Lo spleen di Baudelaire: cos'è e analisi della poesia
Lo spleen rappresenta una delle espressioni più intense dell’angoscia esistenziale e della malinconia che caratterizzano il pensiero e la poetica di Baudelaire. Questo stato d’animo è una condizione di profonda noia e disperazione, in cui il poeta si sente intrappolato in un mondo decadente e corrotto, senza via d’uscita. Nelle sue poesie, Baudelaire esplora il contrasto tra la ricerca della bellezza e la disillusione della realtà, simboleggiando il conflitto interiore tra l’ideale e il reale.
Lo spleen non è solo un sentimento personale, ma un concetto che Baudelaire eleva a simbolo della condizione umana nell’epoca moderna. In questo articolo, esamineremo cosa rappresenta lo spleen in letteratura, come Baudelaire lo sviluppa nei suoi quattro componimenti intitolati Spleen all’interno de I fiori del male, e faremo un’analisi della quarta poesia di questo ciclo, che generalmente è considerata il culmine di questo stato di disperazione.
Cos’è lo spleen in letteratura
Il termine spleen ha origini inglesi, dove indicava originariamente la milza, organo che, secondo la medicina umorale antica, era ritenuto responsabile della produzione di umori neri, associati alla malinconia. Tuttavia, nel corso del tempo, lo spleen ha acquisito una connotazione più ampia, riferendosi a uno stato di noia esistenziale, apatia e angoscia profonda, in cui il soggetto si sente oppresso dal peso della vita quotidiana e dalla propria incapacità di trovare soddisfazione o significato.
Nella letteratura romantica e successiva, lo spleen è diventato il simbolo del malessere interiore e della condizione di alienazione tipica dell’individuo moderno. Esso rappresenta una forma di disillusione e di decadenza morale e spirituale, una sensazione di vuoto che travolge l’animo umano e lo priva di ogni energia o speranza. Il soggetto che soffre di spleen è consapevole della bellezza e della perfezione ideali, ma è incapace di raggiungerle e si sente intrappolato in una realtà grigia e senza prospettive.
In Charles Baudelaire, lo spleen assume una dimensione particolarmente complessa e drammatica. Per il poeta francese, lo spleen non è solo una malinconia passeggera, ma una vera e propria condizione esistenziale in cui l’animo è divorato dal senso di inutilità, dall’angoscia della mortalità e dalla frustrazione del desiderio inappagato. Baudelaire trasforma lo spleen in un concetto poetico, un simbolo che diventa centrale nel suo modo di vedere la vita e di concepire la creazione artistica.
Lo spleen, per Baudelaire, è anche la manifestazione della frattura tra il desiderio di elevazione spirituale e la realtà materiale, corrotta e soffocante, che schiaccia l’individuo. Questo contrasto è presente in molte delle sue opere, ma è nei componimenti del ciclo dello Spleen che Baudelaire esplora appieno questo stato di angoscia e di tormento interiore.
Il ciclo degli Spleen di Baudelaire
All’interno della raccolta I fiori del male, Charles Baudelaire dedica un ciclo di quattro poesie intitolate Spleen, che rappresentano una delle espressioni più intense del suo tormento interiore. Queste poesie sono collocate nella sezione “Spleen et Idéal” della raccolta, una delle più significative dell’opera, in cui Baudelaire esplora il conflitto tra il desiderio di bellezza e perfezione (l’Ideale) e la condizione di degrado morale e spirituale (lo Spleen) che caratterizza la sua visione del mondo.
Le quattro poesie intitolate Spleen descrivono un progressivo scivolamento nell’angoscia e nella disperazione. Ciascuna di queste opere affronta una diversa sfumatura del concetto di spleen, ma tutte condividono una visione cupa e soffocante della condizione umana. Baudelaire utilizza immagini potenti e simboliche per descrivere la sensazione di essere intrappolato in un mondo senza via d’uscita, dove ogni tentativo di trovare sollievo o salvezza risulta vano.
