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Nietzsche e il nazismo: un equivoco storico e filosofico

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Il legame tra il pensiero di Friedrich Nietzsche e l’ideologia nazista rappresenta uno dei più complessi e controversi episodi nella storia del pensiero moderno. Spesso, nel dibattito pubblico e nella divulgazione superficiale, Nietzsche viene associato ai principi del nazionalismo tedesco, del razzismo e della guerra, in quanto presunto ispiratore dell’ideologia di Hitler e del Terzo Reich.

Tuttavia, un’analisi attenta delle sue opere e del contesto storico e culturale in cui visse rivela una realtà molto più articolata. Nietzsche fu un pensatore radicale, critico verso il nazionalismo, l’antisemitismo e ogni forma di conformismo ideologico. La sua filosofia fu invece manipolata, distorta e reinterpretata — soprattutto dalla sorella Elisabeth Förster-Nietzsche — per renderla compatibile con la visione del mondo nazista. Questo fraintendimento ha condizionato a lungo la ricezione del suo pensiero, oscurando la portata rivoluzionaria delle sue idee.

Il pensiero originale di Nietzsche: oltre il bene e il male

Per comprendere il presunto legame tra Nietzsche e il nazismo, è fondamentale partire dal cuore del pensiero nietzschiano. Nietzsche fu un critico radicale della modernità, della religione, della morale tradizionale e delle istituzioni borghesi. Al centro della sua filosofia troviamo il concetto di “volontà di potenza”, intesa non come dominio sull’altro, ma come forza creatrice, espressione della vitalità dell’individuo.

La sua celebre figura dell’Oltreuomo non rappresenta un ideale di supremazia razziale, ma piuttosto un essere capace di trascendere i valori imposti, costruendo autonomamente il proprio destino. Nietzsche denunciò con forza il gregarismo, l’ipocrisia della morale cristiana, e ogni forma di pensiero dogmatico.

Nel suo rifiuto della metafisica e nella sua critica alle verità assolute, Nietzsche si pone in netto contrasto con ogni ideologia totalitaria. Il suo pensiero è dinamico, frammentario, volutamente provocatorio, e si oppone a qualsiasi sistematizzazione. Proprio per questo, il tentativo nazista di farne un teorico della razza e della supremazia germanica si fonda su una profonda mistificazione dei suoi scritti.

Il ruolo decisivo di Elisabeth Förster-Nietzsche

Una delle principali responsabili della distorsione del pensiero nietzschiano fu la sorella di Friedrich, Elisabeth Förster-Nietzsche. Dopo la morte del fratello, Elisabeth assunse la direzione dell’Archivio Nietzsche e si occupò della pubblicazione postuma di numerose opere. Tuttavia, era animata da ideali nazionalisti, antisemiti e filomonarchici, in netto contrasto con le idee del fratello. Nel tentativo di trasformare Nietzsche in un profeta del nazionalismo tedesco, Elisabeth manipolò i testi, selezionò e modificò brani secondo una logica ideologica, e favorì la circolazione di un’immagine deformata del filosofo.

Uno dei casi più emblematici è quello del libro “La volontà di potenza”, una raccolta di appunti incompiuti che Nietzsche non aveva mai pubblicato e che Elisabeth assemblò in modo arbitrario, attribuendogli un significato del tutto alterato. Fu soprattutto attraverso questa falsa opera che si diffuse l’idea di un Nietzsche teorico della forza, della guerra e del dominio, aprendo la strada alla successiva strumentalizzazione da parte del regime nazista.

Nietzsche e l’antisemitismo: una condanna esplicita

Un altro punto essenziale per chiarire l’equivoco riguarda il rapporto di Nietzsche con l’antisemitismo. Contrariamente a quanto sostenuto da certa propaganda del Novecento, Nietzsche fu un feroce critico dell’antisemitismo. Già nelle sue lettere e in opere come “Umano, troppo umano” e “Al di là del bene e del male”, emerge una netta opposizione a ogni forma di odio razziale. Egli considerava l’antisemitismo una manifestazione di volgarità, ignoranza e spirito reazionario, e condannava le tendenze razziste dei nazionalisti tedeschi del suo tempo. Interruppe i rapporti con l’amico Richard Wagner proprio a causa delle sue posizioni antisemite e ultranazionaliste.

