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Federico II, biografia dell'Imperatore del Sacro Romano Impero

Appartenente alla nobile famiglia degli Hohenstaufen, fu anche re di Sicilia (col nome di Federico I), duca di Svevia, Re dei Romani e di Gerusalemme

Alessio Abbruzzese

Alessio Abbruzzese

GIORNALISTA

Nato e cresciuto a Roma, mi appassiono fin da piccolissimo al mondo classico e a quello sport, dicotomia che ancora oggi fa inevitabilmente parte della mia vita. Potete leggermi sulle pagine de Il cuoio sul Corriere dello Sport, e online sul sito del Guerin Sportivo. Mi interesso di numerosissime altre cose, ma di quelle di solito non scrivo.

Conosciuto con l’appellativo stupor mundi (cioè, “meraviglia” o “stupore del mondo”), Federico Ruggero di Hohenstaufen discendeva – per parte di madre – dai normanni di Altavilla, fondatori del Regno di Sicilia, oltre che da Federico Barbarossa, suo nonno paterno. Dalla personalità poliedrica, dal carattere carismatico e dai modi affascinanti seppe ammaliare tanto il popolo, quanto gli storici dell’epoca. Fu anche un apprezzabile letterato, al punto da dar vita al celebre movimento della Scuola siciliana, un poliglotta (parlava correntemente latino, siciliano, tedesco, francese, greco e arabo), un grande appassionato di falconeria e, soprattutto, un sovrano spinto da una forte attività legislativa moralizzatrice e di innovazione artistica e culturale, volta all’unificazione di terre e genti. Ciò lo rese inviso agli occhi della Chiesa cattolica, che tentò di contrastarlo con ben due scomuniche.

Chi era Federico Ruggero di Hohenstaufen

Nacque a Jesi, nella Marca anconitana, il 26 dicembre del 1194 da Enrico VI e Costanza d’Altavilla, che si stava dirigendo a Palermo per raggiungere il marito, incoronato il giorno prima – durante la notte di Natale – re di Sicilia. Dal momento che la regina aveva al momento del parto 40 anni, un’età considerevole per l’epoca, Federico venne alla luce su un baldacchino posto al centro della piazza al fine di fugare ogni dubbio sulla nascita dell’erede al trono. Chiamato inizialmente dalla madre Costantino, visse i primi anni a Foligno, affidato alle cure della duchessa di Urslingen. Perso il padre molto presto – il 28 settembre 1197 – il piccolo Federico si trasferì da Pietro da Celano, conte della Marsica ma, alla morte della madre, il 27 novembre dell’anno seguente, ereditando la corona di Sicilia, fu posto sotto la tutela del papa Innocenzo III. Il vero tutore, però, fu Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia e gran cancelliere del regno. Nell’ottobre 1199, tuttavia, la reggenza fu presa, per volere di Filippo di Svevia, zio paterno di Federico, da Marcovaldo di Annweiler, il quale sottrasse anche la tutela del giovane a Gualtiero e allo stesso pontefice. Quindi, alla sua morte nel 1202, essa passò a Guglielmo di Capparone, prima di essere nuovamente affidata a Gualtiero nel 1206. Nonostante i tanti ‘passaggi di consegna’ – più formali che effettivi – Federico trascorse un’infanzia serena nel Palazzo Reale e ricevette un’educazione consona al suo rango. Il 26 dicembre 1208, al raggiungimento di quella che all’epoca era considerata la maggiore età, uscì definitivamente da qualsivoglia tutela e prese in mano il potere nel Regno di Sicilia e, il 15 agosto 1209, si unì in matrimonio con Costanza d’Aragona, di undici anni più grande, vedova del re d’Ungheria Emerico e sorella del re Pietro II d’Aragona, sancendo un’unione già auspicata tempo addietro dalla defunta madre. In concomitanza delle celebrazioni, però, si diffuse una violenta epidemia, dalla quale i novelli sposi scamparono per miracolo, ritirandosi prontamente in una residenza di campagna. Dalla coppia nascerà poi – nel 1211 – Enrico, futuro Re dei Romani.

