Salta al contenuto
valditara ANSA

Valditara ribadisce: "Carcere per chi non manda i figli a scuola"

"Carcere per chi non manda i figli a scuola": cos'ha detto il ministro Giuseppe Valditara al Forum Welfare Italia 2025 sulla dispersione scolastica

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha ribadito la sua posizione: chi non manda i figli a scuola deve andare in carcere. Una dichiarazione che ha riacceso il dibattito pubblico sul ruolo delle famiglie nella lotta alla dispersione scolastica. Secondo Valditara, il problema non è “la qualità della scuola”, ma un’emergenza “sociale” da affrontare con misure severe.

Perché chi non manda i figli a scuola deve andare in carcere (per Valditara)

Durante il suo intervento al Forum Welfare Italia 2025, che si è tenuto il 4 novembre a Roma, il ministro Giuseppe Valditara ha illustrato le misure messe in atto dal suo dicastero per la scuola italiana. Tra gli argomenti trattati, c’è anche quello della dispersione scolastica. Secondo il ministro, i provvedimenti adottati in tre anni di Governo Meloni, tra cui il Decreto Caivano e Agenda Sud, hanno contribuito a ridurre l’abbandono scolastico.

“Il problema non è la qualità della scuola, il vero problema è sociale – ha affermato Valditara -. Cosa fare per ridurre i divari sociali? Il Decreto Caivano per la prima volta stabilisce anche un censimento degli abbandoni scolastici, prima non c’era un sistema di rilevazione costante, e introduce sanzioni forti per le famiglie che non mandano i figli a scuola. Prima la sanzione era amministrativa per un massimo di 23 euro, ora si arriva a due anni di galera“, ha evidenziato il ministro.

Valditara ha poi presentato una serie di dati: “In provincia di Napoli erano stati rilevati 5.200 abbandoni, ma al termine dell’anno scolastico passato abbiamo recuperato oltre 3mila ragazzi che i genitori prima non mandavano a scuola“.

E sul tema ha concluso: “Insomma, le politiche contro la dispersione stanno iniziando a funzionare”.

I dati sulla dispersione scolastica in Italia

Ma com’è messa l’Italia sulla dispersione scolastica? Nel 2024, come evidenziato dalla Fondazione Openpolis, per la prima volta il dato sull’abbandono scolastico nel nostro Paese è sceso sotto la soglia del 10% (è al 9,8%), in avvicinamento al nuovo obiettivo Ue per il 2030 (sotto il 9%). Tra 2014 e 2015, circa il 15% dei giovani italiani tra 18 e 24 anni aveva lasciato gli studi prima del tempo. Rispetto ad allora, il calo è stato di oltre 5 punti percentuali.

Nonostante questo, Openpolis ha sottolineato che l’Italia “continua a muoversi a due velocità”: in molte aree si supera ancora il 15%, con picchi che sfiorano il 20% in alcune zone del Sud.

In Sicilia, pur essendo diminuito nel tempo, il tasso di abbandono scolastico è oltre il 15%. La provincia di Bolzano e la Sardegna presentano un dato leggermente inferiore, ma comunque vicino a questa soglia (rispettivamente 14,7% e 14,5%). In Campania, circa il 13% dei giovani interrompe il percorso di istruzione e formazione prima del tempo. Più incoraggianti, invece, i numeri registrati in Calabria e Puglia, che si avvicinano all’obiettivo europeo del 9% entro il 2030, con tassi rispettivamente pari al 10,8% e al 9,9%.

In diverse regioni italiane, il tasso di abbandono scolastico è già sotto la soglia del 9%. Tra queste figurano la Toscana, il Piemonte, il Friuli-Venezia Giulia, l’Abruzzo, l’Emilia-Romagna, la Lombardia, il Lazio, la provincia autonoma di Trento e l’Umbria.

Questi dati, hanno spiegato da Openpolis, “indicano come, nonostante negli anni le distanze tra le regioni siano molto diminuite, l’Italia sugli abbandoni resti ancora un paese fortemente differenziato“.

Il report sottolinea anche che il livello di urbanizzazione dei comuni rappresenta un fattore chiave per comprendere le disparità territoriali nella dispersione scolastica. A fronte di una media nazionale pari al 9,8%, le percentuali più elevate si registrano nei grandi centri urbani e nelle città ad alta densità abitativa, dove il fenomeno sfiora l’11%. Al contrario, nei comuni con densità intermedia, il tasso scende all’8,8%, posizionandosi già al di sotto del target europeo fissato per il 2030. Diversa la situazione nelle aree rurali, dove l’incidenza si attesta al 10%: si tratta di territori spesso periferici e scarsamente popolati, in cui la dispersione scolastica continua a rappresentare una sfida significativa.