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I Longobardi e i Bizantini in Italia: storia e riassunto

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

L’Italia altomedievale è stata il teatro di profonde trasformazioni politiche e culturali, segnate dall’arrivo dei Longobardi e dalla resistenza dei Bizantini. Queste due forze diedero vita a un complesso equilibrio di alleanze e conflitti, plasmando la geografia e l’identità della penisola per secoli.

L’eredità dell’Impero Romano d’Oriente

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), la parte orientale – cioè quella dell’impero Bizantino – continuò a estendere la sua autorità su aree strategiche dell’Europa e dell’Asia. In Italia, l’imperatore Giustiniano (527-565 d.C.) avviò una campagna di riconquista, detta “Guerra gotica”, per riportare la penisola sotto il controllo imperiale. Gli storici come Procopio di Cesarea descrivono l’impegno militare e le tensioni sociali causate da questo tentativo di restaurare l’unità romana. Al termine delle operazioni, l’Italia risultò devastata, ma parte del territorio – in particolare l’area costiera adriatica e la zona di Ravenna – passò nelle mani dei Bizantini.

Ravenna divenne la capitale dell’Esarcato, forma di governo bizantino guidata da un esarca direttamente nominato dall’imperatore. La scelta di questa città come centro amministrativo fu strategica: la laguna circostante e la vicinanza al mare Adriatico la rendevano più difendibile rispetto ad altre zone interne, consentendo ai Bizantini di mantenere una solida roccaforte nella penisola. Questo periodo fu caratterizzato da un’intensa attività culturale e artistica, testimoniata dai celebri mosaici di Ravenna, che ancora oggi richiamano l’influenza del modello imperiale orientale.

L’arrivo dei Longobardi e il nuovo assetto della penisola

I Longobardi, originari dell’Europa centrale, si mossero verso l’Italia intorno al 568 d.C. sotto la guida del re Alboino. L’assenza di un saldo potere difensivo in seguito alla guerra gotica facilitò la conquista di vaste regioni: i Longobardi si insediarono in aree quali la Lombardia (il cui nome deriva proprio da loro), il Veneto interno, il Ducato di Spoleto e il Ducato di Benevento. La presenza di questi “regni” e “ducati” longobardi alterò radicalmente l’equilibrio politico ereditato dal dominio bizantino, creando una frammentazione che sarebbe perdurata per secoli.

A differenza dei Bizantini, che puntavano soprattutto alla difesa delle aree costiere e dei principali centri urbani, i Longobardi si radicarono nell’entroterra e stabilirono relazioni con le popolazioni locali. Sebbene fossero considerati inizialmente “barbari” per i canoni romani, svilupparono un sistema giuridico e amministrativo peculiare, documentato nelle Leggi longobarde e nella successiva evoluzione legislativa dei secoli successivi.

La convivenza tra culture diverse

Le fonti, a partire dalla Historia Langobardorum di Paolo Diacono, mostrano come in alcune regioni d’Italia la convivenza tra Longobardi e popolazione romana fosse relativamente pacifica, fondata su accordi di carattere economico e politico. Nelle città più importanti, rimaste sotto influenza bizantina o parzialmente occupate dai Longobardi, presero forma comunità miste in cui latini, germanici ed esponenti del clero bizantino coesistevano. L’influenza culturale orientale, tangibile nell’architettura e nelle arti decorative, si fuse gradualmente con elementi nuovi portati dai Longobardi, generando un sincretismo che contribuì alla formazione di uno stile italico originale.

Questa complessità emerge anche da un punto di vista linguistico e religioso. I Longobardi, in origine di fede ariana, si avvicinarono progressivamente al cattolicesimo, abbracciando così la religione maggioritaria dell’Italia post-romana. Nel frattempo, i Bizantini continuarono a promuovere la cultura greca e il rito ortodosso nelle zone rimaste sotto il loro dominio. Le tensioni con il papato crebbero, tuttavia, soprattutto in merito all’autorità politica esercitata in aree contese, come Roma e l’Italia centrale.