Federico, l’ascesa al potere

Mentre in Germania, dove dalla morte di Enrico VI nessuno era più riuscito a farsi nominare imperatore, Ottone IV di Brunswick risolse nel 1208 a proprio favore la disputa per il trono tedesco a scapito di Filippo di Svevia. Federico – quattro anni più tardi – lasciò la moglie come reggente e partì da Palermo in direzione di Roma, dove il giorno di Pasqua prestò giuramento vassallatico al papa, al quale assicurò – mentendo – che non aveva intenzione di unire il Regno di Sicilia al resto dell’impero. Durante il suo soggiorno nell’Urbe Federico ebbe modo di conoscere l’arcivescovo Berardo di Castagna che, col tempo, diverrà uno dei suoi più fidati consiglieri, nonché zio di Manna da Castanea, con la quale Federico intratterrà una relazione – fra il 1224 e il 1225 – da cui nascerà Riccardo, futuro vicario imperiale. Giunse quindi a Genova, ben accolto dai Doria – al pari di altre città ‘amiche’ come Pavia e Cremona – avvicinandosi all’area geografica ‘più pericolosa’, scampando alla cattura da parte di milanesi e piacentini – che sostenevano apertamente Ottone – guadando il fiume Lambro. Passò quindi per Mantova, Verona e Trento – evitando Merano, dove il signore locale parteggiava anch’egli per il rivale – attraversando l’Engardina e giungendo a Coira, prima città tedesca a rendergli omaggio. Il vescovo Arnoldo gli fornì inoltre 300 cavalieri che lo scortarono fino a San Gallo, da dove proseguì per Costanza, luogo in cui stava arrivando anche Ottone, a capo di un vasto esercito. Furono giorni di grande tensione, dal momento che Federico – data l’enorme disparità di uomini e risorse – non avrebbe potuto affrontare l’avversario in battaglia, ma la situazione si sbloccò grazie al sostegno del vescovo di Coira, dell’abate di San Gallo e, soprattutto, di Berardo di Castagna, che lesse l’atto di scomunica e di destituzione di Ottone IV firmato da papa Innocenzo III. Così, nel settembre 1212, Federico entrò trionfalmente nella città, mentre il rivale – scacciato dal signore di Lotaringia dopo il tentativo di assediare Haguenau – dovette ritirarsi a Colonia. Indisse quindi una prima dieta a Basilea, ripetuta poi nella stessa Haguenau, durante la quale venne riconosciuto Re dei Romani dal primo principe secolare tedesco, il duca di Lorena suo omonimo nonché cugino, e da Ottocaro, da lui stesso nominato re di Boemia. A novembre, infine, strinse un’importante alleanza con il re di Francia Luigi VIII.

Le incoronazioni di Federico: Magonza, Aquisgrana, Roma e Gerusalemme

Federico venne incoronato imperatore – nel duomo di Magonza dal vescovo Sigfrido III di Eppstein – il 9 dicembre 1212, ma per essere riconosciuto come unico pretendente alla corona imperiale dovette attendere il 27 luglio 1214 quando, nella battaglia di Bouvines, il nuovo re di Francia Filippo Augusto sconfisse Ottone IV, nonostante il sostegno degli inglesi. Dopo la caduta di Aquisgrana, Federico – il 25 luglio 1215 – ricevette una seconda incoronazione. La terza, invece, quella in San Pietro a Roma, avvenuta il 22 novembre 1220, celava intricate trame politiche: alla morte del papa Innocenzo III, infatti, il successore Onorio III incalzò Federico di far fede ad una precedente promessa, quella di condurre una crociata in Terrasanta. Federico, piuttosto restio, rispose nominando suo figlio Enrico Re dei Romani, conservando tuttavia, in qualità di imperatore, la suprema autorità di controllo. Per il pontefice si trattò di una (vana) mossa finalizzata a tenerlo ‘impegnato’ al giuramento. Dopo aver conosciuto Adelaide di Urslingen, l’amante che diede alla luce Enzo e Caterina, tornò in Sicilia a otto anni di distanza. Ivi stabilì che ogni diritto regio precedentemente confiscato dai feudatari venisse immediatamente reintegrato al sovrano, introdusse il diritto romano e, dopo la morte della moglie Costanza (1222), sedò le rivolte dei ribelli musulmani (1223), ‘tenuti a bada’ anche grazie all’occupazione di Malta e Gerba del 1224 e, nel medesimo anno, fondò l’Università di Napoli e ridiede slancio all’antica scuola medica salernitana. Nel 1225 stipulò quindi col papa un trattato nel quale s’impegnava a condurre la famosa crociata, pena la successiva, inevitabile scomunica: fu infatti soltanto un modo per guadagnare ulteriore tempo, annettere cinque vescovadi con sede vacante e confiscare dei beni ecclesiali. Con il pontefice, inoltre, sottoscrisse un accordo per l’unione – celebrata il 9 novembre dello stesso anno – con la giovanissima Jolanda, figlia di Giovanni di Brienne e Maria di Monferrato e titolare della corona di Gerusalemme. Si racconta che Federico ignorò quasi del tutto la giovane e imbarazzata sposa, suscitando lo sdegno del suocero mentre si tratteneva in un vero e proprio harem di ragazze orientali. Sempre nel 1225, e forse proprio durante il suo matrimonio, conobbe il grande amore della sua vita, Bianca Lancia, che sposerà alla morte di Jolanda, ad appena 16 anni, dieci giorni dopo aver dato alla luce Corrado. A causa delle pressioni del nuovo papa Gregorio IX, succeduto ad Onorio III, Federico – scomunicato nel 1227 per aver rinunciato alla crociata a causa di un’epidemia di pestilenza che non lo risparmiò – decise di partire per la Terrasanta l’anno seguente, non appena ristabilitosi. Senza neppure combattere, grazie a un accordo diplomatico con il sultano Ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, Federico riconsegnò Gerusalemme al mondo ‘cattolico’ e – il 18 marzo 1229 – nella basilica del Santo Sepolcro si autoincoronò re della Città Santa. Al rientro, però, scoprì suo malgrado che Foggia, San Severo, Troia, Casalnuovo, Civitate, Capua, Napoli, Alife, Gaeta, Montecassino, San Germano, Aquino e Sora avevano scelto di tornare sotto l’egida papale. Così, passò l’estate a riconquistarle una ad una e, a settembre, organizzò una severa punizione. L’episodio, comunque, lo spinse a ricercare una tregua con Gregorio IX, sancita dalla pace di San Germano del 23 luglio 1230, mediante la quale il papa ritirò la scomunica nei suoi confronti.

