foto: 123rf
Magazine

Libri sulla Shoah per bambini di 8 anni - Seconda parte

Leggere il presente guardando al passato e abbracciando il futuro con speranza: i libri sulla Shoah per bambini di 8 anni ci interrogano sulla nostre responsabilità

Elena Arneodo

ESPERTA DI LIBRI

Traduttrice e autrice, editor e copywriter per case editrici, magazine e siti web, specializzata in viaggi e food. Da sempre appassionata di libri di vario genere, dai romanzi della letteratura classica ai best seller, dagli albi illustrati per bambini ai graphic novel, fino ai ricettari e ai fotografici.

Avendo enunciato le premesse che hanno mosso la nostra selezione nell’articolo precedente, proseguiamo la nostra proposta di libri sulla Shoah per bambini di 8 anni passando direttamente alle recensioni di altri titoli da noi scelti.

La città che sussurrò, di Jennifer Elvgren e Fabio Santomauro, Giuntina

Il tratto distintivo di questo libro sulla Shaoh per bambini di 8 anni è senza dubbio il punto di vista: quello di una bambina che vede con lucidità quanto accade intorno a lei e che – grazie ad un’intelligenza limpida e lineare tipica dei più piccoli, accompagnata da una buona dose di sangue freddo – affronta con assennato ingegno la realtà che la circonda. In questo volume dalla rara delicatezza viene descritta in modo autentico la realtà di un’epoca in cui le persecuzioni sono all’ordine del giorno, in tutta Europa, anche in Danimarca: il timore, il nervosismo, l’angoscia… tutte sensazioni palpabili nell’aria, tanto più per una famiglia – quella di Annett – che nasconde una madre e un figlio ebrei nella propria cantina. In questa convulsa atmosfera la piccola trova il modo di cambiare il corso degli eventi che spetterebbe ai rifugiati. Come? In primis vincendo i suoi timori, siano essi apparentemente insignificanti agli occhi degli adulti – come scendere ogni mattina nel seminterrato su scale ancora buie per consegnare la colazione ai profughi – siano essi più grandi – come schivare i nazisti sulla strada del ritorno ed evitare che scoprano chi segretamente è accolto in casa sua. È infatti Annett a comprare una dose extra di pane da consegnare ai fuggitivi per affrontare il viaggio che li aspetta verso la Svezia; è lei a chiedere alla bibliotecaria dei libri da dare al suo amico Carl ed è ancora una volta la bambina a prendere le uova dal contadino per gli esiliati. Tutto fila liscio finché i soldati non bussano alla porta perché in cerca di una famiglia di ebrei. Anche in questa occasione Annett evita con fermezza di insospettirli, per poi riferire ai genitori l’accaduto. È necessario organizzare la fuga la notte stessa. Ma come fare nel caso in cui la luna sia coperta dalle nuvole e la strada che conduce al porto troppo scura? È la bambina a trovare la soluzione. Lo fa pensando alla sua esperienza personale: sono stati i sussurri dalla cantina a darle il coraggio di scendere le scale e saranno le voci del villaggio a guidare i due ebrei a destinazione. Ecco allora che Annett, aiutata dai genitori, organizza un tam tam notturno: "di qua", "di qua", "di qua", dicono i vicini, in un cordone umanitario fatto di mormorii sottili. La ciclicità di episodi simili che si ripetono lungo la trama disegna un climax ascendente di tensione rafforzata dalle tonalità cupe delle illustrazioni permeate di azzurro-grigio, blu scuro, beige, rosso, verdone, ma allo stesso tempo addolcite da un tratto che per certi versi ricorda quello delle graphic novel: perché in fondo, oltre a dipingere la mestizia di un tempo buio, questa storia è un inno alla solidarietà. Insomma, questo libro sulla Shoah per bambini di 8 anni è un piccolo capolavoro che non può mancare nelle librerie dei primi anni delle scuole elementari.

