Un’età ancora delicata, quella dei 7 anni, ma allo stesso tempo una stagione in cui è possibile iniziare a riflettere – insieme – su etica, giustizia, moralità e amoralità, sul bene e sul male. Ecco allora che la Giornata della Memoria diventa un’occasione per avvicinarsi a temi complessi ma arricchenti, se affrontati nel modo giusto.
Gli albi illustrati e i brevi romanzi, i libri sulla Shoah e i racconti che parlano, in generale, dei valori che tale argomento solleva sono uno strumento formidabile: perché la narrazione sa parlare di accoglienza e inclusione, rispetto e tolleranza, giustizia e coraggio di perseguirla in un modo tutto suo, capace di lasciare il segno negli animi, anche più giovani.
Per iniziare a riflettere con i bambini della primaria sul passato, abbiamo pensato fosse utile presentare una lista di titoli specifici per i 7 anni – completata dalla selezione dedicata ad altre fasce d’età, nello specifico i 5 anni, i 6 anni, gli 8 anni e i 9 anni. Saranno il maestro di scuola, la mamma o il papà, il nonno o la nonna, che come nessun altro conoscono il pubblico che hanno di fronte, a scegliere l’opera che meglio si addice all’occasione. Un modo delicato per aprire un dibattito e far sorgere domande, che non sempre hanno risposta.
Mamma cerca casa, di Guia Risari, Paoline Editoriale libri
Iniziamo con una storia che affronta il tema della Shoah puntando i riflettori su una riflessione che tale argomento, insitamente, solleva: la condanna dell’esclusione e la promozione dell’accoglienza. Certo sarebbe un sogno che la diversità fosse considerata una ricchezza e non un limite, forse addirittura un’utopia: la mamma protagonista di questo racconto ne è convinta. Sarebbe così bello trovare un luogo caldo in cui sentieri vicini, in cui ospitare etnie diverse, conoscere lingue, religioni e usanze differenti, uno spazio dove gli esseri umani si rispettino e si stimino. L’entusiasmo della madre è pervasivo e tutti, in famiglia, iniziano a credere che questo posto esista. Basta cercarlo, o forse basta crederci. Il fascino di questa storia sta nella sua essenzialità, nella sua capacità di andare dritti al punto, nel suo saper trasmettere un messaggio tanto semplice quanto potente: la serenità di una vita tranquilla, normale, in cui tutte le idee hanno lo stesso peso, dove il nucleo familiare è il nido protetto e gli esseri umani che ci circondano persone di fiducia. Il tutto senza perdere in poesia, in profondità e delicatezza.
La storia di Vera, di Gabriele Clima, San Paolo Edizioni
Entriamo ora nel vivo dei libri sulla Shoah per bambini di 7 anni, che trattano l’argomento in modo più diretto. Pur facendolo in modo delicato, a nostro avviso è solo grazie al confronto con un adulto – capace di integrare e guidare la lettura – che la realtà dell’Olocausto può diventare un’oopportunità di riflessione costruttiva. Questa è infatti la storia di una bambina internata con la mamma e altre due sorelle, un racconto pieno di amore sbocciato nel luogo dell’orrore per antonomasia, una testimonianza della forza e della genuinità incondizionata che solo i bambini sanno avere. L’albo illustrato inizia con la descrizione del campo di concentramento: case tutte uguali, recinzioni spinate, soldati ovunque, lungo i muri e sulle torri. Qui la piccola Vera si domanda perché sia costretta a vivere in un ambiente intriso di tristezza e desolazione. Dicono che lei sia diversa dagli altri, ma questa non è una cosa normale? Ognuno è unico, come lo sono gli alberi, i fiori e i fiocchi di neve; quei cristalli ghiacciati che cadono incessantemente tra le baracche facendo ammalare Anna, la sorella che prima di morire le ripete per l’ennesima volta che lei, Vera, "ha un cuore grande". In questo caso la giovane inferma si riferisce alla generosità e al coraggio che hanno spinto la sorella a chiedere ai soldati una coperta che la riscaldi; ma le guardie hanno un cuore piccolo, incapace di accogliere anche una semplice richiesta. Di fronte a tale durezza e insensibilità, Anna decide di lasciare ogni notte, davanti alle porte in cui dormono i soldati, un pezzettino del suo cuore. Questo frammento rosso e caldo come il fuoco dovrebbe ammorbidire la rigidità da burattini dei guardiani, contagiandoli con sentimenti amorevoli. È un sogno ricorrente, magico, che pare quasi realtà. Il fatto eccezionale è che il suo cuore invece di rimpicciolirsi inizia a crescere ogni giorno di più, fino al momento in cui arrivano il sole, un filo di vento che trasporta la voce della sorella scomparsa e dei camion guidati da angeli che portano acqua e coperte: sono i russi che finalmente tagliano i recinti di ferro e liberano i sopravvissuti. Questo libro sulla Shoah per bambini di 7 anni è una potente riflessione sul razzismo, sull’ingiustizia, sulla sofferenza, sulla follia umana, ma anche un’occasione per riconoscere che solidarietà, tolleranza e fratellanza possono cambiare il mondo e trasfigurare la quotidianità di ognuno di noi.