Nietzsche difese a più riprese la cultura ebraica, riconoscendole un’importante influenza nello sviluppo della civiltà europea. In alcune sue lettere arrivò a prendere le distanze da sua sorella e dal marito antisemita, affermando con chiarezza che le loro idee erano in totale contraddizione con la sua filosofia. Queste dichiarazioni rendono evidente come il tentativo di collegare Nietzsche all’ideologia nazista sia frutto di un progetto propagandistico ben preciso, privo di fondamento filologico e filosofico.

La manipolazione nazista del pensiero nietzschiano

Il regime nazista, alla ricerca di giustificazioni culturali e filosofiche per le proprie teorie, trovò in Nietzsche una figura apparentemente compatibile con il mito della “razza ariana” e della forza eroica. L’ambiguità di alcuni concetti nietzschiani, come la “volontà di potenza” o l’”eterno ritorno”, fu strumentalizzata per legittimare il culto della guerra, del comando, della gerarchia e del sacrificio. I nazisti diffusero una versione selettiva e travisata di Nietzsche, escludendo tutti i passaggi in cui il filosofo criticava il nazionalismo, il militarismo e la stessa Germania imperiale.

Durante il Terzo Reich, Elisabeth fu celebrata come custode della memoria nietzschiana e l’Archivio Nietzsche divenne un centro di propaganda culturale del regime. Hitler stesso visitò la tomba del filosofo e ricevette in dono alcuni manoscritti. Ma questo non prova alcun reale legame tra i due: ciò che Hitler celebrava era un Nietzsche falsificato, svuotato della sua irriverenza radicale, della sua spinta individualista e del suo spirito anti-autoritarista.

La reinterpretazione post-bellica e il recupero del vero Nietzsche

Dopo la caduta del nazismo, la figura di Nietzsche fu a lungo sospetta. Tuttavia, grazie al lavoro di importanti filologi, filosofi e storici del pensiero, è stato possibile smontare l’equivoco costruito nei decenni precedenti. Studiosi come Karl Jaspers, Giorgio Colli e Mazzino Montinari si occuparono di ricostruire criticamente i testi nietzschiani, restituendo al pubblico una versione autentica e depurata dalle manipolazioni ideologiche.

Il lavoro di edizione critica dei Frammenti postumi e la nuova traduzione delle opere complete permisero di mettere in luce l’autentico spirito filosofico di Nietzsche: non un ideologo, ma un distruttore di ideologie, non un maestro della forza bruta, ma un pensatore della fragilità umana e della creazione di senso. In questo contesto, l’opera di Nietzsche è stata rivalutata come una delle più sofisticate, provocatorie e fertili del pensiero moderno.

Nietzsche oggi: un pensiero pericoloso ma non nazista

Il pensiero di Nietzsche continua a esercitare un fortissimo fascino nella cultura contemporanea, proprio per la sua capacità di scardinare certezze, di mettere in discussione i valori dominanti, e di stimolare una riflessione radicale sul senso della vita, della morale, della storia e della libertà individuale. La sua filosofia, tuttavia, è tutt’altro che rassicurante: essa espone il soggetto moderno alla vertigine del nichilismo, lo costringe a confrontarsi con la morte di Dio e con la necessità di inventare nuovi valori.

Nietzsche non è mai stato un pensatore facile da etichettare, e proprio per questo è stato più volte strumentalizzato: da alcuni settori della sinistra esistenzialista, come da quelli della destra autoritaria. Ma nessuna appropriazione può ridurre la complessità del suo pensiero. Ogni lettura riduttiva è, per Nietzsche, un tradimento. L’unico modo per restituirgli dignità è affrontare le sue opere nella loro ricchezza contraddittoria, accettando l’inquietudine che suscitano e il potere destabilizzante che contengono.