I Malavoglia, trama e personaggi dell'opera di Giovanni Verga
Nel romanzo viene narrata la storia della famiglia Toscano, soprannominata dai popolani dal popolo “Malavoglia”, una famiglia di pescatori del piccolo borgo siculo di Aci Trezza
- Il contesto storico e sociale
- I due 'ntoni
- La ricerca del benessere
- Le forze in gioco
- I tempi della narrazione
- Lo stile: il discorso indiretto libero
Il contesto storico e sociale
L’opera, probabilmente la più celebre di Giovanni Verga, è la prima del cosiddetto “Ciclo dei vinti”. Nel romanzo viene narrata la storia della famiglia Toscano, soprannominata dai popolani dal popolo “Malavoglia”, una famiglia di pescatori del piccolo borgo siculo di Aci Trezza. Il romanzo è stato editato la prima volta nel 1881.
I due ‘ntoni
Padron ‘Ntoni è il capostipite, il vertice della struttura patriarcale; l’integrità familiare e le sue economie sono garantite dalla “casa del nespolo” e dal peschereccio, chiamato “La Provvidenza”, ma una serie progressiva di sventure colpirà la famiglia.
Il giovane ‘Ntoni, nipote di Padron ‘Ntoni, deve partire per il servizio militare e la famiglia è costretta a rimpiazzarlo assumendo un nuovo lavoratore. A ciò si aggiunge una “malannata” per la pesca e la necessità di una dote da mettere a disposizione di Mena, la figlia maggiore, che si deve sposare.
La ricerca del benessere
Padron ‘Ntoni decide allora di tentare la via del commercio, ma la Provvidenza – la barca che serve a mantenere tutta la famiglia – naufraga e muore Bastianazzo, figlio di Padron ‘Ntoni e futuro designato capofamiglia. La nave era carica di lupini, ossia frutti di mare, comprati a credito dall’usuraio detto Zio Crocefisso. Questo evento causa la rovina economica dei Malavoglia, che perdono anche la casa del nespolo. Ecco la preponderanza del “fattore economico”, che condiziona la vita dei poveri molto più che quella dei ricchi. Poco dopo il colera uccide la madre. La Provvidenza, che era stata riparata, naufraga di nuovo, i membri della famiglia rimangono senza lavoro e sono costretti ad arrangiarsi con lavoretti poco redditizi. Intanto il giovane ‘Ntoni, partito per il militare, entra in contatto con il mondo esterno. Finito il servizio militare si rifiuta di tornare a casa per dedicarsi al duro lavoro che le difficoltà economiche della famiglia gli imporrebbero. Ha conosciuto il mondo esterno. Propende per il contrabbando e per una vita dissipata. Finisce in carcere dopo una rissa con la guardia che aveva tentato di sedurre la sorella Lia. L’altro nipote, Luca, muore durante la battaglia di Lissa del 1866. Lia, dopo l’episodio con il gendarme, si sente disonorata e fugge a Catania, dove finisce per lavorare come prostituta. A causa di questo Mena non può più sposarsi. Una sorta di maledizione perseguita ognuno dei protagonisti. Ecco che la vicenda assume i tratti della saga familiare.
Il nucleo familiare è completamente distrutto e Padron ‘Ntoni, ormai malato, si avvicina alla morte. Tuttavia, dopo tanti sacrifici, l’ultimo nipote, Alessi, riesce a ricomprare la casa del Nespolo e tenta di ricostruire il nucleo familiare senza però riuscirci: Padron ‘Ntoni muore in ospedale, lontano dalla casa e dalla famiglia mentre il giovane ‘Ntoni, uscito dal carcere, capisce di non poter più esser parte di quella vita e abbandona per sempre il paese delle sue origini.
Le forze in gioco
I Malavoglia” è un romanzo in cui le vicende appaiono governate da forze opposte e contrastanti.
Prima di tutto possiamo distinguere nell’intreccio due filoni principali, che presentano due strutture narrative diverse:
Il filone delle vicende di ‘Ntoni, che si dispone secondo una struttura lineare. ‘Ntoni parte per il servizio militare, torna al paese, ma poi riparte definitivamente.
Il filone delle vicende della famiglia, che ha una struttura circolare imperfetta. Inizia con la rottura dell’equilibrio preesistente, da cui derivano una serie di sventure, fino a una ricomposizione dell’equilibrio quando Alessi ricompra la casa. Ma non si tratta di un circolo perfetto, perché la situazione di partenza non coincide esattamente con quella di arrivo. L’universo arcaico è stato compromesso ormai dall’irruzione della storia e la ricostruzione del nido familiare è contrastata dalla partenza di ‘Ntoni, lasciandoci con un dubbio sull’effettiva riuscita dell’operazione di Alessi.
I tempi della narrazione
A livello cronologico, nel romanzo il tempi tempo scorre a due velocità, potremmo dire; quella circolare della natura, che vive di ritmi che si ripetono sempre uguali ogni anno: le stagioni, che scandiscono i lavori dei campi e la pesca. È un tempo che torna sempre su sé stesso, escludendo ogni novità.
Il tempo rettilineo della storia, invece, è scandito dagli eventi che modificano per sempre il mondo e il destino dei Malavoglia, i lutti e le sventure che li colpiscono. È un tempo che porta con sé un continuo e non arrestabile rinnovamento.
Lo stile: il discorso indiretto libero
Per scrivere questo romanzo Verga ha fatto ricorso a una rigorosa documentazione, raccogliendo informazioni di prima mano sulla vita dei contadini e dei pescatori, sui loro usi, tradizioni, proverbi usati come un distillato di saggezza popolare e ricorrenti modi linguistici basati sulla struttura paratattica e su un frasario popolare. Non si tratta però di una scrittura documentaria o sociale, ma piuttosto di una scrittura che cerca di offrire in modo intenso un’immagine dei valori arcaici.
Per fare questo Verga utilizza la tecnica dell’impersonalità, che esclude la “intromissione” dell’autore. La storia, con la sua verosimiglianza, deve dare l’impressione di essersi generata da sé. Tuttavia questo non determina che anche il lettore sia escluso. Verga si eclissa dai suoi romanzi, nasconde i propri giudizi e presenta i fatti dal punto di vista popolare affinché il lettore possa giudicare le vicende in modo indipendente e vedendole da dentro. Come se a raccontare le cose sia uno dei popolani interni alla vicenda, che appartiene allo stesso ceto sociale dei protagonisti e ne condivide l’elementare psicologia.