La prima delle poesie dello Spleen presenta l’immagine della noia, descrivendo il cielo come una cappa soffocante che opprime il poeta. Questa immagine si ripete nei componimenti successivi, rafforzando l’idea di un mondo chiuso e claustrofobico. La seconda poesia introduce il tema della disperazione: qui Baudelaire si sente vittima di un dolore che lo annienta e lo priva di qualsiasi possibilità di redenzione. Nella terza poesia, il poeta descrive il proprio stato d’animo come una tempesta interiore, un tumulto di emozioni che lo fa sentire schiacciato e impotente.
La quarta e ultima poesia del ciclo, generalmente considerata la più importante, rappresenta il culmine di questo declino spirituale. Qui, lo spleen raggiunge la sua massima espressione, trasformandosi in una vera e propria prigione mentale da cui non c’è scampo. Baudelaire descrive lo spleen come una condizione assoluta, in cui l’individuo è privato di ogni speranza e risucchiato da un vortice di disperazione e angoscia. La poesia utilizza una serie di immagini opprimenti e lugubri per trasmettere l’idea di un mondo senza luce, senza senso e senza possibilità di redenzione.
Il testo della poesia Spleen di Baudelaire
Quando il cielo è basso e pesante come un coperchio
Sullo spirito che geme vittima di lunghe fitte,
E dall’orizzonte di cui abbraccia per intero il cerchio
Ci versa addosso un giorno nero più triste della notte;
Quando la terra si trasforma in una prigione umida,
Dove la Speranza, come un pipistrello,
Va sbattendo sui muri le sue ali timide
E sbatte la testa al marcio soffitto;
Quando la pioggia allunga le sue immense strisce
imita le sbarre di una enorme prigione,
E quando un popolo di infimi e muti ragni
tesse le sue reti al fondo del nostro cervello,
Delle campane all’improvviso battono furiose
E lanciano al cielo un grido terribile,
Come fossero spiriti erranti e senza patria
Che iniziano a gemere senza posa.
E dei lunghi cortei funebri, senza tamburi né musica,
Sfilano lentamente nell’anima mia; la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia atroce,
sul mio capo chino pianta la sua bandiera nera.
Analisi della poesia Spleen di Baudelaire
La poesia si apre con una metafora particolarmente suggestiva: il poeta paragona il suo stato d’animo a un “coperchio” che schiaccia lo spirito, simile a un “cielo basso e pesante” che incombe sull’anima come un incubo. Questa immagine descrive in modo efficace la sensazione di essere intrappolati in un mondo senza via di fuga, dove ogni tentativo di elevazione è frustrato dalla realtà opprimente. Il cielo, solitamente simbolo di libertà e aspirazione, diventa qui una barriera che soffoca il poeta e gli impedisce di respirare liberamente.
La seconda parte della poesia introduce una serie di immagini sempre più oscure e claustrofobiche. Baudelaire parla di pioggia e morti silenziose, elementi che rafforzano l’idea di un mondo in cui la vita è stata sostituita dalla morte e dal degrado. Il tema della pioggia, ripetuto più volte, serve a rappresentare la malinconia che permea ogni cosa e la sensazione di essere costantemente inondati da emozioni negative.
Uno degli elementi più significativi della poesia è la descrizione dello spleen come una sorta di nemico invincibile, un mostro che opprime il poeta e lo isola dal resto del mondo. In questo senso, lo spleen diventa una forza esterna e autonoma, che prende il controllo della mente e dell’anima del poeta, costringendolo a vivere in uno stato di continua sofferenza.
La parte finale della poesia descrive l’ultimo stadio dello spleen, quello in cui il poeta è completamente prigioniero della sua disperazione. Qui, Baudelaire usa un’immagine particolarmente potente: il cuore del poeta diventa una torre assediata, in cui ogni emozione positiva è stata soffocata dalla malinconia e dalla noia. Non c’è via di fuga, non c’è possibilità di sollievo: lo spleen è diventato una condizione permanente e inesorabile.
Il linguaggio della poesia è ricco di simbolismi e di figure retoriche, che contribuiscono a creare un’atmosfera di angoscia e di soffocamento. Le immagini del cielo basso, delle ragnatele, della pioggia e della torre assediata sono tutte metafore che rappresentano lo stato d’animo del poeta e la sua incapacità di liberarsi dal proprio tormento interiore.