Supplenti senza stipendio da mesi a scuola: cosa sta succedendo
Ai sindacati sono arrivate molte segnalazioni di supplenti brevi impiegati a scuola che sono senza stipendio da mesi: ecco cosa sta succedendo
Da più di due mesi, alcuni supplenti brevi continuano a lavorare a scuola senza ricevere alcuna retribuzione. Correggono compiti, preparano lezioni, garantiscono la continuità didattica in caso di assenze, ma il loro conto corrente resta fermo a zero: lo stipendio di settembre e ottobre non è ancora stato accreditato. Ma cosa sta succedendo?
- Perché alcuni supplenti a scuola sono senza stipendio da mesi
- Cos'ha detto il ministero su quanto sta succedendo
- La protesta di Anief: "I fondi arrivano in ritardo"
Perché alcuni supplenti a scuola sono senza stipendio da mesi
“Sono terrorizzato. L’anno scorso, il primo pagamento mi è arrivato dopo tre mesi, poi altri due mesi di attesa, e così per tutto l’anno. Ora sta succedendo di nuovo”. Lo ha raccontato Mirko, insegnante di italiano, storia e geografia in una scuola media di Firenze, a Open, che ha raccolto alcune testimonianze dei supplenti brevi nelle scuole italiane.
Quando ha chiesto chiarimenti all’istituto in cui lavora, la segreteria ha spiegato che “lo Stato sta verificando la disponibilità dei fondi” e che “purtroppo i tempi non dipendono da noi, ma dal ministero”. Per far fronte ai pagamenti urgenti, Mirko ha dovuto chiedere un prestito, visto che “le bollette e i mutui non aspettano nessuno”.
La situazione di Mirko è comune a molti supplenti, come dimostra l’aumento delle segnalazioni ai sindacati. Ebbene, quali sono le cause di questi ritardi?
Per legge, i supplenti brevi dovrebbero ricevere lo stipendio entro 30 giorni dall’inizio dell’incarico. La procedura prevede che il dirigente scolastico controlli e approvi i dati relativi al contratto entro tre giorni lavorativi, autorizzando il pagamento attraverso il sistema informatico SIDI. Quest’ultimo invia le informazioni a NoiPA, la piattaforma gestita dal ministero dell’Economia che si occupa dell’erogazione degli stipendi. A quel punto, la Ragioneria generale dello Stato, sulla base delle autorizzazioni ricevute, trasferisce alle scuole i fondi necessari per retribuire i supplenti.
Il problema nasce proprio in questa fase: capita che le scuole restino in attesa dei fondi che lo Stato tarda a trasferire. Lo scorso anno si era verificato lo stesso problema, e per protesta alcuni insegnanti avevano deciso di fare lo “sciopero dei voti“. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara aveva assicurato nuove misure di controllo e monitoraggio dei pagamenti, così da evitare i ritardi. Ma, come osservato da Open, a distanza di un anno la criticità non è stata risolta.
Cos’ha detto il ministero su quanto sta succedendo
Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha chiarito che, a differenza di quanto accaduto in passato, la situazione attuale non presenta criticità sul piano economico: “Le attuali disponibilità finanziarie dei pertinenti capitoli di bilancio del Ministero sono pienamente sufficienti a garantire la copertura dei ratei stipendiali dovuti nei mesi di settembre e ottobre”.
In sostanza, i fondi per pagare i supplenti ci sono. Tuttavia, il MIM ha preso le distanze dai ritardi segnalati, specificando che “le cause non sono attribuibili alla diretta responsabilità del ministero“.
La protesta di Anief: “I fondi arrivano in ritardo”
D’altra parte, però, il sindacato Anief ha fatto sapere di aver raccolto numerose segnalazioni da parte di docenti in tutta Italia. Maria Guarino, rappresentante del sindacato, ha spiegato che le segnalazioni sono di due tipi: “Da un lato i neo-immessi in ruolo, per i quali alcune segreterie hanno trasmesso in ritardo i contratti; dall’altro, i supplenti brevi, che a differenza dei docenti di ruolo o annuali vengono pagati direttamente dalle scuole”. Il problema è che “spesso le scuole non ricevono in tempo i fondi dal ministero, che li sblocca in ritardo rispetto alle scadenze previste – ha precisato -. Il risultato concreto è che i docenti restano senza stipendio”.
Nel frattempo, però, i supplenti devono affrontare le spese quotidiane e, come nel caso di Mirko, alcune volte si trovano a dover chiedere prestiti o aiuto a familiari e amici. “Nonostante decreti e circolari operative, il problema è irrisolto”, ha concluso Guarino.
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