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Prof Galiano: "Che scuola siamo se non parliamo di Gaza?"

"Che scuola siamo se non parliamo di Gaza?": i consigli di prof Enrico Galiano per portare l'argomento in classe e discuterne con gli studenti

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In un momento storico segnato da conflitti e tensioni globali, l’insegnante e scrittore Enrico Galiano lancia una riflessione profonda sul ruolo della scuola nel raccontare il presente. In un articolo intitolato ‘Che scuola siamo se non parliamo di Gaza ai nostri ragazzi?’, il prof si è interrogato su cosa significhi educare oggi, e lo ha fatto partendo da quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.

Perché bisogna parlare di Gaza a scuola (per Enrico Galiano)

“A scuola facciamo un sacco di storia del passato. E certo: è utile per capire il presente, per leggerlo, interpretarlo. Ma il rischio è che poi il presente, quello vero, passi sotto silenzio. E ci sono volte in cui il silenzio diventa complicità. Quello che sta accadendo a Gaza è una di queste”. Dopo la replica al presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, Enrico Galiano torna a parlare dell’importanza di raccontare agli studenti cosa sta succedendo nella Striscia di Gaza in un articolo pubblicato su Il Libraio.

Secondo il prof, ignorare ciò che accade in Palestina significa trasmettere agli studenti il messaggio che “questo dolore non ci riguarda”. Invece, a suo avviso, “ci riguarda eccome”.

Galiano ha specificato che ovviamente non si tratta di dire agli studenti cosa pensare, ma di fornire loro gli strumenti per capire. Perché “la scuola non è una bolla protetta“, ma “il luogo dove si impara a leggere il mondo, anche quando il mondo fa male“, ha evidenziato.

Per l’insegnante, parlare di Gaza “non è propaganda“, ma “studio serio” e “capacità critica“. Detto in altri termini, ha aggiunto, è “un esercizio di democrazia” e “di umanità”.

Come parlare di Gaza agli studenti: i consigli di prof Galiano

Ma come affrontare un tema così complesso e delicato in classe? Galiano ha proposto un approccio multidisciplinare, che parte dalla geografia e arriva alla poesia.

Il primo passo consigliato è quello di mostrare la cartina della Striscia di Gaza: “41 km di lunghezza, 10 di larghezza, più di 2 milioni di persone”. Dopo di che, “chiedere agli studenti cosa significa vivere in uno spazio così ristretto”, così da aiutarli a “concretizzare”.

Un altro “strumento molto efficace” riportato da Galiano è il mostrare durante le lezioni video divulgativi come quelli di Geopop o NovaLectio, “tutti ben documentati e spiegati con linguaggio chiaro”.

Il prof ha suggerito anche di lavorare con i dati, portando in aula le cifre di organizzazioni come Onu, Amnesty International, Unicef, Croce Rossa, e trasformarle in grafici, mappe, infografiche. In questo modo, “la matematica diventa etica”, ha detto.

A suo avviso, fondamentale è anche il confronto tra le fonti. Leggere la stessa notizia su testate diverse, italiane, israeliane, arabe, e analizzare le differenze di linguaggio e di prospettiva, è importante per “leggere criticamente” il fatto. Galiano invita anche a dare spazio alle testimonianze dirette di civili, medici, operatori umanitari e giornalisti sul campo.

E infine, la letteratura. Galiano invita gli insegnanti a leggere in classe le poesie del palestinese Mahmoud Darwish e dell’israeliano Yehuda Amichai, che offrono agli studenti “due sguardi opposti ma entrambi umani”, ha concluso.

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