Perché i ragazzi scrivono sempre peggio (secondo Prof Maggi)
Prof Andrea Maggi, noto per aver partecipato a Il Collegio, ha cercato di spiegare un fenomeno preoccupante: i ragazzi scrivono sempre peggio
Andrea Maggi, professore di lettere che è diventato famoso al grande pubblico italiano grazie alla sua partecipazione nel cast de “Il Collegio”, nei panni del docente, ha fatto una riflessione seria sulle nuove generazioni. Si è chiesto, infatti, perché i ragazzi scrivono sempre peggio. Siamo destinati a un futuro in cui saper scrivere sarà sempre più una competenza rara, esclusiva solamente di alcuni? E per quale motivo il fenomeno è particolarmente accentuato oggi?
Prof Maggi: i motivi per cui i ragazzi scrivono sempre peggio
“Perché i ragazzi sanno scrivere sempre meno e scrivono sempre peggio?”, questo l’incipit della riflessione che prof Andrea Maggi, nel cast anche de “Il Collegio”, edizione 2025, ha voluto condividere con tutti quanti dalle pagine de Il Gazzettino.
Il docente ha spiegato che le ragioni di questo fenomeno sono davvero tante, “a partire da un’impostazione di base dell’insegnamento della scrittura, che oggi nella scuola primaria prevede in molte circostanze troppo poco esercizio e un utilizzo eccessivo di schede a riempimento di caselle, test a risposta multipla o a risposta chiusa a crocette”.
Secondo il professor Andrea Maggi, dunque, “una delle ragioni è sicuramente perché in classe si scrive sempre meno. Del resto, di questi tempi, la scuola è lanciata verso l’acquisizione delle competenze digitali, dando per scontate le competenze di base che, però, scontate non sono affatto”.
Ma questa non sarebbe l’unica causa del fatto che gli studenti scrivono sempre meno e sempre peggio. Il problema potrebbe derivare anche “dal fatto che ormai, tramite i social, non si scrive quasi più. Qualsiasi forma di comunicazione è affidata alla messaggistica vocale; e quand’anche si mantenga la scrittura digitale, questa ormai si esegue tramite dettatura. Va da sé che l’intelligenza preposta allo scopo di scrivere ciò che noi le dettiamo ha competenze di fonologia, ortografia, morfologia e sintassi che noi, con la diminuzione dell’esercizio quotidiano, naturalmente finiamo per perdere”.
La riflessione del docente che insegna alle scuole medie riguarda anche la scuola italiana, che “si attrezza e si forma per affrontare le nuove sfide del digitale e dell’intelligenza artificiale” andando però a trascurare “l’insegnamento della scrittura alle nuove generazioni“.
Saper scrivere secondo prof Maggi sarà sempre più difficile in futuro
Nel suo intervento, Andrea Maggi, preoccupato per la digitalizzazione a scuola, ha anche svelato uno scenario che potrebbe manifestarsi entro dieci anni: “Potremmo assistere alla fine di un’abilità che l’uomo ha acquisito intorno al 3500 a.C. e che ai tempi degli Egizi era prerogativa di una casta eletta, quella degli scribi, che erano preposti all’amministrazione e all’organizzazione dello Stato secondo il volere del sommo sovrano, il faraone”.
La scuola rinnovandosi “si dota di strumenti per la digitalizzazione della didattica” ma potrebbe presto sbarazzarsi “di carta, penne e persino dei libri, che verranno considerati strumenti antidiluviani”. Inoltre, abilità e competenze di scrittura potrebbero essere un’esclusiva di “una ristretta élite che le avrà sviluppate e che dunque avrà appreso anche le abilità connesse, come quelle cognitivo-linguistiche (concentrazione, memoria, consapevolezza metafonologica), grafo-motorie (coordinazione occhio-mano, motricità fine e globale), visuo-percettive (riconoscimento di forme e spazialità) ed emotive-espressive (consapevolezza di sé, elaborazione di pensieri e sentimenti”.
Questa minoranza, secondo il docente, “sarà ancora in grado di leggere e di comprendere testi complessi senza l’utilizzo di ausili digitali e dunque potrà accedere a ruoli dirigenziali, che diverranno inaccessibili agli altri”. Sarà una “selezione a priori” che “renderà meno efficiente da parte della scuola l’esercizio della scala mobile sociale e della democrazia stessa, giacché certe abilità che oggi consideriamo di base saranno acquisite solo da chi potrà permettersele privatamente”.
Questo provocherà “disuguaglianze sociali sempre maggiori, che potrebbero intaccare perfino lo Stato di diritto. Per quanto lo scenario delineato sia un tantino apocalittico, non è del tutto irreale. L’esercizio della democrazia, dell’uguaglianza e della libertà parte dall’insegnamento della scrittura a tutti. La scrittura come patrimonio di tutti, insomma, è il fondamento della società che crede nella legalità”.
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