola nel contrasto alla droga (per Crepet)

Per Paolo Crepet, la scuola, la famiglia e “tutta la società degli adulti” nel suo complesso devono “prendersi la responsabilità di educare i giovani” anche sul tema delle dipendenze. Non si tratta solo di informare, ma di costruire un dialogo autentico e continuo con le nuove generazioni, affinché possano sviluppare strumenti critici e consapevolezza.

Siamo in un pianeta totalmente diverso, che da un lato distrugge le giovani generazioni e dall’altro costruisce un mercato florido”, ha dichiarato lo psichiatra, sottolineando l’urgenza di un’azione educativa coordinata e strutturata.

C’è ancora tempo per invertire la rotta? Per il professore “il tempo c’è sempre”. Ma “il problema è la mancanza di voglia e di interesse nell’investire tempo e risorse“, ha concluso Paolo Crepet.

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