Il proverbio “Quando il padrone zoppica, il servo non va diritto” appartiene a una lunga lista di detti della saggezza popolare che utilizzano la claudicazione e le difficoltà motorie come metafora di condotte immorali, o comunque non percepite come positive. In epoche antiche anche i popoli più civilizzati, e magari dotati di codici di leggi più o meno inclusivi, non avevano sviluppato particolare sensibilità per le disabilità e le malattie invalidanti. Così chi era affetto da condizioni che procuravano la zoppia non godeva dello stesso status sociale di chi invece camminava correttamente.
In alcune culture, e in base ad alcune pratiche pseudoscientifiche, inoltre, i difetti fisici erano spesso visti come una punizione divina per comportamenti peccaminosi o come sintomo di malvagità e immoralità, che si ripercuotevano sul corpo, con le persone cattive che finivano per ammalarsi e quelle buone che invece rimanevano belle e in salute. Associazioni perpretate poi dalle narrazioni per cui gli antagonisti delle fiabe hanno spesso caratteristiche fisiche associabili a determinate condizioni invalidanti.
Il significato del proverbio
Per capire bene perché si dice che “Quando il padrone zoppica, il servo non va diritto”, allora, dobbiamo fare nostra la mentalità per cui la claudicazione è una metafora usata per indicare comportamenti sbagliati. D’altronde, come è possibile non camminare bene e seguire la proverbiale retta via, cara alla cultura cristiana e citata dal padre della lingua italiane, Dante Alighieri?
Anche il padrone e il servo sono solo figure metaforiche, e indicano più semplicemente un rapporto di subordinazione, di assoggettamento o di dipendenza, o anche solo un legame lavorativo, di amicizia o familiare. Il padrone è il capo o la persona più carismatica, mentre il servo è la persona che lo segue, prendendo ordini da lui o venendo ispirato dalle sue azioni. Insomma, se chi prende le decisioni sbaglia, sbaglierà anche chi quelle decisioni le attua o le segue.
Se il legislatore scrive una norma sbagliata, anche chi dovrà rispettarla e farla rispettare commetterà lo stesso sbaglio, nello stesso modo in cui chi sostiene una persona zoppa non può camminare correttamente e procedere dritto davanti a sé. E così anche chi segue una persona più carismatica o è tenuto a farlo, ad esempio percorrendo le orme dei propri genitori, e ha avuto un esempio sbagliato, sarà destinato a sbagliare a sua volta.
Altri proverbi simili
Con lo stesso identico significato troviamo anche il detto per cui “Il pesce puzza dalla testa“, già conosciuto tra gli antichi romani. Tornando invece alla claudicazione, è ancora più conosciuto il proverbio che dice che “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare“, dove però non è presente alcun riferimento al rapporto di subordinazione. Fortunatamente “Se il piede destro è zoppo, Dio rafforza il sinistro“.
Significato
Come tutti i proverbi che utilizzano la figura dello zoppo, anche questo associa la disabilità a comportamenti sbagliati. Così chi segue ordini immorali, o semplicemente ha un esempio negativo davanti a sé, si comporterà male a sua volta, perché indirizzato sulla cattiva strada.
Origine
Questo detto ha probabilmente origini molto antiche, e il suo significato risulta al giorno d'oggi particolarmente offensivo, considerando che nell'epoca moderna sappiamo bene che le condizioni invalidanti non sono certo sinonimo di cattiveria. Abbiamo attestazioni scritte dell'uso di frasi simili già tra il Medioevo e il Rinascimento, e sappiamo che la claudicazione era già presa di mira dalle culture classiche.
Varianti
- Italia: Chi va con lo zoppo impara a zoppicare