Parlare in pubblico può essere un incubo per molti, anche se dinanzi non vi è altri che una singola persona. In tanti si ritrovano in preda all’ansia quando si è costretti a confrontarsi con una prova orale, sia che si debba tenere un discorso, offrendo magari le proprie capacità in un’aula colma di persone interessate, sia che tocchi avere a che fare con un individuo giudicante, come può essere un professore universitario.
Al di là della paura di parlare in pubblico, cui dedichiamo uno spazio al termine di questo articolo, ciò che ci interessa fare è gettare le basi per capire come esporre un argomento al meglio. Riuscire a comprendere e fare proprie determinate meccaniche, può consentire di strutturare al meglio il flusso di pensieri, ottenendo un ordine mentale che facilita uno stato di quiete per molti sconosciuto in certe circostanze.
Ritrovarsi a fronteggiare una prova orale in preda al panico conduce quasi sempre in due direzioni: fallimeno o esecuzione al di sotto delle proprie aspettative e potenzialità. Proviamo a comprendere il metodo giusto per ogni soggetto, al fine di lasciarsi alle spalle tali complessi.
Come fare un esame orale perfetto
Capita a molti di conoscere la risposta a una domanda ma, data la tensione accumulata, ritrovarsi in silenzio e incapaci di articolare il proprio pensiero. Qualcosa di decisamente comune quando si affronta un complesso esame orale, e non solo. Restare immobili, quasi incapaci di parlare con la fuga come unico pensiero dominante nella propria mente, è una triste realtà anche di svariate persone costrette a tenere un discorso in pubblico.
Il confronto con gli altri può gelarci e per evitare il buio totale è importante continuare a leggere e individuare la strategia più adatta a sé. Di certo non possiamo combattere l’insicurezza in questo articolo, ma è possibile fornire strumenti utili per porsi nella maniera corretta dinanzi a questa sfida personale.
Importante combattere questa tendenza, dal momento che gli esiti di una prova orale non all’altezza in fase d’esame sono due: bocciatura immeritata, data la preparazione, o voto non adeguato alle proprie capacità. Tutto ciò genera frustrazione, il che è un ostacolo enorme per proseguire il proprio percorso di laurea.
La preparazione di una prova orale ha inizio con un metodo di studio adeguato, sul quel però non ci soffermeremo in questa sede, avendone già ampiamente parlato in altri articoli. Dando quindi per scontato che il materiale a disposizione sia stato letto con attenzione, ridotto in una versione essenziale, attraverso appunti, schemi o evidenziatura, e organizzato in un discorso di senso compiuto, possiamo passare alla preparazione dell’esposizione in sé.
Come comportarsi all’esame
Se la preparazione è adeguata, il blocco che si percepisce è puramente mentale e spesso deriva da un atteggiamento errato. Occorre porsi nelle giuste condizioni per esprimersi al meglio, a partire dal tono di voce utilizzato. Non consigliamo di certo di gridare i concetti appresi, bensì di parlare in maniera chiara, evitando assolutamente di bisbigliare.
Si lancia così un chiaro segnale al professore, che noterà una certa sicurezza. Questa forzatura iniziale trasformerà quella risolutezza da apparente a reale, dal momento che di colpo, dopo le prime frasi pronunciate, ci si renderà conto che il proprio cervello è in funzione, la tensione è stata stemperata e l’equilibrio alla scrivania dell’esame è di colpo mutato drasticamente.
Riuscire a giungere il più possibile calmi a una prova orale è anche frutto di un’attenta organizzazione. In ambito universitario, ad esempio, l’errore più grande che uno studente possa compiere è quello di improvvisare. Occorre programmare e strutturare la propria preparazione, individuando realisticamente quali e quanti esami dover preparare in un dato lasso di tempo.
Optare per un numero minore del previsto non è un problema. Il vero ostacolo è lasciarsi cullare dal sogno di riuscire a dare tre esami in 10 giorni, preparandoli tutti in meno di un mese. L’organizzazione consente di studiare secondo tempistiche regolari, fisse e accettabili per il proprio stato psicofisico. Ciò si traduce in una freschezza mentale tale da far la differenza dinanzi al professore.
Organizzare il proprio studio si traduce in un’analisi migliore e approfondita dei temi dell’esame, ma soprattutto in una lucidità di ragionamento superiore alla media, considerando come in tanti si riducano alle ultime settimane per preparare un esame. Organizzarsi vuol dire anche sfruttare le lezioni per studiare, essendo presenti in aula in maniera attiva, registrando e iniziando lì la schematizzazione utile allo studio.
Raggiunta la necessaria lucidità, si potrà comprendere un concetto in realtà ovvio, ovvero che la propria preparazione su un singolo argomento è superiore a quella del professore. Un vantaggio da dover necessariamente sfruttare al meglio, effettuando ad esempio degli spontanei collegamenti tra argomenti differenti. In questo modo si mostrerà un’adeguata preparazione ma soprattutto comprensione. Il materiale di studio è compreso al punto da non aver bisogno di domande in fase d’esame per offrire un’analisi ampia e dettagliata.
