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I libri vincitori del Premio Strega degli ultimi anni

Scopri quali sono i titoli e gli autori vincitori del prestigioso Premio Strega negli ultimi anni: libri da non perdere e da leggere tutto d'un fiato.

Cos’è il Premio Strega? per tutti coloro che non sono poi così appassionati di letteratura, è una domanda più che legittima. Si tratta infatti del premio letterario più importante e riconosciuto a livello italiano e, ogni anno dal 1947, viene conferito all’autore di un libro di narrativa scritto in lingua italiana.

Negli anni, il Premio Strega ha premiato opere che sono finite col diventare dei veri best seller. Tra tutti, degno di menzione è sicuramente Il nome della rosa di Umberto Eco. Continua nella lettura dell’articolo per scoprire quali sono stati i libri che hanno vinto il Premio Strega negli ultimi anni.

Spatriati (2022), Mario Desiati

Spatriati

Il primo dei libri che ha visto il premio Strega che vi presentiamo è "Spatriati" (2022): un romanzo sull’appartenenza e l’accettazione di sé, sulle amicizie tenaci, su una generazione che ha guardato lontano per trovarsi.

Claudia entra nella vita di Francesco in una mattina di sole, nell’atrio della scuola: è una folgorazione, un desiderio di vita. Cresceranno insieme, bisticciando, divergenti e inquieti. Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo; mentre Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: «lo sai che tua madre e mio padre sono amanti?» Da quel momento non si lasciano più.

A Claudia però la provincia sta stretta e, appena può, fugge: prima Londra, poi Milano e infine Berlino.; Francesco invece resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Sono due spatriati, irregolari, o semplicemente giovani.

Desiati mette in scena le complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant’anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d’Europa. Con una scrittura poetica ma urticante, racconta le mille forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi.

Due Vite (2021), Emanuele Trevi

Due Vite

«L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti e cercare la distanza giusta, che è lo stile dell’unicità». Così scrive Emanuele Trevi in un brano di "Due Vite": libro vincitore del Premio Strega 2021 che, all’apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia.

Due nature differenti quelle di Rocco e Pia: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, così propensa alle illusioni. Ne ridisegna i tratti: la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati del primo; l’aspetto da incantevole signorina inglese della seconda, così seducente da non suggerire alcun rimpianto per la bellezza che le mancava.

Ne mostra anche le differenti condotte: l’ossessione della semplificazione di Rocco Carbone, impigliato nel groviglio di segni generato dalle sue Furie; la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si muta in coraggio e pulizia interiore.

Tuttavia, la distanza giusta, lo stile dell’unicità di questo libro non stanno nell’impossibile tentativo di restituire esistenze che gli anni trasformano in muri scrostati dal tempo e dalle intemperie. Stanno attorno a uno di quegli eventi ineffabili attorno a cui ruota la letteratura: l’amicizia. Nutrendo ossessioni diverse e inconciliabili, Rocco Carbone e Pia Pera appaiono, in queste pagine, come uniti da un legame fino all’ultimo trasparente e felice, quel legame che accade quando «Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino».

Il Colibrì (2020), Sandro Veronesi

Il Colibrì

"Il Colibrì", romanzo potentissimo, che incanta e commuove, sulla forza struggente della vita, è il vincitore del Premio Strega 2020.

Marco Carrera è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta. Perché sopravvivere non significa vivere di meno.

Intorno a lui, altri personaggi indimenticabili, che abitano un’architettura romanzesca perfetta. Un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni Settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l’uomo nuovo.

Il figlio del secolo (2019), Antonio Scurati

Il figlio del secolo

Libro vincitore del premio Strega del 2019 è "M. Il figlio del secolo": romanzo documentario impressionante non soltanto per la quantità di fonti a cui l’autore, Antonio Scusati, attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana.

Lui, "M", è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia.

Nulla è inventato del dramma di cui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti, D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano, né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti "da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa".

La ragazza con la Leica (2018), Helena Janeczek

La ragazza con la Leica

"La ragazza con la Leica", vincitore del Premio Strega 2018, racconta la vita di questa ragazza ribelle, l’amore con Robert Capa, l’avventura di fotografare e la gioia di vivere nella Parigi degli anni Trenta.

Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.

Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa. Per tutti Gerda ­rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di ­vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta infatti una telefonata intercontinentale tra due di loro, Willy e Georg, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante.

Le otto montagne (2017), Paolo Cognetti

Le otto montagne

La montagna de "Le otto montagne", vincitore del Premio Strega 2017, non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.

Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, mentre il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, quella per la montagna: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati.

Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà lì tutte le estati, e lì conoscerà Bruno, un ragazzino dai capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole. Bruno ha la stessa età di Pietro ma non è in vacanza: si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così, per i due ragazzi, estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri.

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