Poiché si scrive con un accento acuto, vale a dire un accento che dal basso sale verso l’alto. Questo perché l’ultima vocale è una e chiusa, che si pronuncia stringendo maggiormente la conformazione della bocca rispetto a lemmi che terminano con una e aperta. Succede la stessa cosa in tutti i vocaboli accentati che terminano in -che come perché, sennonché, ancorché, pressoché, purché, cosicché, affinché…

Visto che si tratta di una congiunzione causale usata soprattutto nello scritto – a differenza del sinonimo perché – conviene sapere quale sia la grafia corretta. Spesso, tuttavia, riportando con una penna su carta quanto vogliamo dire non prestiamo attenzione all’inclinazione dell’accento e digitando le lettere accentate su una tastiera non ci concentriamo sulle scelte operate dal correttore automatico, dandole per scontate. Il risultato sono errori compiuti senza accorgercene.

Per capire quale sia il giusto segno grafico da utilizzare bisogna conoscere la differenza tra e (ma anche o) aperta e chiusa. Si tratta di uno scarto fonetico difficile da percepire tanto che risulta irriconoscibile anche da numerosi italiani madrelingua; le inflessioni regionali non aiutano, poiché spesso si distanziano dalla dizione corretta.

Gli esempi servono a facilitare la comprensione: la e aperta è quella che compare in termini come sèdia e ièri, mente la e chiusa è quella di parole quali séra o céna. Se ancora non siamo in grado di distinguere la differenza tra i due suoni possiamo pensare a pésca e pèsca, che indicano rispettivamente lo sport e il frutto.

Dal punto di vista grafico la e aperta viene segnalata con l’accento grave, mentre la e chiusa vuole l’accento acuto. Ne consegue che la congiunzione causale poiché si scrive sempre con un accento che procede da sinistra verso destra andando dal basso verso l’alto.