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Impero Romano: la cronologia, gli eventi e tutti i protagonisti

Fondato indicativamente nel 27 a.C., resistette - nella sua fase unitaria - fino al 395, quando venne suddiviso in una 'pars occidentalis' e una 'orientalis': quest'ultima, si protrasse fino al 1453

Alessio Abbruzzese

Alessio Abbruzzese

GIORNALISTA

Nato e cresciuto a Roma, mi appassiono fin da piccolissimo al mondo classico e a quello sport, dicotomia che ancora oggi fa inevitabilmente parte della mia vita. Potete leggermi sulle pagine de Il cuoio sul Corriere dello Sport, e online sul sito del Guerin Sportivo. Mi interesso di numerosissime altre cose, ma di quelle di solito non scrivo.

Nella sua massima espansione, l’Impero Romano si estendeva in 55 degli attuali 206 Stati del mondo, divisi in tre continenti (Europa, Africa e Asia): nello specifico, il Portogallo, la Spagna, Andorra, la Francia, il Principato di Monaco, l’Italia, Città del Vaticano, San Marino, Malta, la Grecia, l’Albania, la Macedonia del Nord, la Serbia, il Montenegro, il Kosovo, la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, la Slovenia, la Svizzera, l’Austria, il Liechtenstein, una piccola porzione della Slovacchia, le regioni meridionali dei Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, il sud e l’ovest della Germania, il Regno Unito (Inghilterra, Galles e parte della Scozia), l’Ungheria, la Bulgaria, la Romania, la Moldavia, la Russia, l’area costiera dell’Ucraina con l’Isola dei Serpenti e la Podolia, la Turchia, Cipro, l’Armenia, la Georgia, l’Azerbaigian, la Siria, il Libano, l’Iran, l’Iraq, Israele, la Giordania, il Kuwait, la Palestina, una modesta area dell’Arabia Saudita, l’Egitto, alcuni territori del Sudan, la Libia, la Tunisia, l’Algeria e il Marocco.

Cronologia, eventi e personaggi dell’Alto Impero

Quando la Repubblica Romana, istituita nel 509 a.C., cadde preda di una crisi istituzionale irreversibile, il pronipote e figlio adottivo di Giulio Cesare, Gaio Ottavio Turino, meglio noto come Ottaviano Augusto, dopo aver sconfitto il suo unico rivale per il potere, Marco Antonio, nella battaglia di Azio e aver ottenuto la prestigiosa carica di console, tra il 27 e il 23 a.C. assunse concretamente i poteri propri di un imperatore, seppur scelse di riferirsi a se stesso come “Principe” o “Primo Cittadino”. Stabilì moneta e tassazione standardizzata, creò una struttura amministrativa formata da cavalieri, fece ampio ricorso alla propaganda, istituì per primo un corpo di vigili e una forza di polizia e alla sua morte, nel 14 d.C., gli succedette il figliastro Tiberio, il secondo dei cinque imperatori della dinastia giulio-claudia: dopo di lui, fu il turno di Caligola (37-41), Claudio (41-54) e Nerone (54-68). Nel 69, ‘l’Anno dei quattro imperatori’, subentrarono i Flavii, una modesta famiglia della Sabina appartenente alla classe media, grazie a Vespasiano, che assunse il potere dopo le brevi cariche di Galba, Otone e Vitellio. Tito (79-81), Domiziano (81-96), Nerva (96-98) – il primo della fase caratterizzata da una successione non più dinastica, ma adottiva, basata sui meriti dei singoli scelti dagli imperatori come loro successori – e Traiano (98-117) furono gli ultimi esponenti della gens, prima dell’avvento degli Antonini, che s’instaurarono al potere con Adriano (117-138) e vi restarono fino al 193, con Commodo (in carica dal 180) – che portò il principato verso una forma più autocratica e teocratica – e i successivi, brevissimi regni di Elvio Pertinace e Didio Giuliano: prima di loro, Antonino Pio (138-161) e Marco Aurelio, dal 161 a al 169 con Lucio Vero e ‘in solitaria’ fino al 180. In questa epoca divenne fondamentale il consenso militare ancor più di quello del Senato e in questo contesto s’inserisce il golpe di Settimio Severo (193-211), fondatore della longeva dinastia dei Severi, che resterà in carica, tra mille vicissitudini, fino alla divisione dell’Impero Romano in orientale e occidentale. Salirono, infatti, al potere – durante un arco temporale di oltre due secoli e mezzo, l’ultimo dei quali fortemente segnato dai numerosi imperatori morti assassinati e dalla necessità di difendere, più che allargare, i propri confini dalle invasioni barbariche di Goti, Franchi, Alemanni e Marcomanni) – Caracalla (211-217), Macrino (217-218), Elagabalo (218-222), Alessandro Severo (222-235), Massimino il Trace (235-238), il primo a vantare origini umilissime, Gordiano I, Gordiano II, Pupieno e Balbino (238), Gordiano III (238-249), Decio (249-251), che avviò una cruenta repressione dei cristiani, Treboniano Gallo (251-253), Emiliano (253), Gallieno (253-268, ma fino al 260 con Valeriano), Aurelio Claudio (268-270), Aureliano (270-275), Claudio Tacito (275-276), Floriano (276), Aurelio Probo (276-282), Caro (282-283) e Carino (283-285, ma fino al 284 con Numeriano), con cui si chiuse l’età dell’Alto Impero.

