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Imperatori romani, la vita e le date principali

Dalla salita al potere di Ottaviano “Augusto”, alla deposizione di Romolo Augustolo da parte del visigoto Odoacre, la storia dell’età imperiale e delle sue dinastie

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

L’Impero romano viene racchiuso nel periodo storico che va dal 27 a.C. con l’incoronazione di Ottaviano al 476 d.C. con la deposizione di Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d’Occidente. Il termine “Imperatore” proviene dal latino imperator, che viene conferito al condottiero che si distingue in ambito militare, religioso e civile. Per secoli però il “praenomen” attribuito al nome personale degli imperatori romani sarà caesar, in onore di Giulio Cesare, il dictator perpetuus.

Dinastia giulio-claudia (27 a.C.-68 d.C.)

Nel 27 a.C. Ottaviano assume la carica di princeps senatus, che gli consente, pur primus inter pares, di esprimersi per primo sulle scelte del Senato. Gli viene anche attribuito l’appellativo di “Augusto”, che da lui in poi sarà conferito a tutti gli imperatori. Il suo governo sarà lungo e lungimirante e alla sua morte, sopraggiunta nel 14 d.C., lascerà un Impero in forte ripresa economica e demografica al figlio adottivo Tiberio, che darà inizio alla dinastia giulio-claudia. Tiberio regna fino al 37 d.C., quando muore, forse per malattia o forse assassinato da Macrone, per favorire l’ascesa al trono di Caligola. Questi governerà per soli tre anni, fino al 41, lasciandosi andare ai vizi e segnalandosi per le sue stravaganze e la megalomania, che lo porta ad essere assassinato dai pretoriani di Cherea. A questo punto Roma rischia di tornare alla Repubblica, ma viene acclamato imperatore Claudio, zio di Caligola, considerato comunque manipolabile. Il suo regno, che durerà fino al 54 d.C., sarà contraddittorio come il personaggio, che non vorrà mai essere chiamato imperatore e che farà scalpore promulgando una legge a favore degli schiavi. Appassionato di spettacoli e giochi, che organizza di continuo guadagnandosi la benevolenza del popolo, ma anche di donne, che lo manipoleranno a loro piacimento, come Messalina prima e Agrippina, che ne ordinerà la morte. L’ultimo rappresentante della gens giulio-claudia è Nerone, figlio di Agrippina, che sale al trono a soli 17 anni al posto del legittimo erede Britannico, figlio di Claudio, assassinato nella congiura ordita da Seneca. Agrippina costringe Nerone a sposare la sorellastra Ottavia, ma l’Imperatore le preferisce Poppea. Durante il suo regno, nel 64 d.C. scoppia il famoso incendio di Roma, a lui erroneamente attribuito. Dichiarato “nemico della patria” dal Senato e braccato, nel 68 si toglie la vita.

I quattro imperatori (68-69)

A Nerone succedono nel giro di un anno quattro imperatori. Tra il dicembre del 68 e il dicembre del 69 si alternano Galba, Otone e Vitellio, vittime della guerra civile che si scatena a Roma. Galba è ucciso dai pretoriani, Otone muore suicida, Vitellio viene assassinato dai sostenitori di Vespasiano.

Età Flavia (69-96)

Vespasiano apre l’Età Flavia, che durerà dal 69 al 96, rendendo Roma sempre più splendida e potente. Di origini umili, che non rinnegherà mai, Vespasiano si contraddistingue per il rigore e i severi costumi. A lui succede, per soli due anni, il primogenito Tito, che fa in tempo a vivere l’eruzione del Vesuvio e il devastante incendio che distrugge, tra gli altri, Pantheon e tempio di Giove Capitolino, seguito dalla peste. Muore nell’81, a soli 41 anni, forse di malaria, forse avvelenato dal fratello minore Domiziano, che diventa imperatore. Fautore di un grande sviluppo delle province, Domiziano promuove anche il culto di se stesso come divinità, entrando in contrasto con i senatori, che fa perseguitare al pari di ebrei e cristiani. Muore nel 96, vittima di una congiura.

Età degli imperatori adottivi (96-180/192)

Tra il 96 e il 180, l’Impero romano vivrà il momento della sua massima espansione sotto i cosiddetti “imperatori adottivi”, la cui successione al trono non verrà stabilita per via familiare, ma tramite l’adozione, da parte dello stesso imperatore in carica, del suo erede designato. In questo periodo si succedono grandi figure, dopo il biennio dell’anziano Nerva, dal 98 al 117 governa Traiano, nel corso del cui regno l’Impero raggiunge la massima estensione dei suoi confini, che Adriano, in carica dal 117 al 138, si dedicherà a consolidare. Gli succede Antonino Pio, imperatore ritenuto saggio, che guida Roma fino al 161, quando lascia lo scettro a Marco Aurelio, che regnerà fino al 180, ma per i primi otto anni in coabitazione con il fratello adottivo Lucio Vero, che vuole al suo fianco. Passato alla storia anche per la sua statura morale e intellettuale di “imperatore filosofo”, Marco Aurelio è però anche il primo a mostrare il fianco alle orde barbariche, che superano il Danubio e tornano a devastare, dopo secoli, la Pianura Padana. Alla morte del padre, nel 180, il 19enne Commodo si ritrova imperatore, ma si dimostra lontanissimo dal genitore per cultura e capacità politica, nonché un sadico, depravato ed esibizionista, che dopo aver schivato più di una congiura, finisce strangolato da Narcisso nel 192.

