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Amore e delicatezza: i libri sulla Shoah per bambini di 6 anni

I libri sulla Shoah per bambini di 6 anni possono essere uno strumento di riflessione interessante, a patto che trattino il tema con la giusta sensibilità

Elena Arneodo

ESPERTA DI LIBRI

Traduttrice e autrice, editor e copywriter per case editrici, magazine e siti web, specializzata in viaggi e food. Da sempre appassionata di libri di vario genere, dai romanzi della letteratura classica ai best seller, dagli albi illustrati per bambini ai graphic novel, fino ai ricettari e ai fotografici.

Gli albi illustrati hanno l’eccezionale capacità di trattare con la giusta sensibilità e puntualità argomenti altrimenti difficili da tradurre e valori da promuovere a qualsiasi età: amore, giustizia, pluralismo, diversità, inclusione e il coraggio di schierarsi dalla parte del bene con azioni concrete capaci, nel loro piccolo, di cambiare il mondo.

Tutti messaggi di cui i libri sulla Shoah per bambini sono portatori. Crediamo infatti che anche i più piccoli possano e debbano conoscere la differenza tra cosa sia il bene e cosa il male per affacciarsi alla vita con uno sguardo libero da pregiudizi, tollerante, fiducioso e soprattutto giusto. Ecco perché abbiamo visto nella Giornata della Memoria, celebrata ogni anno il 27 gennaio, l’occasione per scoprire alcuni capolavori della letteratura per l’infanzia che, trattando varie tematiche legate alla Seconda Guerra Mondiale, promuovono messaggi validi universalmente.

Dopo una prima selezione per i 5 anni, abbiamo stilato una lista di quelli che riteniamo essere i più significativi libri sulla Shoah per bambini di 6 anni, prima di proseguire la nostra rassegna con volumi dedicati ai 7 anni, agli 8 anni e ai 9 anni. A voi la scelta di quale proporre ai vostri figli, alunni o amici.

Mi chiamo Nako, di Guia Risari, Paoline Editoriale libri

Un’autrice capace di regalare forti emozioni. I suoi titoli hanno infatti lo straordinario potere di innestare l’arte poetica su testi mordaci, sostenuti da illustrazioni a dir poco straordinarie. Quello che abbiamo tra le mani non è un vero e proprio libro sulla Shoah per bambini di 6 anni, ma una storia che mette in luce altri aspetti strettamente correlati al tema: attraverso le avventure di un bambino presumibilmente rom – che non ha radici, è privo di una fissa dimora e deve rubare per riempirsi la pancia – si delinea una narrazione in cui la sregolatezza permette di affrontare con maggiore serenità un mondo che sta andando alla deriva. Ciò che da una società perbenista è criticato e osteggiato diventa un modus vivendi che sopravvive, anzi, che funziona quando vengono meno tutte le leggi che regolano la normalità. Pur non nascondendo la sofferenza che il peso del giudizio imprime, Nako diventa l’incarnazione dell’autenticità più libera, dell’assenza di barriere, anche quelle apparentemente invisibili.

Mi chiamo Nako

Il Ponte delle Stelle, di Mirko Montini, Il Ciliegio

Questo racconto è espressamente concepito per affrontare il tema della memoria nella scuola primaria. È stato infatti scritto e pensato da un insegnante impegnato a dare spiegazioni evitando traumi nei giovanissimi ascoltatori, anche attraverso illustrazioni che per certi aspetti ricordano la tecnica adottata nei fumetti, con baloon e testi verbali che integrano le immagini. Vediamo la trama. Il ponte citato nel titolo di questo libro sulla Shoah per bambini di 6 anni demarca il confine tra due zone di una città capeggiate da un tiranno sempre adirato: una dove vivono persone felici e sorridenti, sempre pronte a raccontare storie e a far festa con balli e canti; l’altra dove abitano tutti quegli individui a cui è stata appuntata sul petto una stella gialla a sei punte. Questo fino al giorno in cui tale soluzione convince il despota. Ad un certo punto il sovrano decide infatti di confinare gli ebrei in un villaggio più lontano dove sono costretti a lavorare senza sosta. La storia continua raccontando in modo semplice e incisivo ciò che l’antisemitismo ha generato, puntando l’attenzione sull’importanza della libertà intesa sia come possibilità di muoversi senza costrizioni e di esprimere le proprie opinioni senza censure, sia come condizione esistenziale che non prevede la repressione del proprio essere, unico e distinto da tutti gli altri. Una riflessione sul male, sulla sua inutilità, sulla sua dannosa contagiosità e sul fatto che chi lo fomenta non ha nulla da guadagnarci. Perché le uniche stelle che devono brillare siamo noi tutti.

