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Cattività avignonese e scisma d'Occidente

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Nel corso del XIV secolo, la Chiesa cattolica affrontò due crisi di grande rilevanza: la cattività Avignonese e lo scisma d’Occidente. Questi eventi non solo influenzarono profondamente la struttura ecclesiastica, ma ebbero anche ripercussioni significative sulla politica e sulla società europea dell’epoca.

Il trasferimento della sede papale ad Avignone

All’inizio del XIV secolo, il papato si trovava in una posizione delicata, stretto tra le pressioni politiche dei monarchi europei e le tensioni interne. Nel 1309, sotto il pontificato di Clemente V, la sede papale fu trasferita da Roma ad Avignone, una città nel sud della Francia.

Questo spostamento, inizialmente temporaneo, si protrasse per quasi settant’anni, un periodo noto come cattività Avignonese. Durante questo lasso di tempo, sette papi, tutti di origine francese, governarono la Chiesa da Avignone, sollevando preoccupazioni riguardo all’indipendenza del papato dall’influenza della monarchia francese.

Le cause del trasferimento

Il trasferimento ad Avignone fu il culmine di una serie di conflitti tra il papato e le monarchie europee, in particolare quella francese. Il confronto tra Papa Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello di Francia riguardava questioni di tassazione del clero e l’autorità papale sugli affari temporali.

Dopo la morte di Bonifacio VIII e un breve pontificato di Benedetto XI, l’elezione di Clemente V, un francese, segnò un punto di svolta. Le tensioni politiche a Roma e la crescente influenza francese spinsero Clemente V a stabilirsi ad Avignone, ritenuta una sede più sicura e strategicamente vantaggiosa.

L’influenza francese sul papato

Durante la permanenza ad Avignone, il papato subì una crescente influenza francese. La vicinanza alla corte francese e la nomina di numerosi cardinali francesi rafforzarono la percezione di un papato asservito agli interessi della Francia. Questa situazione suscitò critiche da parte di molte nazioni europee, che vedevano compromessa l’universalità e l’imparzialità dell’autorità papale. Inoltre, la gestione finanziaria della Chiesa divenne più centralizzata, con l’introduzione di nuove tasse e pratiche amministrative che alimentarono ulteriori malcontenti.

Le conseguenze della cattività Avignonese

La prolungata assenza del papato da Roma ebbe diverse conseguenze. A Roma, la mancanza della corte papale portò a un declino economico e a disordini politici. Nel frattempo, Avignone si trasformò in un vivace centro culturale e amministrativo. Tuttavia, la percezione di un papato sotto il controllo francese minò la sua autorità morale e spirituale, preparando il terreno per future divisioni all’interno della Chiesa.

Il ritorno a Roma e l’inizio dello scisma

Nel 1377, sotto il pontificato di Gregorio XI, la sede papale fu riportata a Roma, nel tentativo di ristabilire l’autorità e l’indipendenza del papato. Tuttavia, la morte di Gregorio XI nel 1378 portò a un conflitto all’interno del collegio cardinalizio.

Le tensioni tra i cardinali italiani e francesi riguardo alla successione papale sfociarono nell’elezione di due papi rivali: Urbano VI, eletto a Roma, e Clemente VII, eletto dai cardinali francesi che si trasferirono nuovamente ad Avignone. Questa divisione segnò l’inizio dello scisma d’Occidente, durante il quale la cristianità occidentale fu divisa tra due, e successivamente tre, papi concorrenti.

Le divisioni all’interno della cristianità

Lo scisma d’Occidente creò profonde spaccature all’interno della Chiesa e tra le nazioni europee. Diversi regni e principati si schierarono con uno dei papi rivali, spesso basando la loro scelta su considerazioni politiche piuttosto che spirituali. Questa divisione minò ulteriormente l’autorità papale e generò confusione tra i fedeli, che si trovavano a dover scegliere quale papa riconoscere come legittimo.

I tentativi di risoluzione dello scisma

Per porre fine allo scisma, furono convocati diversi concili. Il concilio di Pisa del 1409 tentò di risolvere la crisi depotenziando entrambi i papi in carica e eleggendo un nuovo papa, Alessandro V. Tuttavia, invece di risolvere il conflitto, questa decisione portò alla presenza di tre papi rivali, aggravando ulteriormente la crisi.

Fu solo con il concilio di Costanza (1414-1418) che lo scisma trovò una soluzione. Il concilio depose o accettò le dimissioni dei papi rivali e nel 1417 elesse Martino V come unico papa, ristabilendo così l’unità della Chiesa cattolica.