Cronologia, eventi e personaggi del Tardo Impero

La dinastia dei Severi monopolizzò i più alti vertici dell’Impero Romano durante tutta l’età del Tardo Impero. Il primo di questa fase che assunse il comando fu Diocleziano (284-305), che ebbe il merito di porre definitivamente fine alla crisi del III secolo, riorganizzando il potere imperiale in una tetrarchia, cioè una suddivisione dell’impero in quattro parti, due affidate agli augusti (Massimiano ed egli stesso) e due ai cesari (Costanzo Cloro e Galerio), che erano anche i successori designati. L’esperimento – che permise agli augusti di celebrare i vicennalia, ossia i vent’anni di regno, cosa che non accadeva dai tempi di Antonino Pio – era in realtà destinato a fallire. Il 1º maggio del 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono e Costanzo Cloro e Galerio, dal 292 al 306, dovettero affrontare una nuova ondata di guerre civili. Più in generale, la divisione amministrativa tra Impero Romano d’Oriente e d’Occidente portò alla marginalizzazione delle aree più antiche a vantaggio della parte est, aumentando la forbice tra i due territori, soprattutto da un punto di vista culturale, che sfocerà nell’effettiva secessione. Si susseguirono al potere Massenzio (306-312), Costantino (306-337), Costanzo (335-361, ma fino al 350 con Costante e dal 337 al 340 anche con Costantino II), Giuliano (361-363) e Gioviano (363-364). E ancora, Graziano, dal 364 al 375 con Valentiniano e Valente, dal 375 al 378 solo con il secondo e dal 379 al 383 con Teodosio. Quest’ultimo, invece, guidò Roma dal 383 al 392 con Valentiniano II e fino al 395 da solo ma, di fatto, fu l’ultimo dell’Impero nella sua forma unitaria. Alla sua morte, cinque anni dopo l’editto di Tessalonica, con cui proibì qualsiasi culto pagano, decretando in tal modo la trasformazione di Roma in uno Stato cristiano, lasciò in eredità al primogenito Arcadio (395-408) la metà più ricca, l’Oriente, e al secondo figlio, Onorio (395-423), l’Occidente. Nei primi anni di divisione rimasero forti legami, che scemeranno sempre più nel tempo, tra i due imperi: ad esempio, in un periodo di interregno da una parte, l’imperatore in carica assumeva anche il controllo dell’altra. Si trattò, comunque, di ‘sovrani fantoccio’, come molti dei successivi: il vero potere, infatti, era saldamente nelle mani dei generali che assunsero i titoli di magister militum e di patrizio o, addirittura, entrambi.