Tutte le mie mamme, di Renata Piatkowska, Giuntina
Questo libro sulla Shoah per bambini di 7 anni, pubblicato dalla casa editrice italiana specializzata in opere di argomento ebraico, narra la storia di Irena Sendler, nome in codice Jolanta, altro personaggio insignito del titolo Giusta tra le Nazioni. Chi era questa donna realmente vissuta? Un’infermiera di circa 20 anni che – grazie a uno speciale lasciapassare concesso dai nazisti che le permetteva di entrare e uscire liberamente dal ghetto di Varsavia per curare le malattie infettive – ha salvato circa 2500 bambini. La trama è affidata a Szymon Bauman, un signore avanti con l’età che racconta la sua esperienza seduto al parco. L’anziano è stato infatti uno dei ragazzi salvati dalla benefattrice in incognito, un bimbo dall’infanzia serena stroncata dalle leggi razziali e dal confinamento di diversi parenti nei campi di sterminio, un giovane costretto a vivere con una nuova identità passando di famiglia in famiglia per non essere fucilato. Ecco quindi la testimonianza di una donna candidata due volte al Premio Nobel per la Pace, un’incredibile storia venuta alla luce il giorno in cui fu trovato sotto terra un barattolo in vetro contenente i foglietti su cui erano scritti, in codice, i nomi dei bambini e delle famiglie affidatarie. Straordinarie le immagini presenti nel volume, in cui sono rappresentate le tecniche con cui Irena portava di nascosto medicinali, cibo e acqua ai bisognosi e con cui liberava i bambini nascondendoli in scatoloni o sotto ad ampi cappotti.
La portinaia Apollonia, di Lia Levi ed Emanuela Orciari, Orecchio Acerbo
L’ennesima storia carica di significato ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, nell’autunno del 1943. L’ennesima esperienza di un orfano di padre, impegnato nella resistenza al nazismo. L’ennesimo racconto di un bambino magro e affamato, Daniel, a cui è affidato il compito di cercare il cibo per lui e la madre che lavora a tempo pieno dalle suore. In incognito, ovviamente, perché agli ebrei non è concesso avere un posto fisso. Il piccolo deve quindi provvedere al cibo, peregrinando per ore in cerca di un tozzo di pane. Poi c’è Apollonia, un donnone dagli occhiali spessi come fondi di bottiglia che intimorisce il bambino, convinto che sia una strega nascosta sotto le sembianze di un’umile portinaia. Daniel ne è talmente intimorito che pretende che al suo ritorno la madre lo aspetti davanti al cancello e rientrino insieme in casa. Un giorno, però, questo non accade. Non appena varca la soglia, qualcuno lo afferra da dietro tappandogli la bocca e lo porta nello stanzino del carbone senza lasciarlo parlare. Daniel ha molta paura, non vede nulla in quello spazio scuro che crede essere il luogo in cui la megera nasconde i bambini per farli ingrassare, prima di divorarli. Poi la mano che preme contro le sue labbra cambia. È più piccola. La flebile voce che gli parla è quella della madre, che gli dice di fare silenzio perché i tedeschi sono arrivati a prenderli. È stata proprio Apollonia ad avvertirla in tempo e a nasconderla. Ed è stata proprio Apollonia a salvarlo. Premio Andersen nel 2005, questo libro sulla Shoah per bambini di 7 anni è una pietra miliare nella letteratura per l’infanzia legato alla Memoria.
