A tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di vedere, alzando lo sguardo al cielo gli uccelli che volano in stormi a forma di V. La formazione molto particolare che viene assunta dai volatili durante le migrazioni non è casuale, ma frutto dell’istinto e di una conoscenza profonda delle correnti e dei meccanismi del volo.
Perché gli uccelli volano in stormi a forma di V
Gli uccelli volano in stormi a forma di V per un motivo preciso. Questa formazione prevede che un uccello voli al vertice, mentre tutti gli altri devono posizionarsi dietro, creando un doppio schieramento in cui ogni esemplare vola con una traiettoria che è parallela a quella di chi lo precede e leggermente spostata all’esterno. Questa disposizione, adottata sia per spostamenti brevi che per i lunghi flussi migratori, è dovuta a ragioni legate all’aerodinamica.
In questo modo infatti ogni uccello dello stormo riesce a sfruttare i vortici che vengono generati dall’uccello precedente. I vortici dunque trascinano l’animale che vola subito dietro. L’uccello che fatica più degli altri, non a caso, è quello che fa da apripista. Il problema viene però risolto in modo intelligente visto che avviene un periodico cambio con tutti gli uccelli che, a turno, assumono il comando della formazione. Questo volo a V è tipico di alcune specie come le oche e i cormorani. Altri, come i passeri, che sono più leggeri e piccoli, volano in ordine sparso oppure a gruppi.
I segreti del volo degli uccelli
Gli uccelli devono la loro capacità di volare soprattutto alle penne. Le loro ali sono molto simili alle nostre braccia da un punto di vista strutturale, ma consentono il volo grazie alla presenza delle penne che creano una superficie leggera e semi-rigida. Nate oltre 130 milioni di anni fa, all’epoca dei dinosauri, sono dotate di un’asta centrale, denominata rachide, da cui partono delle lamine (le barbe). Sono leggerissime e si rinnovano continuamente: quando ne cade una ne spunta subito un’altra nuova. Non vanno confuse però con le piume che sono più corte e morbide, necessarie per proteggersi dal freddo.
Alle penne si aggiungono uno scheletro ultraleggero e muscoli potenti che permettono il volo. Le ossa degli uccelli presentano una trama interna a nido d’ape che le rende leggere, ma robuste. I muscoli pettorali sono sviluppati e l’apparato respiratorio molto efficiente. I polmoni, simili a quelli umani, sono collegati a dei sacchi aerei che, quando l’animale è sotto sforzo, pompano aria fresca. Con il tempo ogni esemplare ha sviluppato una particolare tipologia di volo. Gli albatri, ad esempio, presentano delle ali lunghissime che possono raggiungere i 3,5 metri di apertura. Grazie ad esse si muovono per chilometri, tenendole immobili e sfruttando i venti che soffiano.
Al contrario i piccoli uccelli come i fringuelli, hanno ali corte e ampie, che battono continuamente e a grande velocità, in particolare durante l’atterraggio o il decollo. I rapaci, invece, girando in grandi cerchi nelle masse d’aria in ascesa, si lasciano trasportare senza compiere nessuno sforzo.