I Longobardi in Italia: storia, regno e cultura
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’Italia fu attraversata da numerosi popoli germanici, tra cui i Visigoti, gli Ostrogoti e, infine, i Longobardi. Quest’ultima popolazione rappresentò una delle presenze più durature e significative nella penisola, tanto da lasciare una traccia profonda nella storia, nella cultura e nella struttura territoriale italiana. Il loro arrivo nel 568 d.C. segnò l’inizio di una nuova fase politica e culturale, caratterizzata dalla fusione di elementi romani e germanici. Non si trattò semplicemente di un’invasione, ma della creazione di un regno che, pur in continuo conflitto con l’autorità bizantina, cercò di stabilizzarsi nel tempo attraverso istituzioni, leggi e tradizioni proprie.
- Origine e identità del popolo longobardo
- L'invasione della penisola italiana
- La struttura del Regno longobardo
- L’arte e la cultura longobarda
- Il regno di Liutprando: apogeo e trasformazione
- Il conflitto con i Franchi e la fine del Regno
- I Longobardi nel Mezzogiorno: il Ducato di Benevento
Origine e identità del popolo longobardo
I Longobardi erano una popolazione di origine germanica, proveniente probabilmente dalla regione dell’attuale Scandinavia meridionale, che nel corso dei secoli migrò verso sud, stabilendosi prima lungo il corso dell’Elba e successivamente in Pannonia, sotto l’influenza degli Unni prima e dei Bizantini poi. Il loro nome, secondo alcune fonti, deriverebbe da “lunga barba”, un tratto distintivo degli uomini di questo popolo. I Longobardi si distinguevano per una struttura sociale fortemente militarizzata, guidata da un re e da una nobiltà guerriera. La religione inizialmente praticata era il paganesimo germanico, ma nel tempo si convertirono al cristianesimo, anche se inizialmente nella sua forma ariana, entrando poi in conflitto con la Chiesa cattolica.
L’invasione della penisola italiana
La decisione di invadere l’Italia maturò nel contesto del vuoto di potere lasciato dalle guerre greco-gotiche che avevano devastato la penisola. Il re Alboino, alla guida del suo popolo, varcò le Alpi nel 568 d.C., approfittando della debolezza dell’Impero bizantino, che controllava ancora parte del territorio italiano. L’avanzata dei Longobardi fu rapida e incisiva: in pochi anni occuparono la Val Padana e altre regioni settentrionali, spingendosi verso l’Italia centrale e meridionale. Il regno che ne scaturì fu estremamente frammentato, con ducati semiautonomi che rispondevano debolmente al potere centrale.
La struttura del Regno longobardo
Il Regno longobardo non fu mai completamente unificato in senso stretto. La forma più stabile di governo si ebbe sotto il regno di Rotari (636-652), che emanò il celebre Editto di Rotari, una raccolta di leggi scritte in latino ma basate su usi e consuetudini germaniche. Questo documento dimostra il tentativo dei Longobardi di istituzionalizzare il proprio potere e di integrarsi nella tradizione giuridica romana, pur mantenendo una forte identità etnica e culturale. Il regno era diviso in ducati, ognuno guidato da un duca con ampi poteri, spesso in contrasto con il re. I ducati di Spoleto e Benevento acquisirono una posizione sempre più autonoma, soprattutto nel Mezzogiorno, diventando centri di resistenza alla conquista carolingia successiva.
Il rapporto con la popolazione romana e la Chiesa
Uno degli aspetti più delicati del dominio longobardo fu il rapporto con la popolazione romana e con la Chiesa cattolica. I Longobardi, inizialmente pagani o ariani, si trovarono a convivere con una popolazione in maggioranza cattolica e legata alla tradizione imperiale romana. Questo causò tensioni religiose e culturali, che però si attenuarono con il tempo. A partire dal VII secolo, molti sovrani longobardi abbracciarono il cattolicesimo, stringendo alleanze strategiche con il Papato. La conversione religiosa favorì anche la progressiva fusione tra longobardi e romani, un processo lento ma inesorabile che portò alla nascita di una nuova identità culturale italo-longobarda.
