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Eraclito, pensiero e opere del filosofo greco

Della vita e degli scritti dello “skoteinòs”, l’oscuro, non restano che pochi frammenti, sufficienti però a comprendere la portata e la profondità della sua dottrina

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Eraclito è stato un filosofo greco antico, considerato uno dei maggiori pensatori presocratici. Conosciuto anche come “skoteinòs”, l’oscuro, a causa del suo stile criptico e oracolare, non ha mai nutrito fiducia nella possibilità che il suo pensiero potesse essere compreso dalla maggior parte degli uomini. Della sua opera, già ermetica e complessa, è giunta una testimonianza frammentaria, che ne rende ancor più complicata la comprensione, ma di certo molti pensatori e filosofi successivi, da Platone agli stoici, fino a Hegel e Nietzsche ne resteranno fortemente influenzati.

Il suo maggior contributo alla filosofia è l’originale “dottrina dei contrari”, alla base di una realtà in continua trasformazione e della legge del divenire, secondo un’armonia garantita dal logos.

“Ciò che si comprende è eccezionale, per cui desumo che anche il resto lo sia, ma per giungere al fondo di questa parte bisognerebbe essere un tuffatore di Delo” (Socrate)

Cenni biografici

Della vita di Eraclito si conosce ancor meno che del suo pensiero. Nasce ad Efeso nel 535 a.C. da una famiglia aristocratica, il padre è un discendente di Androclo, fondatore della città. Nonostante le origini nobili, Eraclito non si mostra interessato a fama, potere e ricchezza e nonostante abbia diritto, in quanto primogenito, al titolo onorifico di autorità sacerdotale, vi rinuncia in favore del fratello minore. Non solo, il filosofo declina anche l’invito di Dario, Re di Persia, disposto a tributargli grandi onori per il suo libro “Sulla natura”, e convince il tiranno Melancoma ad abdicare per andare a vivere nei boschi. Egli stesso si ritira a vita solitaria nel Tempio di Parmenide, dove scrive “peri physeos”, utilizzando appositamente un linguaggio oscuro, affinché il suo libro possa essere compreso solamente da chi ne mostra la capacità e incomprensibile al volgo e al suo ignorante disprezzo. Trascorre gli ultimi anni della sua vita in mezzo ai monti, adottando una dieta strettamente vegetariana, prima di morire nel 475 a.C..

Pensiero

Spesso ricordato come “il filosofo del divenire”, padre del panta rei, tutto scorre, Eraclito è in realtà “il filosofo del logos”. Come tutti i presocratrici, parte dal problema dell’arché, l’origine, che identifica, in maniera metaforica, nel fuoco, sempre vivo e in continuo movimento, eppure sempre uguale a sé stesso, spegnendosi per evaporare e diventare acqua e poi tornare terra e ancora fuoco in un moto perpetuo, forza vitale che genera la realtà. Realtà che però, pur nella sua unicità, è frutto della sua molteplicità, in quanto concepita sull’interdipendenza tra gli opposti, che devono la loro esistenza solo in funzione dell’altro, in un divenire cosmico che vede ogni contrario tendere a trasformarsi nel suo opposto.

E’ la dottrina dei contrari, alla base della filosofia eraclitea, che individua la legge segreta del mondo proprio nel contrasto tra due concetti, da cui si origina il polemos, la guerra, il costante conflitto che articola continuamente l’incessante divenire, reso possibile dal logos, la legge universale della natura, senza il quale sarebbe impossibile la convivenza tra gli opposti e che sotto una superficie conflittuale, garantisce armonia in profondità. Il logos è però anche la parola e la ragione umana, che consentono di spiegare e comprendere la legge alla base dell’universo.

Il contrasto più ricorrente tra i frammenti di Eraclito sopravvissuti al tempo è quello tra svegli e dormienti, che sfocia in quello tra i migliori e i più. Secondo il filosofo sono sveglie quelle persone che riescono ad andare oltre le apparenze, cogliendo così il senso intrinseco delle cose; questi sono spesso anche i migliori, quelli che “preferiscono la gloria eterna rispetto alle cose caduche”. Considera invece addormentate la maggior parte delle persone, i più, vittime di un sonno mentale, che “pensano solo a saziarsi come bestie”, superficiali e incapaci di comprendere le leggi autentiche del mondo circostante.

“Immortali mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita”. (Frammento 62)