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Perché si dice fare la cresta?

La moderna espressione "fare la cresta" deriva dall'antica tradizione contadina dell'"agresto": tutti i dettagli sulla nascita di questo modo di dire

Quando si parla di soldi, uno dei modi di dire più utilizzati e conosciuti in Italia è "fare la cresta". Questa espressione viene generalmente utilizzata per indicare qualcuno che trattiene per sé qualcosa in più del dovuto. Ma da dove nasce questo modo di dire? L’origine di questa particolare espressione è legata a un’antica tradizione contadina, cioè l'"agresto", che poi col passare degli anni, ha subito una variazione linguistica fino ad arrivare ai giorni nostri come "cresta". Approfondiamo ora, più nel dettaglio, perché si dice fare la cresta.

Cosa significa "fare la cresta"

Prima di scoprire la precisa origine dell’espressione "fare la cresta" è doveroso soffermarsi sul suo esatto significato e sul contesto in cui è possibile utilizzarla. Come già accennato, essa fa riferimento al gesto di trattenere per sé qualcosa in più del dovuto. L’enciclopedia Treccani fornisce un esempio di un possibile utilizzo di questa espressione: "fare la cresta sulla spesa" sta a significare, nello specifico, trattenere per sé una parte dei soldi ricevuti per la spesa d’ogni giorno, facendo figurare prezzi d’acquisto maggiori dei prezzi effettivi.

Anche l’enciclopedia Treccani conferma l’origine legata all’antica tradizione contadina del "fare l’agresto". Scopriamola meglio.

Cos’è l’agresto

In tempi antichi, i contadini erano abituati a rendere più appetibili le loro pietanze utilizzando l’agresto, un particolare condimento ricavato dall’uva ancora acerba, che non poteva essere utilizzata per fare il vino. Probabilmente la sua nascita si deve all’esigenza pratica di non sprecare l’uva raccolta, inclusa quella ancora acerba.

Proprio nella fase di raccolta dell’uva, però, i contadini più affamati erano soliti approfittare di questa occasione per cogliere, oltre all’uva acerba, qualche grappolo d’uva più matura che non sarebbe spettata loro. Coloro i quali venivano scoperti erano accusati di "fare l’agresto".

L’espressione "fare l’agresto" è presente anche nell’opera "Il Malmantile racquistato", scritta dall’autore fiorentino del Seicento Lorenzo Lippi.

Come abbiamo già sottolineato, questo particolare modo di dire ha poi subito una trasformazione nel corso del tempo, fino a diventare il moderno "fare la cresta".

La ricetta dell’agresto e i suoi utilizzi

Ora che sappiamo che la moderna espressione "fare la cresta" deriva dall’antico rito contadino del "fare l’agresto", è l’occasione di chiarire anche in che modo i contadini, in antichità, realizzavano questo particolare condimento per le loro pietanze.

Per fare l’agresto, veniva utilizzato il mosto ricavato dai grappoli d’uva più acerba, che veniva fatto fermentare all’interno di barili di legno conservati sotto il sole. Il mosto veniva fatto bollire per ottenerne una riduzione.

Questo particolare condimento di origine contadina, oltre che per insaporire le pietanze, veniva utilizzato anche come bevanda dissetante, in virtù delle supposte proprietà terapeutiche.

Al giorno d’oggi, la tradizione dell’agresto è conservata in alcune aree d’Italia: questo condimento acidulo ottenuto dalla cottura del mosto di uva acerba e dall’aggiunta di aceto e di spezie viene utilizzato, nello specifico, soprattutto sulle carni di vitello, pollo e quaglia. In Lombardia e Piemonte l’agresto viene aggiunto al brodo del bollito per conferirgli più "carattere". In Toscana e, più precisamente, a San Miniato, l’agresto è stato perfino riconosciuto nel 2009 "Prodotto agroalimentare tradizionale" della Regione Toscana dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

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