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Pier Paolo Pasolini e Roberto Vecchioni Ansa

Prof Vecchioni racconta Pier Paolo Pasolini: perché era "unico"

Roberto Vecchioni, in occasione di un evento commemorativo per i 50 anni dalla scomparsa del poeta, ha spiegato chi era Pasolini e in che cosa credeva

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

In occasione di un evento dedicato a Pier Paolo Pasolini, Roberto Vecchioni ha raccontato chi è stato il grande poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore, pittore e drammaturgo italiano, scomparso 50 anni fa, il 2 novembre del 1975, a Roma. Il professore e cantautore ha spiegato perché Pasolini è stato unico nel suo genere, descrivendolo con parole che sono arrivate dritte al quale e raccontando anche in cosa credeva il regista.

Come Roberto Vecchioni ha descritto Pasolini

Roberto Vecchioni è stato ospite di un evento commemorativo dedicato a Pier Paolo Pasolini, organizzato dal Centro Studi Pasolini e dal Comune di Casarsa. In occasione del suo intervento presso il teatro Pasolini, il professore, che ha insegnato in passato latino, greco e italiano in diversi licei classici del Nord Italia, ha detto, come riportato da Rai News 24 e dall’Ansa: “Pasolini ha illuminato il Novecento al buio. Aveva sentito con precisione che il mondo stava andando allo sbando, verso un’epoca meccanica e falsa”.

Il cantautore, ospite dell’evento commemorativo in occasione del 50esimo anniversario della morte dell’intellettuale, ha sottolineato che il regista ha capito prima di tutti “che con il Novecento finiva l’umanesimo e che senza umanesimo non c’è più niente. La borghesia che vedeva era l’anti-umanità, lo sviluppo dei pochi a scapito dei molti”.

Il professore ha anche ricordato ai presenti che il poeta non riusciva a trovare “compagni intellettuali, eppure li conosceva tutti: era solo perché era unico, non perché fosse isolato”. Secondo Roberto Vecchioni, Pier Paolo “Pasolini è stato il poeta della verità, uno che non ha mai avuto paura di pagare per ciò che diceva. In lui la poesia diventa un atto civile: non è ornamento, ma un modo per rischiare la vita”.

Pasolini è stato “poeta di come dovrebbe essere l’essere umano”, ricordando che “ci invita ancora a cercare le persone, non le apparenze” e che ci insegna che “ci insegna che non saremo mai soli se continueremo a cercare le persone e i valori eterni dell’uomo”.

In cosa credeva Pasolini: il racconto di prof Vecchioni

Nel suo intervento durante l’evento commemorativo per le celebrazioni del 50esimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, prof Vecchioni ha tenuto una vera e propria lezione, spiegando a tutti i presenti in cosa credeva l’intellettuale.

Pasolini “credeva nell’eguaglianza dei diritti e vedeva nella borghesia l’anti-umanità, quel conformismo che chiamiamo sviluppo, ma che non è vero progresso. Egli era poeta di come dovrebbe essere l’essere umano. Ci insegna che non saremo mai soli se continueremo a cercare le persone e i valori eterni dell’uomo”.

Roberto Vecchioni ha poi concluso la sua lezione leggendo Supplica a mia madre, “poesia in cui Pasolini ritrova Casarsa come anima e origine”. Un lungo applauso del pubblico presente nel teatro dedicato all’attore e regista ha ringraziando il cantautore per il suo intervento.

Marco Salvadori presidente del Centro studi, in merito alle celebrazioni dell’1 e 2 novembre 2025, ha spiegato: “Non celebriamo una fine, ma una continuità. Pasolini vive in chi oggi rifiuta l’omologazione e sceglie la parola come rinascita”.

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