Entrambe le grafie sono corrette: possiamo usare la forma derivata dal simbolo km, kilometro, oppure la versione che presenta esclusivamente lettere dell’alfabeto italiano, chilometro. Tuttavia è bene ricordare che la seconda parola è di gran lunga la più utilizzata.

Certo è che quando dobbiamo servirci delle abbreviazioni è d’obbligo l’uso della k, mentre quando riportiamo la forma estesa conviene sempre usare la c. Ciò accade anche in altre situazioni legate ad unità di misura che si riferiscono alle migliaia: kg, kilogrammo e chilogrammo; kl, kilolitro e chilolitro; kw, kilowatt e chilowatt.

Da dove deriva, quindi, la k presente in tutte queste parole? Come spesso accade lo studio della storia della lingua, dell’etimologia in particolare, aiuta a comprendere meccanismi linguistici altrimenti difficili da spiegare. Il sistema metrico decimale fu introdotto durante la rivoluzione francese: furono i nostri vicini di casa ad adottare le parole kilogramme, kilolitre e kilomètre, coniate dal termine greco di origine incerta chílioi, che significava mille.

Chiarita l’origine del vocabolo è più facile capire il perché della compresenza di due versioni simili eppur accettate nella nostra lingua. Ed è altrettanto comprensibile perché sia preferibile la forma italianizzata che prevede l’uso della c, chilometro, nonostante non sia sbagliato utilizzare la variante francesizzante con la k, kilometro.