Le ripercussioni dello scisma

Lo scisma d’Occidente ebbe profonde ripercussioni sulla Chiesa e sulla società europea. La prolungata divisione minò la fiducia nell’autorità papale e stimolò movimenti riformatori che criticavano la corruzione e l’eccessiva politicizzazione della Chiesa. Queste tensioni prepararono il terreno per le future riforme religiose e per movimenti come la riforma protestante del XVI secolo.

Gli eventi della cattività avignonese e dello scisma d’occidente lasciarono un segno indelebile nella storia della Chiesa cattolica e nella politica europea. L’idea di un papato centralizzato, lontano da ingerenze esterne, risultò fortemente compromessa. La crisi della Chiesa medievale rese evidente la necessità di riforme interne e di un maggiore equilibrio tra l’autorità papale e i poteri secolari.

Uno degli effetti principali di questa lunga crisi fu il rafforzamento delle monarchie nazionali. Durante il XIV e XV secolo, i sovrani europei iniziarono a esercitare un controllo sempre maggiore sulle questioni religiose all’interno dei loro regni. Il concetto di Chiesa nazionale iniziò a emergere in vari paesi, contribuendo in parte al processo che, secoli dopo, avrebbe portato alla Riforma protestante.

L’indebolimento dell’autorità papale

Dopo la fine dello Scisma d’Occidente, il papato cercò di ristabilire la propria autorità, ma le sue fondamenta erano ormai state scosse. L’elezione di Martino V nel 1417 segnò la fine dello scisma, ma non risolse completamente le fratture all’interno della Chiesa. La percezione di un papato debole e politicizzato portò a un aumento delle richieste di riforma da parte di movimenti interni alla cristianità.

Nel XV secolo si affermò anche il conciliarismo, una dottrina secondo la quale il potere supremo della Chiesa non risiedeva solo nel papa, ma anche nei concili ecumenici. Il concilio di Costanza e i successivi concili, come quello di Basilea-Ferrara-Firenze (1431-1449), tentarono di riaffermare il ruolo dei concili come strumenti di governo ecclesiastico, ma alla fine il papato riuscì a riaffermare la propria supremazia. Tuttavia, la crisi di autorità non era completamente superata e avrebbe avuto conseguenze nei secoli successivi.

Le prime avvisaglie della riforma protestante

L’indebolimento dell’autorità papale e la corruzione interna della Chiesa portarono alla nascita di movimenti riformatori già alla fine del Medioevo. Figure come John Wycliffe in Inghilterra e Jan Hus in Boemia iniziarono a criticare apertamente il clero e a chiedere un ritorno a una Chiesa più spirituale e meno legata al potere temporale.

Jan Hus, in particolare, condannato come eretico dal concilio di Costanza e arso vivo nel 1415, divenne il simbolo di un cristianesimo che voleva distaccarsi dall’influenza politica del papato. Le sue idee influenzarono profondamente la Boemia e ispirarono movimenti successivi, tra cui la Riforma protestante del XVI secolo guidata da Martin Lutero.

L’impatto sulla politica Europea

Oltre agli effetti religiosi, la crisi della Chiesa ebbe importanti conseguenze politiche. Le monarchie europee, soprattutto quella francese, si rafforzarono proprio grazie alla crisi del papato. La Francia, che durante la Cattività avignonese aveva mantenuto un forte controllo sul papato, continuò a sviluppare un sistema in cui il potere reale era sempre più indipendente dall’autorità ecclesiastica.

Inoltre, il lungo periodo di divisione papale permise a vari stati italiani di rafforzarsi autonomamente. Roma, privata della corte pontificia per diversi decenni, attraversò un periodo di declino economico, ma con il ritorno del papato conobbe una rinascita culturale e politica che sarebbe culminata nel Rinascimento.

Un papato mutato e un mondo in cambiamento

La cattività avignonese e lo scisma d’Occidente non furono solo eventi di natura ecclesiastica, ma fenomeni che cambiarono profondamente l’intera Europa medievale. Il papato, che per secoli aveva detenuto un’autorità quasi indiscussa, uscì da questa crisi profondamente trasformato.

Nel XV secolo il papato si avviò verso una fase di riforme, ma non riuscì a risolvere tutti i problemi accumulati nei secoli precedenti. La crescente secolarizzazione del potere e la sfiducia nei confronti della Chiesa avrebbero portato, nel XVI secolo, alla più grande rottura della cristianità occidentale: la Riforma protestante.

Questa lunga crisi segnò dunque la fine del Medioevo e l’inizio di un’epoca in cui il rapporto tra religione e politica sarebbe cambiato profondamente, dando forma all’Europa moderna.