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Troppe tasse universitarie in 9 atenei italiani iStock

Tasse troppo alte in 9 università italiane: rischio ricorsi

9 università italiane hanno superato la soglia limite per la contribuzione studentesca e ora rischiano ricorsi: quali sono e cosa sta succedendo

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

In 9 università italiane gli studenti stanno pagando troppe tasse, sforando i limiti di legge. A rilevarlo è un monitoraggio del ministero dell’Università e della Ricerca.

Una situazione già denunciata dalle organizzazioni studentesche, in particolare l’Unione degli Universitari (Udu), e per la quale si rischiano ricorsi milionari.

Quali sono i 9 atenei fuori norma per le tasse troppo alte

Si trovano praticamente tutte al Nord le 9 università individuate dal ministero nelle quali complessivamente gli studenti pagano più tasse rispetto a quelli che sono i limiti massimi ammessi dalla legge.

Quali sono questi limiti? A stabilirlo è la legge del 1997 (Dpr 306/1997), che definisce che il gettito da contribuzione studentesca non può superare il 20% del Fondo di finanziamento ordinario erogato dallo Stato. Questo è stato deciso per evitare che gli atenei coprano i costi con i contributi studenteschi in misura eccessiva, rischiando di creare disparità tra università grandi e piccole o tra territori più e meno ricchi.

Di quali atenei si tratta? Il Politecnico di Milano (il cui rapporto sfora il limite e raggiunge il 34,81%), l’Università dell’Insubria (27,87%), Ca’ Foscari di Venezia (24,65%), Milano-Bicocca (22,64%), Università di Padova (22,06%), Iuav Venezia (20,42%), Università di Modena e Reggio Emilia (20,32%), Università di Pavia (20,22%) e Università degli Studi di Brescia (20,09%).

Come funziona la contribuzione studentesca alle università

La contribuzione studentesca è tra le voci principali del bilancio di ogni ateneo italiano. Si tratta di entrate che le università incassano dalle tasse e dai contributi universitari pagati dagli studenti in quote variabili a seconda del livello di Isee, al netto di esoneri, riduzioni e borse di studio.

Ogni ateneo ha una propria autonomia gestionale, per la quale ogni anno decide l’importo delle tasse, tenendo conto della legge che stabilisce che la contribuzione studentesca non deve superare il 20% del Fondo di finanziamento ordinario erogato dallo Stato.

In virtù di questa autonomia, risulta che ogni ateneo raggiunge livelli diversi nel rapporto tra contributi degli studenti e finanziamenti ministeriali. Alcune università si avvicinano al tetto del 20%, mentre altre restano più basse. Ma ci sono casi, come quello rilevato ora dal ministero, in cui questo limite viene superato.

Chi dovrebbe controllare tale soglia? Spetta agli organi interni di controllo vigilare, perciò le università che sforano il limite del 20% sono considerate “fuori norma”.

Cosa è già successo e cosa succede ora

Superando i limiti di legge, c’è il rischio che vengano presentati ricorsi nei confronti degli atenei, come è già successo per l’Università di Torino: nel 2024 c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato, che ha condannato l’ateneo a restituire 39 milioni di euro ai propri iscritti.

Il monitoraggio condotto dal ministero è stato presentato alla Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, per affrontare il tema. Il ragionamento che si sta facendo è sulla struttura del Fondo di finanziamento ordinario, che è considerata troppo rigida per gli atenei. Una soluzione sarebbe l’ampliamento della quota di risorse non vincolate, che garantirebbe una programmazione e una distribuzione dei finanziamenti ministeriali più agevole per le singole università.

È stato aperto anche un tavolo di confronto con i rappresentanti degli studenti, con l’obiettivo di stabilire criteri condivisi e uniformi a livello nazionale per garantire ovunque una corretta attuazione della disciplina. Ad esempio, va chiarito se la contribuzione degli studenti fuoricorso rientra nel limite del 20%.

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