Il rapporto con il professore
Fin dalle elementari siamo abituati a vedere insegnanti e professori come figure esistenti unicamente all’interno di un’aula, non persone vere e proprie, ma unicamente soggetti atti a verificare la nostra preparazione.
Sarebbe il caso di maturare sotto quest’aspetto, e alla svelta, prendendo coscienza del fatto di ritrovarsi a parlare dinanzi a un’altra persona, con la quale è possibile avere un rapporto, proprio come accade di continuo al di fuori del contesto scolastico, nella "vita reale".
Un esame orale non ha nulla in comune con quello scritto, nozionistica a parte. Non ci si può aspettare di stare in silenzio fino all’arrivo di una domanda, rispondere e poi zittirsi. Ciò non farà altro che aumentare la tensione percepita. È necessario vi sia una cooperazione tra i due parlanti, al fine di generare una discussione vera e propria.
Non siamo vittime dei prof e non dobbiamo attendere "indifesi" l’arrivo di un loro "attacco", sottoforma di domanda. La parola d’ordine è dialogo e per creare un rapporto con il professore dinanzi a sé è possibile. Tutto ha inizio con l’analisi del linguaggio del corpo di chi siede dinanzi a noi, come facciamo in maniera quasi automatica ogni giorno. In questo modo sarà più facile comprendere il giusto tono da usare e la miglior posizione del corpo da assumere, al fine di porre la conversazione sui giusti binari. Una postura sgraziata, ad esempio, offrirà un lieve svantaggio dinanzi a un insegnante composto, quasi rigido, nella sua seduta.
Questo processo di mimesi non si limita ovviamente alla postura, dovendo ricalcare in qualche modo il tono di voce utilizzato dall’interlocutore, così come i suoi gesti. Non si tratta di uno spettacolo teatrale, quindi mettere in piedi uno spettacolo, riflettendo l’altro come uno specchio, sarebbe assurdo. A un tono deciso rispondiamo allo stesso modo, così come a frasi pronunciate in maniera calma e rilassata. Generalmente tendiamo ad apprezzare chi ci somiglia, quindi è facile ottenere un minimo vantaggio in questo modo.
Una volta instaurato un rapporto di questo tipo, abbattendo il muro dell’imbarazzo, si potrebbe tentare di guidare il gioco, modificando lievemente tono, ad esempio, in attesa di capire quale sarà la "mossa" dell’altra persona. Dovesse quest’ultima seguire il nuovo corso, sarà alquanto facile portare la conversazione su binari più congeniali, magari evitando quasi del tutto interventi del prof, ovvero nuove domande.
L’idea che deve essere ben salda in mente è che gli esami orali non sono un conflitto. Non si sta andando in battaglia, ma soltanto a sostenere una conversazione, che richiede quindi cooperazione.
Come combattere l’ansia da esame
Più si avvicina il momento dell’esame orale e più si cade preda dell’ansia. Qualcosa di decisamente comune, anche tra chi organizza al meglio il proprio studio e può dirsi ampiamente preparato.
L’ansia non è infatti qualcosa di totalmente razionale e così ci si ritrova in attesa che il prof dica il nostro nome e cognome, con un battito molto accelerato, un accenno di sudorazione eccessiva ma soprattutto una gran confusione in mente, che ci impedisce di ricordare chiaramente e organizzare il processo dei pensieri. Elementi che concorrono al fallimento del proprio test.
La prima cosa da fare è tentare di impostare diversamente il proprio atteggiamento nei confronti dell’Università. Una certa superficialità, per dire, sarebbe qualcosa da agognare, perché consentirebbe di non vivere questi momenti come prove da dentro o fuori che definiranno per sempre la propria vita.
Dal classico "andrà di certo male" all’evergreen "mi chiederà proprio quel capitolo che non so". Occorre imparare a credere in sé, facendo valere gli elementi pratici e innegabili. Se la propria preparazione è stata adeguata, questo fatto incontrovertibile dev’essere la propria arma contro l’ansia.
Un buon metodo per porsi nel giusto stato mentale è visualizzare l’esame e immaginarlo per come si vorrebbe che andasse. In quel giorno, quindi, si avrà quella simulazione a darci coraggio, tentando di trasformarla in realtà.
Altro pensiero da contrastare è legato agli esami falliti e da ripetere. Partendo dal fatto che il professore non sia un nemico, non si deve pensare che tutto andrà nuovamente male. Per farlo è necessario ragionare in maniera pratica, analizzando ciò che non è andato per il verso giusto, i propri errori in fase d’esposizione orale e di preparazione. Consci del fatto d’aver agito per correggere tutto ciò, si avrà finalmente qualcosa di pratico e incontrovertibile da contrapporre all’ansia.