Contrasti e conflitti tra Bizantini e Longobardi

La coesistenza tra queste due potenze non fu priva di scontri. Se da un lato i Bizantini avevano difficoltà a riconquistare vaste porzioni della penisola, dall’altro i Longobardi ambivano a estendere la loro influenza sui territori ancora legati a Ravenna e a Costantinopoli. Questa situazione di conflitto permanente segnò l’altomedioevo italiano, favorendo alleanze e rivalità locali: i papi, ad esempio, cercarono spesso l’appoggio dei Franchi per difendersi dalle mire espansionistiche dei sovrani longobardi.

Con il passare dei decenni, i Bizantini videro indebolirsi il loro controllo sull’Italia, anche a causa delle pressioni militari in Oriente e delle difficoltà nel mantenere efficienti i collegamenti marittimi con la penisola. L’Esarcato di Ravenna subì diverse offensive e dovette convivere con la presenza di ducati longobardi sempre più potenti. Quando Ravenna cadde definitivamente nel 751 d.C., il potere bizantino in Italia si ridusse alla sola Venezia e ad alcune zone costiere dell’Italia meridionale.

Il peso delle differenze politiche e religiose

L’assetto frammentato dell’Italia altomedievale si accentuò per effetto delle divergenze tra l’autorità imperiale di Costantinopoli e la crescente autonomia delle chiese locali. Il dibattito su questioni dottrinali e l’uso del greco nei riti bizantini rappresentavano ostacoli concreti alla cooperazione con Roma. Nel contempo, i Longobardi costruirono un’identità politica legata alla regalità germanica, confermata anche dai codici legislativi che ne sancivano la sovranità in campo civile e militare.

Queste diversità sfociavano talvolta in convergenze parziali, come nel caso del Ducato di Benevento, che riuscì a intrattenere rapporti ambivalenti con i Bizantini di Napoli e con il papato, tentando di ritagliarsi uno spazio di autonomia nella complessa scacchiera italiana.

Conseguenze e tracce nella cultura italiana

Nonostante la precarietà del potere bizantino, l’arte e l’urbanistica dell’epoca conservano segni tangibili della cultura orientale. Lo sviluppo di alcuni centri, come Ravenna, Napoli o la Sicilia orientale, mostra chiari influssi costruttivi e decorativi bizantini, con iconografie religiose che rivelano la sopravvivenza di modelli figurativi e stilistici provenienti da Costantinopoli.

Anche i Longobardi lasciarono un’impronta duratura nella storia culturale d’Italia. L’oreficeria, le necropoli e i manufatti rinvenuti nelle regioni settentrionali e centrali testimoniano un ricco patrimonio artistico, espressione di uno stile che mescolava tradizioni germaniche e tecniche romane. Lo stesso assetto urbanistico di molte città, caratterizzato da piccole corti regali e fortificazioni periferiche, risale a questa fase altomedievale di convivenza e conflitto fra popoli.

Un periodo di transizione

L’incontro-scontro tra Bizantini e Longobardi pose le basi per la nascita di nuove identità regionali, la cui evoluzione si sarebbe compiuta con l’avvento dei Franchi e la formazione di regni e principati autonomi. La caduta dell’ultimo baluardo bizantino nell’VIII secolo e l’incorporazione graduale dei ducati longobardi in una visione politica più ampia aprirono la strada a un Medioevo italiano variegato e complesso.

Gli studi di importanti medievisti moderni confermano l’importanza di questo periodo per capire l’origine della frammentazione politica italiana, nonché l’affermarsi di reti commerciali e culturali che si estendevano dall’Oriente mediterraneo fino alle corti longobarde. A distanza di secoli, la memoria di queste interazioni rimane viva nelle chiese, nei palazzi e nelle opere letterarie che mescolano tratti latini, greci e germanici, segnando il carattere profondamente multiforme dell’Italia altomedievale.