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La sesta crociata: storia, avvenimenti e conseguenze

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

La Sesta Crociata, intrapresa tra il 1228 e il 1229, rappresenta un episodio unico nella storia delle crociate. A differenza delle spedizioni precedenti, questa crociata fu caratterizzata da un’abilità diplomatica straordinaria piuttosto che da azioni militari. Guidata dall’imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia, la crociata portò alla restituzione pacifica di Gerusalemme ai cristiani, dimostrando che le parole potevano talvolta ottenere ciò che le spade avevano fallito.

Il contesto storico della Sesta Crociata

Dopo la fallimentare Quinta Crociata (1217-1221), conclusasi con il ritiro delle forze cristiane dall’Egitto e la mancata riconquista di Gerusalemme, la situazione in Terra Santa era critica. La città di Gerusalemme, persa nel 1187 dopo la vittoria di Saladino a Hattin, era rimasta sotto il controllo musulmano, mentre i cristiani mantenevano solo poche roccaforti costiere come Acri.

Nel 1215, il Concilio Lateranense IV, convocato da Papa Innocenzo III, aveva ribadito l’importanza di una nuova crociata per liberare la Terra Santa. Tuttavia, il progetto incontrò numerosi ostacoli, tra cui la mancanza di unità tra i monarchi europei e le difficoltà economiche che rendevano difficile finanziare una nuova spedizione.

In questo scenario, la figura di Federico II emerse come centrale. Federico, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, era un uomo colto e ambizioso, profondamente influenzato dalle culture mediterranee e noto per i suoi interessi scientifici e filosofici. Aveva promesso al papa di guidare una crociata, ma le sue continue dilazioni e i suoi contrasti con il papato gli valsero l’accusa di essere poco devoto alla causa crociata.

Nel 1227, il nuovo papa, Gregorio IX, perse la pazienza con Federico, che aveva rinviato la partenza per la crociata a causa di un’epidemia che colpì il suo esercito. Il papa lo scomunicò, ma Federico, deciso a dimostrare la propria forza, partì comunque nel 1228, dando inizio alla Sesta Crociata.

La Sesta Crociata: gli avvenimenti principali

La Sesta Crociata fu un evento unico nel panorama delle crociate medievali, poiché si basò quasi interamente sulla diplomazia piuttosto che sulle armi. Federico II, giunto in Terra Santa, negoziò direttamente con il sultano ayyubide al-Kamil, nipote di Saladino, che governava l’Egitto e la Siria.

Il contesto politico favorì le trattative. Al-Kamil si trovava in una posizione difficile, poiché il suo dominio era minacciato sia da dissidi interni sia da pressioni esterne da parte di altri sovrani musulmani. Federico, da parte sua, era determinato a ottenere risultati concreti per dimostrare la sua legittimità e mettere a tacere le critiche del papa.

Dopo lunghe negoziazioni, nel febbraio 1229 fu siglato un accordo straordinario: il Trattato di Giaffa. In base a questo trattato:

  • Gerusalemme, insieme a Betlemme e Nazareth, fu restituita ai cristiani.
  • I musulmani conservarono il controllo della Spianata delle Moschee (dove si trovano la Cupola della Roccia e la moschea di Al-Aqsa), un luogo sacro per l’Islam.
  • I cristiani ottennero la garanzia di accesso sicuro ai luoghi santi senza il rischio di ostilità.

Questo accordo, ottenuto senza spargimenti di sangue, rappresentò un successo per Federico II, che il 18 marzo 1229 si autoproclamò re di Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro. Tuttavia, il gesto non fu accolto con entusiasmo unanime: molti nobili crociati e il clero locale, fedeli al papa, rimasero ostili nei confronti di Federico, considerato un scomunicato.

Le conseguenze della Sesta Crociata

La Sesta Crociata ebbe conseguenze significative, sia immediate che a lungo termine, sia per la Terra Santa che per l’Europa.

Il successo diplomatico di Federico II permise ai cristiani di riprendere il controllo di Gerusalemme per la prima volta dal 1187. Tuttavia, la città rimase vulnerabile e difficile da difendere, in particolare perché il trattato non garantiva il controllo di tutte le fortificazioni circostanti. Questo equilibrio precario durò solo fino al 1244, quando Gerusalemme fu nuovamente conquistata dai musulmani, questa volta dai turchi khwarizmiani.

La crociata di Federico, condotta sotto la sua guida e senza l’approvazione papale, aggravò i conflitti tra l’imperatore e il papa. Gregorio IX non riconobbe mai pienamente il valore del risultato ottenuto e continuò a considerare Federico un nemico politico e religioso. Questo episodio rappresenta uno dei punti più alti dello scontro tra l’autorità imperiale e quella papale nel Medioevo.

La Sesta Crociata segnò un cambiamento significativo nel modo di condurre le crociate. Il successo ottenuto tramite la diplomazia dimostrò che non sempre la violenza era necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati. Tuttavia, evidenziò anche le fragilità del progetto crociato, sempre più condizionato da rivalità politiche e da un declino dell’entusiasmo religioso.

Federico II, con la sua visione cosmopolita e il suo approccio pragmatico, contribuì a un’ulteriore apertura culturale tra l’Occidente e il mondo islamico. Le sue relazioni con al-Kamil e il suo interesse per le culture orientali furono un esempio di dialogo interculturale, sebbene limitato dalle circostanze politiche del tempo.

La Sesta Crociata rappresenta uno dei capitoli più peculiari e significativi della storia crociata. Guidata da un imperatore scomunicato, conclusasi senza battaglie ma con un accordo diplomatico, essa dimostrò che la forza delle parole poteva, in alcuni casi, superare quella delle armi. Sebbene il controllo cristiano su Gerusalemme fosse solo temporaneo, la Sesta Crociata lasciò un segno indelebile come esempio di un approccio diverso, più razionale e meno violento, in un’epoca spesso dominata dalla guerra e dal fanatismo religioso.