Il declino di Federico II

Nel 1231 Federico si impegnò a sistemare alcune questioni giuridiche nei suoi regni, soprattutto in Sicilia, fece emettere una nuova valuta per il suo regno, l’Augustale, ed emanò nel settembre 1231 il Liber Augustalis, un codice legislativo e giudiziario. L’intesa trovata col papa, ad ogni modo, portò alla ribellione guidata dal figlio Enrico nel 1234. Federico reagì chiedendo – ed ottenendo – la sua scomunica ed il suo arresto, tenendolo prigioniero fino al giorno della sua morte, nel 1242. Nello stesso anno, a seguito di tumulti nell’Urbe, accorse in un primo momento in difesa di Gregorio IX, salvo poi abbandonare l’assedio alla rocca di Respampani, dove si era asserragliato l’esercito guidato dal senatore Luca Savelli. Questo ambiguo comportamento gli costò – in occasione della Domenica delle Palme del 1239 – una nuova scomunica. Ne seguì una battaglia navale presso l’isola del Giglio, andata in scena il 3 maggio 1241, a seguito della quale le truppe imperiali giunsero alle porte di Roma. Il 22 agosto, però, Gregorio IX morì e Federico si dichiarò diplomaticamente nemico del defunto papa, ma non della Chiesa, e si ritirò in Sicilia. Dopo la rapida dipartita di Celestino IV e circa un anno e mezzo di caos, nel 1243 venne nominato nuovo pontefice Innocenzo IV, ma la clamorosa sconfitta dell’esercito imperiale a Viterbo subita per mano delle truppe guidate dal cardinale Capocci costrinse Federico a cercare un nuovo accordo col papa. Nonostante numerose bozze, però, esso non vide mai la luce e Innocenzo IV iniziò ben presto a pianificare un avvicendamento al vertice del Sacro Romano Impero, aizzando contro Federico numerosi potenti ed ambiziosi uomini dell’élite tedesca. Nel 1245, dopo un Concilio svoltosi a Lione, Federico venne deposto, sudditi e vassalli sciolti dall’obbligo di fedeltà e i principi tedeschi invitati ad eleggere un nuovo sovrano. Per Federico fu uno smacco dal quale non riuscì a liberarsi, vedendo il suo prestigio macchiato per sempre. Venne eletto Re dei Romani il langravio di Turingia Enrico Raspe, che il 5 agosto 1246 sconfisse nella battaglia sul Nidda il figlio di Federico, Corrado, ma morì l’anno successivo. Fatali per l’ex imperatore furono invece le sconfitte nella battaglia di Parma (1248), per opera di Gregorio da Montelongo, e in quella di Fossalta (1249), dove perse la vita il figlio Riccardo e l’altro, Enzo, fu fatto prigioniero – fino alla morte – dai bolognesi. Federico, ormai in inesorabile declino politico, venne abbandonato anche dalla salute, contrasse una grave patologia addominale – a causa di pregresse malattie non curate o, secondo molti, di un avvelenamento – durante un soggiorno a Fiorentino di Puglia e si spense il 13 dicembre 1250.