La città che sussurrò

A chi appartengono le nuvole?, di Mario Brassard, Orecchio Acerbo

Per affrontare il tema della guerra e dell’esilio forzato di centinaia di profughi, il secondo libro sulla Shoah per bambini di 8 anni vede nuovamente protagonista una bambina con il suo punto di vista. E anche in questo caso i colori scelti per le illustrazioni – lo si evince fin dalla copertina – rispecchiano le emozioni e le atmosfere che permeano quel terribile periodo: un fondo beige su cui si stagliano immagini dagli essenziali tratti grigio ardesia, figure talvolta ravvivate, seppur timidamente, dall’azzurro del cielo e da sparute tracce di rosso in ambiente devastato dal conflitto. Un qualsiasi conflitto, perché non sono espliciti – seppur facciano capolino – i rimandi alla Seconda Guerra Mondiale. Ci sono le macerie di case ridotte in briciole, gli sfollati costretti alla fuga, la tensione costante, la stanchezza di una psiche piegata dagli avvenimenti: come sempre accade nelle guerre, in tutto il mondo. La trama è dunque affidata alla bambina cresciuta, Mila, che mette insieme le fotografie del padre e i ricordi della sua infanzia in un gioco di reminiscenze ora nitide ora sfocate, ora aderenti alla realtà ora annacquate da un’immaginazione che talvolta sconfina nella dimensione onirica. Sono le sensazioni fisiche a caratterizzare i frammenti del passato, come ad esempio il fremito generato dal terrore dei soldati e la separazione da un mondo materico – quello della violenza – attraverso l’immersione in un ambiente sognato che si rende necessario per puro spirito di sopravvivenza. Un distacco compiuto comunque con la preoccupazione di un ritorno ad una realtà dalle condizioni ancora peggiori rispetto a quelle che si sono lasciate prima della fuga nel sonno. È in questo nuovo mondo che si spera di trovare finalmente delle nuvole bianche, dei segni di speranza che prendano le distanze dalle nubi grigie che coprono il cielo e che, quasi indistintamente, escono dalla fabbrica di armi. In quest’atmosfera desolata e sospesa spicca la figura di uno zio che prende in giro l’intero sistema, che sbeffeggia i despoti, che si prende gioco di una struttura normativa priva di senso, che si serve dell’umorismo per parodiare la realtà che lo circonda. Un libro che sottolinea quanto sia importante e difficile ricordare, che disconosce le ostilità belligeranti e che ricorda quanto sia faticoso espatriare se lo si fa non per libera scelta.

A chi appartengono le nuvole?

​​Bruno, il bambino che imparò a volare, di Iréne Cohen Janca e Maurizio A.C. Quarello, Orecchio Acerbo

Stessa casa editrice, altro capolavoro in cui le immagini aderiscono al testo scritto e allo stesso tempo delineano una seconda narrazione fatta di nuove sfumature, illustrazioni che si possono leggere in modo autonomo, quasi come in un silent book. Il protagonista di questo libro sulla Shoah per bambini di 8 anni – l’autrice stessa lo consiglia fin dalla scuola primaria, ma è un albo valido anche per i più grandicelli – è un personaggio realmente vissuto. In questa storia si raccontano le vicende di Bruno Schulz, un ebreo polacco noto per la sua attività artistico-letteraria – fu insegnante di disegno di cui sono conosciute le incisioni, nonché romanziere e traduttore di Kafka – e, purtroppo, per la tragica fine che lo vide cadere tra le vie della sua cittadina in circostanze poco chiare senza che se ne trovasse mai il corpo; forse una ripicca tra ufficiali nazisti, forse una delle numerose sparatorie che imperversavano per strada. Soprattutto è la storia di come la diversità possa diventare un punto di forza, un’opportunità da sfruttare per distinguersi dai più. Bruno è infatti un bambino piccolo e dalla testa grande, con gambe troppo corte per correre veloce come i suoi compagni, schivo, introverso, timido e sempre imbarazzato. È un ragazzino che osservava il mondo standosene in disparte, che guarda gli altri da una prospettiva appartata, quella della sua piccola cittadina e della bottega di tessuti del padre, studioso dalla fervida immaginazione e allo stesso tempo genitore irreprensibile e severo. È qui che Bruno inizia a volare con la fantasia e a dare libero sfogo ad una creatività senza pari. Un fisico diverso dai canoni standard, un temperamento fuori dagli schemi, una mente sempre in movimento: perché unicità, originalità e diversità sono valori da promuovere.

Bruno, il bambino che imparò a volare

Fu stella, di Matteo Corradini e Vittoria Facchini, Lapis

Un libro sulla Shoah per bambini di 8 anni scritto da uno dei massimi esponenti italiani di didattica della Memoria, Matteo Corradini. Una raccolta in rima, quasi una lunga filastrocca che raccoglie 10 destini di uomini e donne, anziani e bambini, maestri, rabbini e librai. Alcuni deportati, altri discriminati e percossi in strada, altri ancora strappati alla scuola… ma sempre sopraffatti e schiacciati dalla violenza dilagante della Seconda Guerra Mondiale. Corradini ricrea con cruda delicatezza un mondo di sfollati, scheletri viventi in campi di concentramento, soldati feroci e arrabbiati. Raccoglie esperienze di vita parallele che si intrecciano, vissuti unici e irripetibili ma accomunati dall’orrore di tempi che non devono essere dimenticati. Un messaggio gridato da una voce narrante del tutto anomala: una stella gialla a sei punte che, in quanto distintivo cucito sugli abiti degli ebrei, osserva lo svolgersi della Storia dall’interno senza poter deviare il corso degli uomini che la indossano, ma con una missione che non può tacere. Quella di raccontare. Aggiungono valore creativo e profondità all’opera anche il rimando del titolo alla fustella, ossia a quel foro – non a caso a forma di stella di David – che lega le immagini e i racconti contenuti nelle singole pagine.

