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parolin e roccella ANSA

Roccella e il caso delle "gite" ad Auschwitz: affondo di Parolin

Le parole della ministra Roccella sulle "gite" ad Auschwitz continuano ad essere un caso: l'affondo del segretario di Stato vaticano Parolin

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Non si placano le polemiche sulle parole pronunciate dalla ministra Eugenia Roccella in merito alle “gite scolastiche ad Auschwitz”. Adesso è arrivato anche l’affondo di Pietro Parolin, il segretario di Stato vaticano.

Cos’ha detto la ministra Roccella sulle gite ad Auschwitz

Ricostruiamo quanto accaduto. Il 12 ottobre, la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella ha partecipato all’incontro organizzato dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane nella sede del Cnel a Roma intitolato ‘La storia stravolta e il futuro da costruire’.

Nel suo intervento al convegno, Roccella ha affrontato il tema dell’antisemitismo. Dopo un attacco alle università italiane, teatro di diverse proteste a sostegno del popolo palestinese, la ministra ha affermato: “Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz, cosa sono state? Sono state gite? Sono state davvero gite? A che cosa sono servite? Secondo me, sono state incoraggiate e valorizzate perché servivano esattamente all’inverso, ovvero a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia, un tempo non tanto lontano ma collocato in un passato storico, e collocato in una precisa area: il fascismo“.

Roccella ha aggiunto: “Le gite ad Auschwitz, secondo me, sono state un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta, e quindi che il problema era essere antifascisti, non essere antisemiti, non controllare fino in fondo quello che è avvenuto nel nostro passato, non fare i conti fino in fondo con quello che è avvenuto, come in particolare ha fatto la Germania”.

Le dichiarazioni della ministra sulle “gite ad Auschwitz” hanno subito alimentato le polemiche. La prima a controbattere è stata la senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto: “Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito ‘gite’ i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo”.

Anche le forze politiche di opposizione hanno attaccato le affermazioni di Roccella, definendole “gravissime” e “inqualificabili”.

La reazione di Parolin alla frase di Roccella sulle “gite” ad Auschwitz

Certamente ad Auschwitz non si va in gita, si va per fare memoria di una tragedia immane che ha colpito il popolo di Israele e che deve rimanere un monito per tutti noi, di fronte anche alla crescita dell’antisemitismo”. Così il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha replicato alle parole della ministra Roccella sui viaggi di istruzione ad Auschwitz.

“Questi sono punti di memoria che devono essere continuamente richiamati. Quindi andare lì vuol dire fare questo gesto di memoria e di solidarietà”, ha concluso il cardinale Parolin.

Cos’ha risposto la ministra Roccella a Parolin

Dopo le dichiarazioni di Pietro Parolin, è arrivata la replica della ministra Eugenia Roccella, che si è detta “perfettamente d’accordo” con il segretario di Stato vaticano.

Ad Auschwitz non si deve andare in gita: si va per ricordare l’antisemitismo di ieri e combattere quello di oggi, una piaga che dobbiamo tutti insieme sconfiggere. È esattamente quello che ho voluto dire”, ha precisato la ministra per la Famiglia nel tentativo di chiarire il senso delle sue parole.

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