Prof Vecchioni porta l'Iliade in tv: la lezione di epica
Il professor Vecchioni a In Altre Parole ha tenuto una lezione su umanità e umanesimo, partendo da Gaza e arrivando a leggere l'Iliade di Omero
Roberto Vecchioni non è solo un famosissimo cantautore, che ha regalato canzoni uniche al panorama musicale italiano: è stato anche un professore di italiano, latino e greco al liceo classico. Prof Vecchioni, nonostante sia andato in pensione, continua a dispensare le sue lezioni, parlando anche in televisione come se fosse ancora in classe con i suoi studenti. Recentemente ha anche portato l’Iliade in tv, tenendo un’interessante lezione di epica tutta da ascoltare.
Vecchioni a In altre parole spiega la parola “compassione
Durante la trasmissione di La7 In altre parole, prof Roberto Vecchioni è ormai un ospite fisso. In una delle nuove puntate del programma, il presentatore Massimo Gramellini ha chiesto quale parola avrebbe portato oggi nella sua lezione. “Porto due parole, ma è una fondamentale e la parola è umanità, è umanesimo, perché mi riferisco a qualcosa di molto presente, ma lo ricordo con un grandissimo episodio antico”.
Nell’ultima puntata, Roberto Vecchioni ha ammesso di aver pensato a lungo alla “tremula pace che c’è in questi giorni, agli ostaggi tornati, per fortuna, e naturalmente anche ai corpi pretesi e restituiti, come è giusto, ai propri cari”. Il riferimento è quanto accaduto nella Striscia di Gaza. Il professore ha ricordato che, prima dell’accordo, era già stato detto che alcuni corpi non sarebbero stati ritrovati subito, si sapeva già.
“Invece c’è stata una rivalsa per me tremenda, terribile, che ha portato a richiudere tutti i corridoi umanitari, a non far passare più le medicine, il cibo o altro, per un popolo che secondo me aveva già sofferto abbastanza”. Il prof ha riflettuto sul fatto che “in tutte le guerre c’è un attimo, un secondo, un momento in cui scappa fuori una parola, te la dico in greco, ‘Eleos‘. Questa parola fa parte della grande umanità, della grande capacità di vedere le cose dei Greci. Significa ‘pietà‘ e ha una forma corrispondente nella nostra parola compassione“.
Il professore, che spesso ha spiegato quanto sono importanti le parole, ha fatto scrivere sulla lavagna a Gramellini la parola compassione in modo separato (“con” e “passione”), perché la parola significa “soffrire insieme“. Il cantautore ha spiegato che arriva “un momento in cui sparisce tutto, la guerra, le botte, i colpi, le rabbie e in quel momento magico, fantastico, salta fuori l’umanità, l’umanesimo. La compassione porta a credere in un’altra parola greca, la Doxa, la reputazione del nemico ucciso, sapere che era un uomo, sapere che combatteva anche lui per delle cose che gli stavano a cuore e va restituito il corpo, perché i propri cari vogliono avere la capacità e la possibilità di parlargli”.
La lezione di epica di prof Vecchioni sull’Iliade
Dopo questa spiegazione, prof Vecchioni ha tenuto una lezione di epica, soffermandosi sull’Iliade di Omero e, in particolare sulla parte in cui possiamo leggere la supplica del vecchio Priamo al feroce Achille per riavere il corpo del figlio Ettore, vinto in battaglia.
In particolare l’ex insegnante di lettere (italiano, greco e latino) si è soffermato su due canti, il 22esimo e il 24esimo. “Il 22esimo è il canto del duello più atroce, più spaventoso di tutta la storia dei duelli e di due mentalità diverse, tra Ettore e Achille. Ettore difendeva la sua patria, la sua casa, sua moglie, i suoi cari. Achille difendeva se stesso e voleva vendicarsi della morte del suo amico e amante Patroclo”. Nel duello Ettore muore, ma prima di esalare l’ultimo respiro chiede che il suo corpo venga restituito al padre. Achille, invece, trascina il suo cadavere, distruggendolo, prima di andare a festeggiare la vittoria.
Durante la notte, però, un carro raggiunge l’accampamento degli Achei: a bordo c’è Priamo che va da Achille a chiedere la restituzione del corpo del figlio, piangendo. “Per favore ricordati tuo padre che ha avuto tutte quelle tremende disgrazie, ricordati che tu hai un figlio che è vivo. Io ho avuto 50 figli uccisi e l’ultimo me lo ha ucciso tu, il più grande di tutti, il mio figlio prediletto”.
Achille, grande fuori e fragile dentro, “ha un momento di Elios inizia a piangere ricordando il padre e che la guerra è assolutamente inutile, che tutte le guerre sono inutili”. Abbracciando l’uomo accetta di restituire il figlio, lavando il suo corpo e dando 12 giorni per celebrare il suo funerale, “perché era un grande eroe” e lo meritava.
Roberto Vecchioni ha poi concluso il suo intervento leggendo le parole stesse di Omero.
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