L’arte e la cultura longobarda
Contrariamente all’immagine di popolo rozzo e distruttore, i Longobardi svilupparono una propria arte originale, espressione della sintesi tra elementi germanici e romano-cristiani. Le testimonianze più importanti si trovano in città come Cividale del Friuli, Brescia, Spoleto e Benevento, dove sorgono monumenti religiosi e civili di straordinario valore.
Le decorazioni scultoree, le architetture religiose (basiliche, battisteri, monasteri) e la lavorazione dei metalli (fibule, corone, croci) mostrano un gusto raffinato e un profondo senso simbolico. Le strutture religiose, in particolare, testimoniano la centralità del cristianesimo nella cultura longobarda e il ruolo decisivo del monachesimo benedettino nel processo di integrazione con il mondo latino.
Il regno di Liutprando: apogeo e trasformazione
Uno dei momenti più significativi del regno longobardo fu il governo di Liutprando (712-744), che rappresenta il culmine dell’autorità reale e il tentativo più maturo di rafforzare il regno contro le spinte centrifughe dei duchi. Liutprando promosse una politica di centralizzazione, favorì la diffusione del cristianesimo, rafforzò i rapporti con il Papato (pur mantenendo un rapporto ambiguo), e cercò di espandere il controllo longobardo nel Centro Italia. Fu anche un sovrano attento alla legislazione, aggiornando l’Editto di Rotari e promuovendo un linguaggio giuridico più raffinato e coerente. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, le spinte autonomiste dei duchi e l’opposizione del Papato limitarono i successi a lungo termine.
Il conflitto con i Franchi e la fine del Regno
La fine del Regno longobardo fu determinata dal crescente conflitto con il Papato e dall’intervento del regno dei Franchi. Papa Stefano II, minacciato dalle mire espansionistiche dei Longobardi, chiese aiuto a Pipino il Breve, re dei Franchi, il quale intervenne in Italia con una campagna militare nel 754-756. Ma fu il figlio Carlo Magno, nel 774, a porre fine definitivamente al regno longobardo, conquistando Pavia, capitale del regno, e assumendo il titolo di “Rex Langobardorum”.
Il regno longobardo fu inglobato nell’Impero carolingio, ma la presenza longobarda non si estinse del tutto: molti elementi della loro cultura e organizzazione sopravvissero, soprattutto nei ducati meridionali e nelle strutture amministrative locali.
I Longobardi nel Mezzogiorno: il Ducato di Benevento
Uno degli aspetti più duraturi della presenza longobarda in Italia fu il Ducato di Benevento, che resistette per secoli all’assimilazione franca. Fondato nel 571, divenne progressivamente un’entità quasi indipendente, mantenendo le tradizioni longobarde e resistendo sia ai Bizantini sia ai Franchi.
Nel tempo, il ducato si frammentò in entità minori, come il Principato di Salerno e quello di Capua, ma continuò a esercitare un ruolo di rilievo nel panorama politico del Mezzogiorno. Il Sud longobardo conservò a lungo un’impronta culturale e giuridica distinta, contribuendo alla complessità e alla ricchezza dell’identità italiana medievale.
L’influenza dei Longobardi in Italia fu profonda e duratura. Nonostante la conquista franca, molti elementi della loro organizzazione sociale, delle istituzioni, del diritto e della cultura materiale sopravvissero per secoli. La toponomastica italiana conserva tracce evidenti della loro presenza, così come numerosi codici giuridici e tradizioni amministrative. In ambito culturale, l’opera di fusione tra elementi germanici e romani realizzata dai Longobardi fu fondamentale per la nascita di una nuova identità italica, che preparò il terreno alla civiltà medievale europea. Nel 2011, l’UNESCO ha riconosciuto i principali siti longobardi in Italia come Patrimonio dell’Umanità, confermando il valore storico e culturale di questa civiltà.