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Perché studiare informatica non conviene più (almeno negli Usa) iStock

Perché studiare informatica non conviene più (almeno negli Usa)

Il mercato del lavoro delle Big Tech è saturo e incapace di assorbire tutti i talenti emergenti, l'età dell'oro dell'informatica è in arresto

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il settore della tecnologia, per anni, è stato considerato il regno delle opportunità lavorative con centinaia di offerte di impiego per diverse posizioni e retribuzioni abbastanza elevate. Studiare informatica, per i giovani, ha rappresentato un percorso sicuro per costruirsi un futuro economicamente stabile trovando un’occupazione quasi immediata appena ottenuta la laurea. Oggi, almeno negli Stati Uniti, la situazione sembra essere nel pieno di un cambio di direzione.

Perché studiare informatica non conviene più

Negli Stati Uniti il mercato del lavoro ha subito un brusco cambio di rotta. Migliaia di neolaureati nelle discipline informatiche sono delusi e disorientati e non riescono più facilmente a trovare lavoro.

Come evidenziato in un articolo del New York Times, oggi si può dire “addio ai 165.000 dollari annui di retribuzione assicurati a chi è impiegato nel settore tecnologico, gli studenti programmatori cercano lavoro nei fast food“. Da simbolo di status e successo, il percorso formativo in informatica si confronta ora con la dura realtà di un mercato saturo.

L’aumento dei tassi di interesse e la riduzione dei capitali di rischio hanno costretto le aziende a spostare l’attenzione dalla crescita alla redditività, innescando licenziamenti di massa tra il 2022 e il 2023 e saturando il mercato per le figure junior.

La conseguenza è un divario tra domanda e offerta di lavoro con troppi neolaureati in cerca di un’occupazione rispetto alle posizioni disponibili e una perdita di fiducia nelle carriere tecnologiche.

L’idea che una laurea in informatica fosse una garanzia automatica di successo professionale si scontra con una realtà che si è trasformata. Il sistema educativo e industriale deve ripensare il proprio approccio, puntando su specializzazioni avanzate in settori strategici come intelligenza artificiale, machine learning, cybersecurity e ingegneria dei dati, integrate con pensiero critico, capacità di adattamento e comprensione dei cicli economici.

In sintesi, non basta saper scrivere codice ma occorre risolvere problemi complessi che le macchine non possono ancora affrontare.

L’età dell’oro della tecnologia negli Usa

L’attenzione sul settore della tecnologia ha avuto origine negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008. L’ascesa dell’economia delle app e tassi di interesse bassissimi hanno attratto massicci flussi di capitale di rischio verso startup e colossi tecnologici, creando una domanda senza precedenti di sviluppatori e ingegneri.

Gli altissimi stipendi erano legati proprio alla necessità delle Big Tech di assumere i migliori talenti, cosa che ha innescato anche una vera e propria competizione tra le grandi aziende.

Per questo motivo, le famiglie e i giovani vedevano nella scelta di studiare informatica, la decisione più razionale e sicura di trovare un buon lavoro, prestigio e opportunità di carriera a differenza del settore economico in piena crisi e instabilità.

Università e studenti hanno così contribuito a concentrare il talento verso la Silicon Valley e alimentando il mito del coding come panacea professionale.

La crisi del mercato del lavoro

L’aumento del numero di esperti nel settore della tecnologia, si è scontrato con la realtà attuale che vede le Big Tech fare un passo indietro. Non si assume più a maglie larghe ma al contrario si licenziano e smantellano in blocco interi team e aree.

Il mercato del lavoro è saturo e incapace di assorbire tutti i talenti emergenti e ciò sta generando frustrazione, insicurezza e una crescente disillusione tra i giovani neolaureati americani.