Per Crepet ormai "siamo scemi": la previsione sugli "imbecilli"
Per Paolo Crepet ormai "siamo diventati scemi": la riflessione sui giovani del noto psichiatra e sociologo e la sua previsione sugli "imbecilli"
Paolo Crepet da anni osserva con attenzione i cambiamenti che stanno attraversando la società contemporanea. Ed è proprio la sua analisi ad averlo condotto a una constatazione: “Siamo scemi“. Nonostante la sua visione cupa sul mondo attuale, il noto psichiatra e sociologo ha fatto anche una previsione ottimistica sugli “imbecilli“. Potrebbe suonare un po’ controsenso, ma la sua analisi è lucida e, come sempre, controcorrente.
Perché “siamo diventati scemi” secondo Crepet
Paolo Crepet individua nelle “comodità” il principale nemico della crescita intellettuale e personale delle nuove generazioni. In un mondo che ha reso tutto più facile e accessibile, paradossalmente, i giovani sembrano aver perso l’urgenza di pensare, desiderare, immaginare qualcosa di diverso.
In un’intervista rilasciata a Ticinonline, Crepet ha sottolineato che oggi, quando si parla di giovani, si parla quasi esclusivamente di “disagio“. Ma secondo lui questa generazione, almeno quella occidentale, ha in realtà “tanti motivi per essere contentissima”. E ha fatto alcuni esempi: “Può spostarsi nel mondo con facilità, a basso costo. Il lavoro? Non è più così necessario. Possono lavorare meno, a distanza. Ci sono contratti di quattro giorni lavorativi a settimana, la robotizzazione ha delegato alle macchine le mansioni più faticose. La casa, quasi tutti la erediteranno. I locali a mezzanotte sono pieni. Di ragazzi che chattano e bevono, bevono e chattano”.
Ma per Crepet, il problema non è tanto quello che hanno, quanto quello che non fanno con ciò che hanno. In altre parole, per lui i giovani si muovono dentro una realtà piena di comfort senza metterla mai in discussione. “Il problema – ha detto – è che dovrebbero ragionare su questa realtà. Che è loro tanto comoda, ma dalla quale dovrebbero trovare il coraggio di uscire. Perché questa è una gabbia“.
L’immagine che ha proposto è quella di un recinto, arredato con tutti i comfort, in cui i giovani sono stati attirati e chiusi dagli adulti. Una prigione dorata, insomma, che ha però un prezzo altissimo, : la rinuncia alla libertà di pensiero, alla spinta verso l’autonomia, al desiderio di superare i propri limiti.
“Mi sembra che i giovani non desiderino altro“, ha affermato. Ma proprio qui, secondo lui, risiede il pericolo: non vedono la gabbia, perché è comoda.
“Io gli consiglio di aspirare a un mondo migliore, maggiormente indipendente. Questa comodità ha enormi effetti collaterali. Uno su tutti quello di averci fatto diventare scemi“, ha aggiunto lo psichiatra. A suo parere, l’assenza di sfida, di sforzo, di pensiero critico ha prodotto una generazione che, pur avendo strumenti e opportunità, non li usa per emanciparsi, per crescere o per costruire un futuro più consapevole.
Paolo Crepet e la sua previsione sugli “imbecilli”
Paolo Crepet non ha mai risparmiato critiche alla società contemporanea, spesso da lui accusata di aver smarrito la capacità di pensare autonomamente. Secondo il professore, la tecnologia ha preso il sopravvento sulla mente umana, trasformando il pensiero in “un lusso per pochi”, con il rischio che “andranno sparendo gli intelligenti“.
Questa dinamica ha contribuito a generare quello che lui definisce “erotismo della delega“: più fanno gli altri o le macchine, e meno facciamo noi, più siamo contenti.
Ma l’intelligenza, sostiene Crepet, è come un muscolo che, se non viene costantemente allenato e messo alla prova, si atrofizza. Per lui, l’abitudine a delegare ogni sforzo ci sta progressivamente privando della capacità di pensare autonomamente.
Eppure, nonostante questa cupa visione della società di oggi, Crepet ha detto di voler essere “ottimista”: “A forza di essere imbecilli prima o poi qualcuno se ne accorgerà e deciderà di essere altro. Scoprirà di volere dell’arte, qualcosa di sorprendente e nuovo. Cose che l’intelligenza artificiale non ti può dare”. Intelligenza artificiale che lui ha assimilato a un “banco dei pegni“, al quale impegniamo “le nostre capacità, la nostra intelligenza in cambio di comodità”.
Per Crepet “il cambiamento può arrivare, ma non dagli adulti. Loro sono i complici di questa idiozia“, ha concluso Paolo Crepet.