Ho visto un bellissimo picchio, di Michal Skibinski, Einaudi Ragazzi
«Quell’anno avevo otto anni. Ogni giorno, durante l’estate, scrivevo una frase su un quaderno. Una cosa che mi era successa. Era il mio compito per le vacanze. Una condizione necessaria per passare alla classe successiva. Quel quaderno l’ho conservato fino a oggi»: uno degli ultimi libri sulla Shoah per bambini di 7 anni che presentiamo è un diario che narra le vicende vissute in estate da un ragazzino nella Polonia del 1939. Un bambino innamorato del mondo, incuriosito dalla sua scoperta, dai colori della natura, dalla sua forza propulsiva e dalla sua poetica bellezza. Un bambino progressivamente costretto ad adattarsi all’orrore della guerra che travolge tutto ciò che è fragile, puro, incontaminato. Come un cucciolo d’uomo. Infatti il secondo conflitto mondiale è alle porte, pronto a spazzare via la spensieratezza e la genuinità dell’infanzia. Un climax discendente ben riprodotto anche dalle tavole illustrate: dalle spesse pennellate dalle tonalità nette e vivaci si passa ad immagini acquerellate sempre più cupe che ben riproducono lo stato d’animo del piccolo protagonista della storia. L’iconicità delle frasi che in poche parole – al massimo una decina – riproducono piacevoli momenti della quotidianità, intimi e personali, sono man mano sostituite da notizie asettiche simili a titoli di giornali che scandiscono i momenti salienti della situazione storico-politica del tempo. Un albo illustrato d’impatto ispirato da un quadernetto realmente esistito.
Ho visto un bellissimo picchio
Sassolino, di Marius Marcinkevicius, Caissa Italia
L’ultimo libro sulla Shoah per bambini di 7 anni di cui parliamo è ambientato nuovamente nel freddo Nord, sempre in estate. Siamo a Vilnius, in Lituania. E ancora una volta i protagonisti sono i piccoli, due amici inseparabili: la coraggiosissima Rivka ed Eitan il violinista. Oltre ad un legame inscindibile, li unisce il fatto di essere entrambi ebrei e di vivere confinati in un ghetto puzzolente, attraversato da uomini tristi e temibili soldati in divisa, infestato dai corvi e regolato da divieti che ne limitano la libertà. In questo ambiente che per molti aspetti ricorda una prigione, anche la fantasia, il potere trasfigurativo dell’arte, la forza salvifica del gioco pian piano si affievoliscono. La spensieratezza dell’infanzia sembra essere completamente stroncata quando i due amici vengono separati, ma un sassolino diventa il simbolo della speranza che non muore. Miglior libro 2020 secondo IBBY Lituania, nominato alla Bologna Children’s Book Fair e al Nami 2021 e incluso nella Honour List IBBY 2022, questo albo illustrato affronta in modo magistrale il tema della Shoah e della memoria mettendo in luce un frammento di storia tra i meno conosciuti: quella del bosco di Paneriai, un terribile luogo di eccidi che costò la vita a migliaia di ebrei di nazionalità polacca.
La Signora dei libri. Una storia ispirata allo straordinario lavoro di Jella Lepman, di Kathy Stinson, Lapis
Terminiamo la nostra rassegna dei libri sulla Shoah per bambini di 7 anni con un albo illustrato dalla rara bellezza e dal vigoroso messaggio: la letteratura può essere un bene primario in grado di nutrire il corpo al pari del cibo, donando speranza e ottimismo anche nei momenti più bui delle nostre vite. Ma procediamo con ordine e partiamo dalla trama. La storia è ambientata in una Monaco di Baviera ridotta in macerie. Nel grigiore di questa città spettrale della Germania postbellica, due bambini affamati sono in cerca di cibo. Privati dell’amore di un padre deceduto e dei beni di prima necessità che spetterebbero a ogni giovanotto, vagano tra le vie deserte nella speranza di trovare qualcosa da mangiare finché si imbattono in qualcosa di completamente inaspettato: una stanza di libri per ragazzi, tutti con splendide illustrazioni e trame scritte in diverse lingue capaci di riaccendere la speranza, il desiderio e la fantasia. In poche parole, volumi con il potere di restituire alla vita il suo "sapore". Anche in questo caso abbiamo tra le mani una narrazione ispirata da una storia vera, quella di Jella Lepman, un’ebrea tedesca che nel dopoguerra ha cercato il modo di restituire ai bambini l’infanzia perduta e la capacità di immaginare, entrambe rimaste sepolte sotto i cumuli di detriti lasciati dai bombardamenti. Perché al tempo dovevano essere ricostruite non solo le città, ma anche le singole identità dei ragazzi sopravvissuti alla guerra. Una donna straordinaria che ha contribuito all’istituzione del Premio Andersen, ha fondato l’International Board on Books for Young People, associazione che promuove i libri di qualità per giovani, e ha dato vita – proprio come si racconta in questo libro – all’Internationale Jugendbibliothek, la più importante biblioteca internazionale per ragazzi.
La Signora dei libri. Una storia ispirata allo straordinario lavoro di Jella Lepman
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