Guerra civile romana (193)

La morte di Commodo scatena la competizione tra i numerosi pretendenti al trono, che nel 193 sfocia in una cruenta guerra civile della quale fanno le spese, nel giro di pochi mesi, gli imperatori Pertinace e Didio Giuliano.

Dinastia dei Severi (193-235)

A placare i moti romani è il governatore della Pannonia Superiore, Settimio Severo, primo imperatore della dinastia severiana. Nativo di Leptis Magna, nell’odierna Libia, attribuirà alla periferia dell’Impero un ruolo sempre più importante. Fedele alla linea indicata da Marco Aurelio, ristabilisce la successione parentale e nel 211 lascia il trono al figlio Caracalla, che, si è sbarazzato del fratello Geta, che avrebbe dovuto essere co-imperatore. Caracalla promulga la Constitutio Antoniniana o Editto di Caracalla, una legge che estende la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero. Nel 217, vittima di una congiura, viene ucciso, come i suoi successori Macrino e il figlio Diadumeniano, giustiziati, Eliogabalo, inviso al Senato per l’introduzione a Roma di culti orientali e per il prestigio assunto dalle donne a corte, e Alessandro Severo, assassinato nel 235 durante una sollevazione militare guidata da Massimino il Trace.

Gli anni bui dell’Impero (235-284)

Proprio Massimino il Trace diventa il primo imperatore barbaro, dando inizio a uno dei periodi più bui della storia di Roma, quello dei generali acclamati imperatori dall’esercito, noto come fase dell’anarchia militare, che terminerà solamente nel 284, con l’ascesa al potere di Diocleziano. In questi anni si alterneranno le dinastie gordiana e decia, valeriana e illirica, tacitiana e cara.

Dominato (284-306]

Diocleziano apre e chiude il periodo denominato “Dominato” per indicare la forma di governo del basso Impero, contrapponendola al “Principato”, caratterizzante l’alto Impero. A lui si deve l’istituzione della tetrarchia secondo un ordinamento che prevede la divisione dell’impero in quattro parti, governate da due augusti e da due cesari a essi subordinati. Regna insieme a Massimiano dal 286, portando Roma fuori dalla “crisi del III secolo” e riformando l’esercito. Sposta la sua residenza in Oriente, a Nicomedia, e nel 305 abdica insieme a Massimiano a favore dei rispettivi figli Costanzo e Galerio.

Dinastia costantiniana (306-363)

Nel 306 sale al trono Costantino I, figlio di Costanzo, che sarà ricordato come il primo imperatore a concedere libertà di culto ai cristiani. Convinto assertore dell’importanza strategica assunta dalla parte orientale dell’Impero, deciderà di fondare una nuova capitale sulle rive del Bosforo, Costantinopoli, che nel 330 sorgerà sull’antica Bisanzio. Nel 337, Costantino I, che si è convertito prima di morire, lascia l’impero diviso tra i suoi tre figli Costante, Costantino II e Costanzo II, che prevale nella sanguinosa guerra fratricida e regna dal 350 alla sua morte, nel 361. Gli succede fino al 363 il cugino Giuliano l’Apostata, così soprannominato per la sua intenzione di restaurare il paganesimo come culto ufficiale dell’impero.

Dinastia valentiniana e teodosiana (363-395)

Dopo la morte di Giuliano, Roma vive un’altra fase difficile, caratterizzata dal dilagare dei barbari. Né Valente, imperatore fino al 378, né Teodosio, che gli succede fino al 395, si riveleranno incapaci di contenere l’avanzata, lungo i corsi del Reno e del Danubio, della minaccia portata dalle tribù di Franchi, Burgundi, Alamanni, Vandali e Goti.

Fine dell’Impero romano (395-476)

Nel 395, alla morte di Teodosio, l’Impero romano viene definitivamente diviso tra i suoi figli. L’Impero romano d’Occidente a Onorio e Impero romano d’Oriente ad Arcadio. Se Arcadio segue una politica autonoma, Onorio accetta la tutela del generale vandalo Stilicone, ma alla sua morte si ritrova ad affrontare il dilagare dei barbari. Nel 410 i Visigoti di Alarico piombano su Roma e il 24 agosto si consuma il celeberrimo “sacco”, che verrà bissato nel 455 da quello ad opera dei Vandali di Genserico. Nel 476, Odoacre, re dei Goti, depone Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’Occidente. Questo atto segna la fine dell’Impero romano d’Occidente. Il cosiddetto Impero d’Oriente proseguirà invece fino al 1453, quando Costantinopoli sarà conquistata dai Turchi.