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Chi era e cosa ha fatto l’imperatore Carlo Magno

Il più importante sovrano del Medioevo, che non soltanto fece rinascere un impero soprannazionale, sull’esempio di quello che era stato l’impero romano, ma che lasciò anche un tracciato di cultura comune


Paolo Marcacci

Paolo Marcacci

INSEGNANTE DI LETTERE, GIORNALISTA PUBBLICISTA, SPEAKER RADIOFONICO, OPINIONISTA TELEVISIVO

Ho trasformato in professione quelle che erano le mie passioni, sin dagli anni delle elementari. Dormivo con l'antologia sul comodino e le riviste sportive sotto il letto. L'una mi è servita per diventare una firma delle altre. Per questo, mi sembra di non aver lavorato un solo giorno in vita mia.

Cenni biografici

Figlio primogenito di Pipino il Breve, sovrano dei Franchi, e di Bertrada; nato in Aquisgrana nel 742 DC; alla morte di suo padre (768) ebbe in dote l’Austrasia e la Neustria al nord de l’Oise, nonché l’Aquitania in comune col fratello minore Carlomanno, sovrano della Neustria a sud dell’Oise, della Borgogna e di altri territori limitrofi. Alla morte di Carlomanno (771), si impossessò con un’azione di forza dei suoi stati e nello stesso anno ripudiò la sua prima moglie, figlia di Desiderio Re dei Longobardi, di nome forse Desiderata (Ermengarda per la tradizione letteraria, come per esempio in “Adelchi” di Alessandro Manzoni). Desiderio allora accolse nella sua corte la vedova e i partigiani di Carlomanno, per tentare di contrastare Carlo Magno.

Le prime conquiste

Carlo Magno, sollecitato dal Papa Adriano I, impose a Desiderio di lasciare al pontefice le terre che aveva occupato nell’esarcato e nel ducato romano; dopo il rifiuto, attraversò le Alpi nel 773 DC col suo esercito, per i passi del Cenisio e del S. Bernardo, superò per aggiramento la chiusa di Val di Susa, s’impossessò di tutta l’Italia del nord e, occupata Pavia (774), si nominò Re dei Franchi e dei Longobardi. Ritornò due anni dopo per reprimere la cospirazione dei duchi longobardi del Friuli, di Chiusi, Spoleto e Benevento; poi nel 781 per far consacrare dal pontefice, come Re d’Italia, il figlio Carlomanno, al quale venne dato il nome di Pipino.

La lotta contro gli “infedeli” e l’ampliamento dei possedimenti

In questi stessi anni contro le truppe islamiche di Spagna condusse una serie di spedizioni: in particolare quella del 778, dopo il fallimento dell’assedio di Saragozza, si concluse con il massacro di migliaia di soldati franchi nelle retrovie, al passo pirenaico di Roncisvalle: pur trattandosi di una sconfitta, in ambito letterario questo episodio venne considerato epico per l’alto tasso di eroismo e diede luogo, tra le altre, alle storie del paladino Orlando, declinato in vari modi dai poeti del Medioevo e del Rinascimento, come dimostrano “Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo e “Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto.
Miglior successo ebbero le spedizioni del 785, 797, 801, 811, che permisero la creazione della cosiddetta “Marca ispanica”, fra i Pirenei e l’Ebro, con capitale Barcellona: la città rappresentò il primo nucleo della riconquista della Spagna da parte dell’esercito cristiano. Inoltre ad est, in trent’anni di guerre (772-804), Carlo Magno organizzò una serie di incursioni per occupare le terre dei Sassoni, ritenuti un popolo minaccioso a causa degli agguati reiterati: molto cruenta si dimostrò la guerra contro il capo sassone Vitichindo (778-785). La lotta per la sistemazione del confine orientale ebbe anche altri sviluppi: contro i Bavari e il loro duca Tassilone che, una volta sconfitto nel 787, fece assumere a Carlo Magno la potestà del territorio e, partendo poi dalla Baviera, contro gli Avari, di cui con una serie di assalti tra il 791 e il 796 riuscì a smembrare e quindi a sottomettere i possedimenti.

Il concetto di Sacro Romano Impero

Affermato così il suo dominio dall’Elba all’Atlantico, al Tibisco, al Danubio, all’Ebro, fino a Roma, la realtà dimostrava che il vero e unico capo della cristianità a livello politico poteva definirsi proprio e soltanto Carlo Magno. Questa sua posizione di dominio politico e territoriale, alla quale Carlo Magno abbinava una specifica attività nel campo religioso, come paladino e divulgatore della fede cristiana, e nel campo della cultura, al punto tale che si iniziò a parlare di “cultura carolingia” per connotare l’impatto omnicomprensivo sulla civiltà dell’epoca.

Carlo Magno, sovrano poliedrico

Il valore storico e civile del potere di Carlo Magno ebbe la piena consacrazione ufficiale nella notte di Natale dell’anno 800, in Roma: egli vi si era recato per esaminare le accuse contro papa Leone III, che era stato esautorato nell’aprile del 799 da una congiura di aristocratici e che da Carlo stesso era già stato rimesso sul trono. Il Pontefice, al termine della funzione natalizia in San Pietro, pose la corona con il diadema imperiale sul capo di Carlo, che fu acclamato dai presenti, già edotti in tal senso, con il titolo di “Imperatore”.

