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Dostoevskij, romanzi universali e genio senza tempo

Uno scrittore sì, ma anche un filosofo, un poeta e un acuto psicologo: Dostoevskij nei suoi romanzi coglie la complessa essenza di ogni essere umano

Elena Arneodo

ESPERTA DI LIBRI

Traduttrice e autrice, editor e copywriter per case editrici, magazine e siti web, specializzata in viaggi e food. Da sempre appassionata di libri di vario genere, dai romanzi della letteratura classica ai best seller, dagli albi illustrati per bambini ai graphic novel, fino ai ricettari e ai fotografici.

Chi era Dostoevskij? A questa domanda è possibile rispondere in molti modi. Il più grande tra i maestri della letteratura russa, certamente un autore tra i più significativi dell’800, lo scrittore unico che in ogni luogo e in ogni tempo conterà sempre schiere infinite di lettori per capolavori come Delitto e castigo, I demoni o i Fratelli Karamazov.

Delitto e castigo

I demoni

I fratelli Karamazov

Di sicuro l’opera di Dostoevskij, nonostante sia profondamente radicata nelle grandi questioni del tempo in cui conobbe la luce, è ancora materia viva. E ciò perché, per dirla con le parole di Bulgakov ne Il maestro e Margherita, Dostoevskij è immortale! La sua immortalità deriva dalla natura stessa delle pagine che ha consegnato al mondo: pagine universali in grado di leggere il mistero dell’uomo e dei suoi sentimenti in ogni tempo, al di là di qualsiasi contingenza politica, economica e sociale. Non si contano i saggi – anche di grande fama come quelli di Michail Bachtin – sulla poetica, le interpretazioni filosofiche e psicologiche della produzione di Dostoevskij. Sono innumerevoli le trasposizioni teatrali e cinematografiche, infinite le influenze su tutto quanto dopo l’autore russo è stato realizzato. Ma dove sta l’unicità di questo artista? La biografia di Dostoevskij ci aiuta forse a comprendere alcuni tratti dell’approccio ai grandi temi presenti nei suoi libri.

Fëdor Michajlovič Dostoevskij nasce a Mosca nel 1821, è il secondo di sette figli. Ha un padre rigido, un medico militare che proverà sin da subito ad indirizzarlo verso la carriera nell’esercito e una madre che lo inizia alle letture dei grandi scrittori e poeti russi. Perde entrambi appena adolescente: prima la madre, poco dopo il padre, ucciso forse dagli stessi contadini che lavoravano nelle sue terre. Deve perciò fare subito i conti con la durezza del mondo e con alcuni episodi di epilessia che lo accompagneranno per tutta la vita. Ma è probabilmente l’arresto ingiusto per attività sovversive l’esperienza che incide più profondamente sulla sua esistenza. Dostoevskij evita la condanna a morte grazie allo zar Nicola I, ma viene comunque costretto a quattro anni di lavori forzati in Siberia. "Di sicuro per me non è stato tempo perduto" ebbe modo di scrivere il genio russo qualche tempo dopo, al termine della condanna. E in effetti proprio da quella deportazione, da quel contatto con un male non solo metafisico ma concreto e quotidiano nasce Memorie dalla casa dei morti. Un romanzo struggente, vero e a tratti anche ironico sulla pena, la libertà, il sistema carcerario.

Memorie dalla casa dei morti

Rientrato a San Pietroburgo, tra il 1862 e il 1866 Dostoevskij darà alle stampe quattro straordinari capolavori: Umiliati e offesi, Ricordi dal sottosuolo, Il giocatore e – tra i classici più amati mai scritti – Delitto e castigo.

Raskòlnikov è probabilmente il protagonista più noto dei romanzi di Dostoevskij. Si tratta di uno studente di San Pietroburgo in miseria che, per emanciparsi e lasciarsi alle spalle la povertà che lo opprime, uccide una vecchia usuraia e la sorella, per poi derubarle. Delitto e castigo è un’opera monumentale che merita però di essere letta senza timori reverenziali e poi riletta con maggiore consapevolezza, magari in una fase diversa della propria vita. Non c’è niente di "pesante" nella lettura di questo capolavoro che chiede soltanto di immergersi nella storia e promette di conquistare chiunque, una pagina dopo l’altra, con rivelazioni meravigliose sulla vita.

Il dubbio che Raskòlnikov sia uno specchio nel quale vedere la parte più nascosta di sé può cogliere ogni lettore, dal più appassionato a quello occasionale. E il dubbio, quell’incredibile generatore di consapevolezza, è il regalo più grande che un autore possa fare al mondo attraverso la sua opera.

Umiliati e offesi

Ricordi dal sottosuolo

Il giocatore

Dostoevskij non si erge mai a giudice dei suoi personaggi, non impone una sua visione predeterminata e immutabile delle cose, forse sa di non avere gli elementi per farlo. In Diario di uno scrittore scrive: " Non riusciremo mai a esaurire tutto il fenomeno, non afferreremo né l’inizio né la fine di esso. Noi conosciamo solo quel che si vede ed è evidente; inizio e fine sono per l’uomo ancora qualcosa di fantastico."

Diario di uno scrittore

Per Hermann Hesse, l’autore russo mette il suo genio sempre al servizio di due messaggi fondamentali. Il primo si esaurisce nella testimonianza della disperazione: la vita è crudele e selvaggia, è guerra, morte, è dolore inevitabile. Il secondo è risolutivo: nonostante l’esistenza sia tutto ciò, c’è pur sempre qualcos’altro, c’è la coscienza dell’uomo che ci fa "uscire dall’insopportabile solitudine dell’assurdo, mettendoci in contatto col senso delle cose, con la loro essenza, con l’eternità".

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