Salta al contenuto

Il sabato del villaggio di Leopardi: parafrasi e analisi

Il componimento è centrale nella comprensione della poetica e della concezione del mondo dell’autore, che rivela la sua teoria del piacere

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Il piacere è attesa del piacere”, la teoria di Giacomo Leopardi è rappresentata in uno dei componimenti più importanti sotto il profilo concettuale della poetica e della concezione del mondo dell’autore, Il sabato del villaggio. Composta nel 1829, a breve distanza dall’altrettanto centrale “La quiete dopo la tempesta”, la poesia è inserita nei Canti, precisamente nella sezione “Grandi idilli”.

La poesia

La donzelletta vien dalla campagna,

in sul calar del sole,

col suo fascio dell’erba; e reca in mano

un mazzolin di rose e di viole,

onde, siccome suole,

ornare ella si appresta

dimani, al dì di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicine

su la scala a filar la vecchiarella,

incontro là dove si perde il giorno;

e novellando vien del suo buon tempo,

quando ai dì della festa ella si ornava,

ed ancor sana e snella

solea danzar la sera intra di quei

ch’ebbe compagni dell’età più bella.

Già tutta l’aria imbruna,

torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre

giù da’ colli e da’ tetti,

al biancheggiar della recente luna.

Or la squilla dà segno

della festa che viene;

ed a quel suon diresti

che il cor si riconforta.

I fanciulli gridando

su la piazzuola in frotta,

e qua e là saltando,

fanno un lieto romore:

e intanto riede alla sua parca mensa,

fischiando, il zappatore,

e seco pensa al dì del suo riposo.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,

e tutto l’altro tace,

odi il martel picchiare, odi la sega

del legnaiuol, che veglia

nella chiusa bottega alla lucerna,

e s’affretta, e s’adopra

di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,

pien di speme e di gioia:

diman tristezza e noia

recheran l’ore, ed al travaglio usato

ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,

cotesta età fiorita

è come un giorno d’allegrezza pieno,

giorno chiaro, sereno,

che precorre alla festa di tua vita.

Godi, fanciullo mio; stato soave,

stagion lieta è cotesta.

Altro dirvi non vo’; ma la tua festa

ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

Parafrasi

La ragazza torna dalla campagna verso il tramonto con il solito fascio d’erba, e tiene fra le mani un mazzolino di rose e viole con cui si prepara a ornarsi, l’indomani, domenica, il petto e i capelli, come fa di solito. La vecchietta sta seduta a filare con le sue vicine sui gradini della scala, rivolta verso occidente, dove il sole tramonta, e racconta della sua giovinezza, quando anche lei, nei giorni di festa, si adornava e, ancora sana e agile, danzava la sera con gli amici che le erano compagni di gioventù, l’età più bella. Ormai l’aria si fa scura, il cielo limpido torna azzurro e, sotto la luce biancheggiante della luna da poco spuntata, le ombre scendono di nuovo dai colli e dai tetti. Adesso la campana annuncia la prossima festività e diresti che a quel suono il cuore si riempia di speranza. I ragazzi in gruppo, gridando e saltando sulla piccola piazza, fanno un allegro rumore; nel frattempo il contadino, fischiando, ritorna a casa per consumare la sua modesta cena e fra sé e sé pensa alla domenica, il giorno in cui può riposarsi. Poi, quando intorno è spenta ogni altra luce e tutto il resto tace, senti il picchiare del martello, senti la sega del falegname, che nella bottega chiusa veglia al lume della lucerna, e si dà da fare affrettandosi per finire il suo lavoro prima del chiarore dell’alba. Fra i sette giorni della settimana questo, pieno di speranza e di gioia, è il più gradito; domani il trascorrere delle ore porterà un senso di fastidio e di tristezza, e ciascuno ricomincerà a pensare al faticoso lavoro abituale. Fanciullo spensierato, la tua giovane età è come un giorno pieno di gioia, un giorno luminoso, sereno che precede e annuncia la festa della tua vita. Sii felice, ragazzo mio: la tua è una condizione beata, un’età felice. Non ti voglio dire altro; ma non ti pesi se la tua festa ancora tarda a sopraggiungere.

L’infinito di Leopardi, spiegazione della celebre poesia

Analisi

Con “La quiete dopo la tempesta”, “Il sabato del villaggio” non condivide solamente la genesi ravvicinata e l’illustrazione della sua teoria del piacere, ma anche la struttura contenutistica, con la lirica divisa in due parti asimmetriche.

Nella prima a prevalere è la descrizione della vita paesana, immortalata all’imbrunire di un sabato primaverile, mentre fervono i preparativi al successivo giorno di festa. Le figure che si avvicendano di strofa in strofa vanno dai simboli della giovinezza a quelli della vecchiaia e dell’età spensierata, fino alle attività quotidiane classiche del mondo contadino.

Nella seconda parte, speculare alla prima, la riflessione di Leopardi si fa più cupa, considerando irraggiungibile il momento del piacere tanto atteso. Così, come la domenica disillude l’attesa del sabato, l’età adulta tradirà l’attesa della giovinezza, che scoprirà una maturità dolorosa. Tanto da suscitare l’invito finale al “garzoncello scherzoso”, simbolo dell’inconsapevolezza umana, a non avere tanta fretta di crescere, perché l’unica felicità possibile è costituita dall’attesa del piacere e non già dal suo illusorio raggiungimento.

Spiegazione

L’attesa del giorno di festa, allegoria della giovinezza e delle speranze nutrite per il futuro, è il tema centrale de “Il Sabato del villaggio”, poesia rivelatrice del fondamentale rapporto tra l’illusione e la realtà, rappresentata dalla domenica, che vede cadere ogni speranza che la vita possa riservare chissà quali felicità. Non c’è dunque spazi per i labili sogni della giovinezza, che si disintegreranno una volta venuti a contatto con la dura quotidianità.

La contrapposizione tra attesa e realizzazione viene evidenziata da Leopardi attraverso le figure della “donzelletta” e della “vecchierella”, l’una pervasa di entusiasmo giovanile e che rappresenta l’aspettativa per una vita che ancora deve compiersi, l’altra placidamente rivolta a Occidente, immersa nel ricordo del felice passato e che raffigura la delusione dell’aspettativa giovanile.

Stessi contrasti suscitati dalla duplice scena dei bambini, che corrono eccitati dalla gioiosa attesa per il giorno di festa e dello zappatore, che nel fare ritorno verso casa, stanco dopo una lunga giornata di lavoro, gioisce del giorno di festa in maniera più pacata, dall’alto di un disincanto maturato nei confronti della vita, che gli fa intravedere nulla più di un giorno di riposo.

C’è poi l’immagine del falegname, “il legnaiuol”, del quale Leopardi descrive l’ansia di terminare il lavoro per poter godere in tempo della festività, facendone una vittima inconsapevole del grande inganno di una vita vissuta aspettando una gioia che non arriverà.

È allora logico che in un’ottica del genere il poeta si preoccupi di raccomandarsi con un ideale fanciullo, affinché goda del presente e viva appieno la sua porzione di esistenza fatta di gioia e speranze, prima che il futuro, inesorabilmente, gli sbatta nuovamente in faccia la dura realtà che si rivela in età matura, ovvero che “il piacere è l’attesa del piacere stesso”.