Il Ponte delle Stelle

Una bambina e basta. Raccontata agli altri bambini e basta, di Lia Levi e Zosia Dzierzawska, Harper Collins Italia

La scrittrice di questo volume ha testimoniato con numerosissime altre opere – destinate sia ai piccoli lettori che a un pubblico maturo – la realtà in cui è cresciuta, deformata dalle leggi razziali prima e martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale poi. Questo è l’unico libro veramente autobiografico dell’autrice, tratto dalla versione per adulti pubblicata 25 anni prima e vincitrice del Premio Elsa Morante. In questo racconto pensato per i più piccoli Lia Levi descrive un’infanzia costellata da insicurezza e continui cambiamenti. Il primo grande scossone avviene quando frequenta la prima elementare, periodo in cui il mondo comincia a cambiare sensibilmente attraverso l’introduzione del divieto ai giovani ebrei di seguire un normale percorso scolastico; anche le donne e gli uomini che appartengono a questa "razza" – come viene identificata dalle nuove normative – non possono più avere un lavoro. Come se non bastasse la tata è costretta ad allontanarsi da loro e diventa necessario cambiare città. Iniziano quindi le numerose peregrinazioni che li portano a trasferirsi da Torino a Milano fino a Roma, dove finalmente il papà trova un impiego e lei riceve una formazione. Il suo è un osservatorio privilegiato, un mondo appartato da cui osservare cosa succede tutto intorno, una quotidianità piena di limitazioni e divieti ma comunque sopportabile. Almeno finché non arrivano i tedeschi e la bambina, insieme alle due sorelle, viene nascosta nel convento delle Suore di San Giuseppe di Chambéry. Non un vero e proprio libro sulla Shoah per bambini di 6 anni, ma una testimonianza importante per capire come vivevano in Italia i piccoli ebrei scampati al peggio.

Una bambina e basta. Raccontata agli altri bambini e basta

Il gelataio Tirelli. «Giusto tra le Nazioni», di Tamar Meir, Gallucci

Questo libro sulla Shoah per bambini di 6 anni narra in modo lieve l’esperienza di una delle tante persone che, durante la persecuzione degli ebrei, decide di fornire loro un rifugio sicuro: Francesco Tirelli, un italiano a Budapest che ha acquisito dall’amato zio Carlo la passione dei gelati trasformandola in una professione. Il retrobottega della sua gelateria, in pieno centro, diventa un perfetto nascondiglio per chiunque stia rifuggendo le nefandezze perpetrate dalla guerra e dall’odio razziale. In primis Peter, un bambino che ha trascorso numerose giornate in compagnia del generoso gelataio, ma anche tante altre persone bisognose. Qui cibo, acqua e giornali non mancano mai. Per fortuna l’inverno passa senza che nessuno li scopra e in primavera la guerra finisce. Francesco riapre la sua gelateria, mentre Peter, ormai cresciuto, si trasferisce in Israele, dove si laurea, si sposa con Sara e ha figli, nipoti e pronipoti, tutti grandi amanti del gelato. Una storia che parla della solidarietà e dell’eroismo di Tirelli – morto in Svizzera nel 2008 – raccontata dalla nuora di Peter (il vero nome è Isacco Meir) e tradotta da Joshua Kalman, i cui genitori furono denunciati alle Croci Frecciate da alcune spie. Dunque, una storia nella storia quella di chi ha dato vita a questo volume curato in ogni suo aspetto. Sottotitolo compreso. Giusto tra le Nazioni è infatti l’onorificenza assegnata dallo Yad Vashem a tutti i non ebrei che hanno sottratto al genocidio almeno un ebreo.

Il gelataio Tirelli. «Giusto tra le Nazioni»

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