Tra parlato e scritto
Spesso la causa del dubbio risiede nella fonetica. Due suoni molto simili – e con significati, di fatto, affini – vengono associati, quasi uniformati, all’interno del nostro cervello. È comune, quindi, che addirittura si tenda a pronunciare "a fianco" e "affianco" pressoché allo stesso modo, in maniera automatica e sbrigativa.
Se nella quotidianità e in contesti non formali questo può non rappresentare un problema; la questione sorge nel momento in cui si scrive. In quel caso, non c’è linguaggio colloquiale che tenga: non si esistono peccati veniali, solo forme corrette ed errori.
"A fianco" e "affianco" non sono la stessa cosa
"A fianco a" presenta, come sinonimi, "vicino a", "accanto a". Letteralmente, infatti, significa "accostato al fianco" e quindi esprime lo stato di chi si trova in una condizione di grossa contiguità, quasi a contatto.
Esempio: "Ho parcheggiato la mia macchina proprio a fianco alla tua".
"Affianco", invece, non è altro che la prima persona singolare del verbo "affiancare". Esprime l’azione di porsi a fianco o di collocare nomi, cose, città, animali… a fianco di qualcos’altro.
Esempio: "Affianco volentieri un po’ di pane a un contorno leggero"
In conclusione
Entrambe le forme sono corrette. Bisogna solo avere l’accortezza di usare l’una o l’altra a seconda che si intenda indicare uno stato o un’azione.