Incoronazione politica e religiosa

A questo punto, al giro di boa dell’anno 800, più che la restaurazione dell’Impero Romano d’Occidente, come i testi di storia spesso suggeriscono, Carlo ha in mente l’edificazione di un nuovo Impero cristiano, ciò che era negli auspici degli uomini del Medioevo. L’elemento religioso, con tutte le sue conseguenze in ambito culturale, restava quello predominante: più che un’entità statale vera e propria, l’Impero era da considerare come un ideale politico-religioso che connotava un vasto ambito territoriale. Questo concetto conferiva dignità e forza nella difesa del Cristianesimo all’Imperatore, nonché una sinergia di potere temporale e sacrale associato al Papato.

Caratteristiche e struttura dell’Impero

Il carattere dell’Impero, dopo un’offerta di matrimonio inviata da Carlo all’imperatrice d’Oriente Irene e caduta per la destituzione di quest’ultima, venne poi a determinarsi nell’anno 802 per le reazioni di Niceforo, nuovo legittimo imperatore col quale veniva a cessare la vacanza imperiale, che era stata il pretesto per l’iniziativa di Leone III. Si venne a un conflitto con l’Impero bizantino, svoltosi nell’Adriatico (805-806) e terminato (812) con un accordo che mentre a Bisanzio lasciava Venezia, l’Istria e la Dalmazia, a Carlo riconosceva il titolo di Imperatore dell’Impero romano e cristiano d’Occidente. Egli allora si preoccupò di ridefinire l’amministrazione e il controllo dei territori, dividendoli in circoscrizioni dette Contee e, se in zona di confine, Marche; per reprimere ogni ipotesi di abuso di potere di Conti o Marchesi, organizzava le visite periodiche dei “Missi dominici”, una sorta di commissari. Le Riunioni generali o provinciali, dette “placiti”, ogni anno sovrintendevano alla legislazione, che venne formalizzata attraverso un’ottantina di “Capitolari”; oltre a ciò l’opera legislativa di Carlo fu volta alla redazione scritta, da lui ordinata dove non era stata fatta in precedenza, delle svariate leggi popolari di origine barbarica che lui aveva fatto mantenere in vigore nelle varie lande dell’Impero.

La Scuola Palatina

Per dare un’unità al suo vasto impero, Carlo Magno, uomo non originariamente colto ma che ambiva da sempre a perfezionare la conoscenza per sé e per il popolo, ritenne che fosse necessario educare intellettualmente, moralmente e religiosamente le etnie barbare che abitavano i vari territori dell’Impero. A tale scopo si dedicò estrema attenzione a ridefinire o creare ex novo gli ordinamenti scolastici. A quei tempi l’insegnamento aveva carattere essenzialmente religioso: vi erano scuole episcopali e parrocchiali nella città, e scuole monastiche presso i conventi e le abbazie. Gli insegnamenti però non avevano basi certe e univoche: all’epoca solo in Inghilterra esisteva un centro di studi che aveva alle spalle una tradizione secolare.
Per effettuare il suo vasto piano di riforma, Carlo Magno fece venire presso di sé, dall’Inghilterra, Alcuino di York, filosofo e teologo anglosassone, che fu uno dei principali artefici del “Rinascimento carolingio”: insegnò soprattutto grammatica e arti liberali, improntando il suo magistero a una pedagogia di tipo dialettico. Fu consigliere privilegiato di Carlo Magno.
Il programma della Scuola, strutturata da Alcuino, prevedeva le sette Arti liberali, distinte in «trivio» (grammatica, retorica, dialettica) e in «quadrivio » (aritmetica, geometria, astronomia, musica), a cui poi si aggiunse la scienza medica.
A rinforzare l’omogeneità culturale nelle scuole superiori vi era lo studio della teologia. Sotto la direzione prestigiosa è illuminata di Alcuino, fu costituito un centro di studi proprio nel palazzo dell’Imperatore ad Aquisgrana: la “Scuola Palatina”, detta anche scuola di palazzo. Accanto ad essa esisteva una piccola accademia, dove il latino classico era la lingua preferita in quanto volano di dignità e autorevolezza. L’imperatore vi ingaggiava studiosi, letterati, filosofi e uomini di scienza da ogni paese.
Si deve dunque all’intuito di Carlo Magno il primo concetto di “scuola” in senso moderno.

La narrazione sull’uomo

Prode e operoso, abile cacciatore, forte fisicamente e resistente alle fatiche nonché avido di conoscenza, dotato di spiccate attitudini politiche e di capacità militari – perlomeno stando alla narrazione del tempo – Carlo Magno apparve ai suoi contemporanei come la guida più autorevole possibile per la società europea occidentale, di cultura romano-germanica e cristiana, ecco perché l’appellativo di “Magno” e le leggende che lo fissarono nella letteratura d’alto livello e al tempo stesso nei racconti popolari.

Matrimoni, figli, morte

Carlo si sposò cinque volte: con la franca Imiltrude, da cui ebbe Pipino il Gobbo; con la longobarda Desiderata (Ermengarda) nel 770; poi con la sveva Ildegarda, da cui ebbe Carlo, Pipino, Ludovico, Lotario,Adelaide, Rotruda, Berta, Gisela e un’altra figlia; con la franca austrasica Fastrada, da cui ebbe Teoderada e Iltrude; con la sveva Liutgarda. Dalle innumerevoli concubine ebbe poi altri figli: da Madelgarda, Rotilde; da Gerwinda, Adaldruda; da Regina, Drogone e Ugo, da Adalinda, Teodorico.
Carlo muore il 28 gennaio 1814 in Aquisgrana, sembra in seguito a un attacco di pleurite, come riferiscono le cronache del tempo.