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Angioini e aragonesi nell'Italia meridionale

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Nel corso del Medioevo, l’Italia meridionale fu teatro di complesse vicende politiche e militari che videro protagoniste due dinastie straniere: gli Angioini e gli Aragonesi. Queste casate si contesero il controllo del Regno di Sicilia, influenzando profondamente la storia e la cultura dell’area.

Origini della dinastia Angioina

La dinastia angioina trae le sue origini dalla Contea di Angiò, una provincia nella Francia occidentale. Nel 1246, il re di Francia Luigi IX, noto come San Luigi, concesse la contea al fratello minore, Carlo I d’Angiò, inaugurando così una nuova linea dinastica. Carlo, ambizioso e determinato, mirava a espandere i suoi domini oltre i confini francesi.

La conquista del Regno di Sicilia

Nel 1266, su invito di Papa Clemente IV, Carlo I d’Angiò guidò una spedizione militare contro Manfredi di Svevia, figlio naturale di Federico II e allora sovrano del Regno di Sicilia. La vittoria nella battaglia di Benevento portò alla morte di Manfredi e all’ascesa di Carlo al trono siciliano. Successivamente, nel 1268, Carlo sconfisse e giustiziò Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo, eliminando l’ultimo erede legittimo degli Hohenstaufen e consolidando il suo dominio sull’Italia meridionale.

Le politiche di Carlo I d’Angiò

Una volta insediato, Carlo I trasferì la capitale del regno da Palermo a Napoli, segnando un cambiamento significativo nella gestione del potere. Implementò una politica fiscale rigorosa per finanziare le sue ambizioni mediterranee, imponendo pesanti tasse che gravarono sulla popolazione locale. Inoltre, favorì i funzionari francesi a discapito dell’aristocrazia locale, alimentando risentimento tra i nobili siciliani e il popolo.

La rivolta dei Vespri Siciliani

Il malcontento culminò il 31 marzo 1282 con la rivolta dei Vespri Siciliani. Durante i vespri pasquali a Palermo, una sommossa popolare scoppiò contro i dominatori angioini, rapidamente diffondendosi in tutta l’isola. I ribelli cercarono sostegno presso Pietro III d’Aragona, marito di Costanza, figlia di Manfredi, offrendo la corona di Sicilia. Pietro accettò, sbarcando a Trapani nell’agosto dello stesso anno e assumendo il titolo di re, sfidando apertamente l’autorità angioina.

Gli Aragonesi: conquista e consolidamento del potere

L’intervento aragonese diede inizio a un conflitto prolungato noto come la guerra del Vespro (1282-1302). Nonostante gli sforzi degli Angioini per riconquistare l’isola, gli Aragonesi, guidati da Pietro III e successivamente dai suoi successori, riuscirono a consolidare il loro controllo. La guerra si concluse con la pace di Caltabellotta nel 1302, che sancì la divisione del Regno di Sicilia: la parte insulare passò sotto il dominio aragonese, mentre quella peninsulare rimase agli Angioini, con capitale Napoli.

Il Regno di Sicilia sotto gli Aragonesi

Sotto la dinastia aragonese, la Sicilia mantenne una certa autonomia, pur rimanendo legata alla Corona d’Aragona. I sovrani aragonesi promossero lo sviluppo economico e culturale dell’isola, favorendo la crescita delle città e il commercio nel Mediterraneo. Tuttavia, le tensioni con gli Angioini non si placarono completamente, e periodicamente si verificarono conflitti per il controllo dell’Italia meridionale.

Alfonso il Magnanimo e la rinascita culturale

Nel XV secolo, Alfonso V d’Aragona, detto il Magnanimo, svolse un ruolo cruciale nella storia dell’Italia meridionale. Nel 1442, dopo una serie di campagne militari, riuscì a conquistare Napoli, unificando nuovamente il Regno di Sicilia sotto la corona aragonese. Alfonso trasferì la sua corte a Napoli, trasformando la città in un fiorente centro culturale del Rinascimento. Patrocinò artisti, letterati e filosofi, promuovendo la diffusione delle arti e delle scienze.

Il Regno di Ferrante e le sfide internazionali

Dopo la morte di Alfonso nel 1458, il regno passò al figlio illegittimo, Ferdinando I, noto come Ferrante. Il suo regno fu caratterizzato da numerose sfide, sia interne che esterne. Dovette affrontare congiure nobiliari, come la Congiura dei Baroni, e minacce esterne, in particolare l’espansionismo francese. Nonostante le difficoltà, Ferrante riuscì a mantenere l’unità del regno e a consolidare il potere aragonese nell’Italia meridionale.

Le vicende degli Angioini e degli Aragonesi nel Regno di Sicilia rappresentano un capitolo fondamentale della storia medievale italiana. Le loro rivalità e conquiste non solo plasmarono la geografia politica dell’epoca, ma lasciarono anche un’eredità culturale e artistica che ancora oggi caratterizza l’Italia meridionale.