Fu stella

La perfida Ester, di Lia Levi, Mondadori

Proseguiamo la nostra selezione di libri sulla Shoah per bambini di 8 anni con un’autrice che ha votato l’intera esistenza alla memoria, sia con romanzi e articoli dedicati agli adulti – è stata la fondatrice e la direttrice di Shalom, una rivista mensile con informazioni dalla comunità ebraica – sia con storie pensate per i più piccoli. La prima delle due opere da noi scelte riassume in sé il destino che ha travolto numerosi ragazzini ebrei costretti a lasciare la scuola a seguito della promulgazione delle leggi razziali del 1938. La sorte toccata a molti è qui convogliata nell’esperienza di Ester, una bambina che a Roma ha subito il distacco forzato non solo da un percorso formativo brutalmente reciso, ma anche da amicizie, esperienze di crescita e figure di riferimento, e ha dovuto affrontare l’angoscia di un futuro incerto. La grande capacità dell’autrice è di parlare di temi complessi e potenzialmente traumatici servendosi di trame fluide e leggere ma sempre lucide, che lasciano addirittura spazio ad aneddoti divertenti. Perché i protagonisti sono pur sempre bambini che vivono in un mondo di scherzi, giochi e birichinate, nonostante intorno a loro imperversi l’orrore.

La perfida Ester

Il Giorno della Memoria raccontato ai miei nipoti, di Lia Levi, Piemme

Questo secondo libro sulla Shoah per bambini di 8 anni di Lia Levi si interroga invece sul senso e l’importanza della Memoria. È un volume che l’autrice indirizza esplicitamente agli "amici" insegnanti – così li chiama – in modo che abbiano a disposizione uno strumento utile per riflettere con i loro studenti sul passato. Lo stile scelto predilige la linearità, una semplicità del racconto che nulla toglie alla chiarezza e alla diretta esposizione dei fatti. Il contenuto è invece il risultato del fitto confronto che la donna ha avuto negli anni sia con i suoi – numerosi – nipoti, sia con i ragazzi che ha incontrato nelle scuole che ha visitato. Il libro è diviso in tre parti. La prima raccoglie una serie di considerazioni fatte sulla memoria, intesa sia come capacità del singolo di ricordare, sia come Memoria con la M maiuscola, quella della giornata ad essa dedicata; qui si forniscono diverse domande con risposte, ma anche numerosi quesiti che ancora non hanno trovato spiegazioni soddisfacenti, dubbi e questioni aperte. La seconda parte è quella più legata alla sua esperienza autobiografica, quella di bambina ebrea di circa 10 anni che ha vissuto un’infanzia incanalata coercitivamente nei binari istituiti dalle leggi razziali e segnata dal terrore di essere scoperta durante il periodo della caccia all’ebreo. La terza parte, infine, si focalizza sul presente, sulla sua esperienza di testimone nelle scuole, su aneddoti che raccontano di incontri postumi con i bambini di allora o con persone che l’hanno aiutata nel corso della vita. Qui l’obiettivo è quello di ribadire alle nuove generazioni che nulla deve essere dato per scontato, perché è solo il ricordo a mantenere vivi gli obiettivi raggiunti nel tempo. Ed è qui che la Levi passa il testimone ai giovani che attraverso azioni di responsabilità hanno il compito di evitare il ripetersi della Storia.

Il Giorno della Memoria raccontato ai miei nipoti

Sappiamo che sugli scaffali delle librerie sono esposti tanti altri volumi sulla Shoah per bambini di 8 anni che meriterebbero ampio spazio. Per citarne alcuni, ricordiamo ad esempio Il giorno speciale di Max di Sophie Andriansen, Il violino di Auschwitz di Anna Lavatelli e Cinzia Ghigliano, La guerra di Becky. L’olocausto del Lago Maggiore di Antonio Ferrara, Rutka. La bambina segreta di Joanna Fabicka. Tuttavia al momento preferiamo chiudere qui la nostra selezione di titoli, con l’auspicio di poter approfondire l’argomento con la lettura e la recensione di altri romanzi ed albi illustrati sul tema.

Italiaonline presenta prodotti e servizi che possono essere acquistati online su Amazon e/o su altri e-commerce. In caso di acquisto attraverso uno dei link presenti in pagina, Italiaonline potrebbe ricevere una commissione da Amazon o dagli altri e-commerce citati. I prezzi e la disponibilità dei prodotti non sono aggiornati in tempo reale e potrebbero subire variazioni nel tempo: è quindi sempre necessario verificare disponibilità e prezzo su Amazon e/o su altri e-commerce citati.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963